Nel panorama del cinema romantico contemporaneo, il film The Wedding Year su Rai 2 il 24 luglio non rappresenta un ritorno glorioso del genere, ma piuttosto una fotografia nitida e imperfetta del modo in cui la commedia romantica prova a sopravvivere nel mondo dello streaming, delle app di dating e della crisi della monogamia.
Diretto da Robert Luketic, il film parte da un assunto semplice quanto potenzialmente fertile: cosa succede quando una giovane coppia, appena formata, si trova a dover affrontare sette matrimoni nell’arco di un solo anno? L’idea di fondo non è tanto originale (il matrimonio come banco di prova di una relazione è un cliché del genere) ma ciò che conta qui è il come, più che il cosa. E il “come” scelto si muove in un equilibrio incerto tra satira leggera, scontro tra visioni opposte dell’amore, e il viaggio personale di una protagonista refrattaria all’idea stessa di impegno.

Sette matrimoni e un dubbio
Nel film di Rai 2 The Wedding Year, Mara (Sarah Hyland), aspirante fotografa, indipendente e scettica verso ogni forma di legame stabile, incontra Jake (Tyler James Williams), giovane chef con ambizioni modeste ma valori radicati nella stabilità familiare. Il loro primo incontro nasce da un malinteso da app di dating (Mara cercava solo una cena gratis), ma si trasforma in una storia d’amore inaspettata.
Tutto sembra filare liscio finché non iniziano ad arrivare inviti a nozze: ben sette tra amici, colleghi e parenti. Partecipare a questi eventi significa per Mara confrontarsi continuamente con un futuro che non ha mai desiderato e con modelli di coppia che sente distanti da sé. Per Jake, invece, ogni matrimonio è l’occasione per rafforzare il proprio desiderio di una relazione seria.
Il film si articola quindi in una serie di episodi ambientati nei vari matrimoni, con relativi sketch, crisi di coppia, incontri scomodi (tra cui l’ex di Jake) e momenti surreali. La tensione cresce, prevedibilmente, fino alla rottura temporanea, seguita da una riconciliazione altrettanto prevedibile.
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Tra archetipi e tentativi di umanità
Mara è il centro della narrazione ma anche l’elemento più controverso del film di Rai 2 The Wedding Year. Presentata inizialmente come egocentrica, disordinata, disillusa e incostante, è difficile empatizzare con lei nella prima metà della storia. Il suo disprezzo per le convenzioni e la fuga sistematica dalle responsabilità affettive sfiorano l’autosabotaggio. Ma, sotto questa scorza di cinismo, si intravede la ferita di un’infanzia segnata da una famiglia disfunzionale, il che dona un minimo di spessore a un personaggio altrimenti respingente.
Jake, al contrario, è il partner perfetto: dolce, equilibrato, presente. Ma proprio questa sua “perfezione” lo rende un personaggio statico. Non evolve, non lotta, non inciampa. Funziona come contrasto a Mara, ma non riesce a imporsi con una propria voce.
Tra i comprimari, spiccano l’amica Ellie (Anna Camp), la sorella Jessica (Jenna Dewan), i genitori di Jake (interpretati da Keith David e Wanda Sykes) e il cliché ambulante del “migliore amico gay” Alex (Matt Shively). Tutti contribuiscono a costruire il mondo saturo di nozze in cui i protagonisti devono orientarsi, ma nessuno riesce davvero a uscire dalla propria caricatura.

Il peso delle aspettative e l’identità sentimentale
Il tema portante del film di Rai 2 The Wedding Year è evidente: cosa significa amare in un’epoca in cui l’amore è sottoposto a un continuo confronto con modelli sociali, tradizionali o alternativi? The Wedding Year cerca di raccontare l’ansia generazionale verso il matrimonio, ma non riesce sempre a farlo con coerenza o profondità. Il contrasto tra chi sogna il “per sempre” e chi fatica anche solo a immaginare il “domani” è reale, ma nel film spesso si risolve in gag e situazioni grottesche che smorzano qualsiasi tentativo di riflessione autentica.
Il vero cuore dell’opera, seppur espresso in modo disordinato, è la paura del cambiamento. Mara non teme solo il matrimonio, ma ciò che rappresenta: una scelta irreversibile, la perdita dell’indipendenza, la possibilità di replicare gli errori dei genitori. Jake, al contrario, è portatore di una fiducia quasi ingenua nei confronti dell’amore duraturo. Da tale scontro nasce la vera tensione narrativa, anche se il film tende a risolverla con faciloneria e cliché.
Dentro la rom-com
The Wedding Year non è un film che riscrive le regole della commedia romantica. Al contrario, ci sguazza dentro: struttura a tre atti rigidissima, sequenze musicali inutili, momenti imbarazzanti da commedia anni ’90 e risoluzione finale già scritta nei titoli di testa. Eppure, proprio in questo suo essere codificato, rassicurante e quasi vintage, il film trova un suo pubblico.
Non è una satira spietata né un’analisi brillante dell’amore postmoderno, ma è un prodotto di intrattenimento leggero che sfrutta un’idea forte (sette matrimoni, un’unica relazione in bilico) per riflettere, pur sommariamente, su un’intera fase della vita adulta: quel momento in cui il mondo intorno a te sembra accelerare e tu non sai se vuoi rincorrerlo o scendere dal treno.
Per chi ama il genere, The Wedding Year è un’esercitazione prevedibile ma onesta. Per tutti gli altri, resta il senso di déjà-vu. Ma, forse, come le stagioni dei matrimoni, anche il déjà-vu ha un suo inevitabile fascino.
Filmografia
The Wedding Year
Commedia - Usa 2019 - durata 90’
Titolo originale: The Wedding Year
Regia: Robert Luketic
Con Sarah Hyland, Tyler James Williams, Anna Camp, Jenna Dewan, Noureen DeWulf
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