Una donna, una diagnosi che non arriva, un’identità che si sgretola: A Normal Woman, film indonesiano diretto da Lucky Kuswandi e disponibile su Netflix dal 24 luglio, mette in scena una crisi personale che si trasforma in un’esplorazione delle fragilità nascoste sotto la superficie della normalità. Non è solo un dramma psicologico. È un’indagine sul corpo, sulla mente e sulla costruzione sociale dell’io.

Gisella Anastasia
A Normal Woman (2025) Gisella Anastasia

Il corpo che tradisce, la mente che crolla

Milla ha trentasei anni e tutto sembra a posto: un matrimonio stabile, una vita agiata, una routine sociale impeccabile. È una donna che “funziona”. Finché il suo corpo smette di farlo.


Il film Netflix A Normal Woman prende avvio quando Milla comincia ad avvertire sintomi inspiegabili. Nessuna diagnosi. Nessuna cura. Solo un deterioramento progressivo, sottile ma inesorabile. La realtà si fa opaca. Il suo corpo, fino a poco prima docile e addomesticato, diventa terreno di conflitto. E con lui, si incrina anche il legame con il mondo esterno.


Le risposte mediche non arrivano. I familiari - compreso il marito, interpretato da Dion Wiyoko - oscillano tra la negazione, la distanza, la frustrazione. Milla non trova più rispecchiamento, né nel linguaggio clinico né negli affetti. L’unico modo per reagire diventa il sabotaggio silenzioso della sua stessa vita. Un gesto distruttivo che si rivela, paradossalmente, l’unico atto di sopravvivenza possibile.

Il volto dell’ambiguità

Nel film Netflix A Normal Woman, Marissa Anita veste i panni di Milla con un’interpretazione costruita sui vuoti più che sulle parole. È il volto del dubbio, del disagio taciuto, dell’identità che sfugge a se stessa. Il suo corpo racconta molto più della sua voce: è lì che si concentra il dramma.


Intorno a lei gravitano personaggi che incarnano lo sguardo esterno. Dion Wiyoko, nel ruolo del marito, è un uomo incapace di comprendere ciò che non si può diagnosticare. Il suo smarrimento è reale, ma anche profondamente emblematico: cosa succede quando l’amore si confronta con qualcosa che non si può spiegare?


Il mondo di Milla, popolato da figure femminili come quelle interpretate da Gisella Anastasia, Widyawati e Mima Shafa, riflette le pressioni di una società che esige coerenza, lucidità, normalità. Ogni personaggio sembra chiedere a Milla di restare “funzionale”, anche mentre lei sta chiaramente andando in frantumi.

Marissa Anita
A Normal Woman (2025) Marissa Anita

Un viaggio tra corpo e identità

Nel film Netflix A Normal Woman, la malattia misteriosa di Milla non è soltanto una questione fisica, ma un varco emotivo che mette in crisi la sua stessa percezione di sé. È un racconto sugli effetti invisibili del dolore cronico: mentre il suo corpo comincia a ribellarsi, la sua mente vacilla, e ciò che sembrava rassicurante (i gesti quotidiani o l’immagine di donna realizzata) assume all’improvviso contorni estranei.


Intorno a lei, la società continua a imporgli ruoli ben definiti: moglie, madre, donna di successo. Tuttavia, al confronto del suo disagio interiore, i ruoli si rivelano il velo sottile di una copertura pronta a cedere. Il film ci porta a chiedere: fino a che punto si può continuare a funzionare sotto lo sguardo altrui? E cosa accade quando quel funzionamento sfuma, lasciando un vuoto che nessuna rassicurazione sociale può colmare?


In tal senso, la pellicola esplora la tensione tra autodefinizione e imposizione sociale. Milla, nel tentativo di rispondere ai sintomi che nessuno riesce a spiegare, entra in collisione con un mondo che pretende coerenza.


Ma la forza del film, secondo il regista, sta proprio nella sua scelta comunicativa: non cede alla tentazione di risposte nette o diagnosi definitive. Il mistero resta tale e ci costringe a confrontarci con la complessità del reale, dove non sempre esistono punti fermi. In questa incertezza, la protagonista sceglie di disobbedire: a sé, alle definizioni, alle forme della sua vita perfetta. La rivoluzione diventa un atto personale e silenzioso, ma potentissimo. Non un urlo, ma un attraversamento: quello che accade quando tutto ciò che crediamo “normale” rischia di crollare.

Una rivoluzione privata

Kuswandi firma un film in cui gli interni borghesi, luminosi e ordinati, diventano spazi claustrofobici man mano che Milla perde il controllo. Non ci sono eccessi visivi, ma ogni inquadratura prova a trasmettere tensione. L’emotività si gioca nei silenzi, nei dettagli. Nei primi piani fissi. Nei movimenti impercettibili.


Il regista ha dichiarato di essersi ispirato a esperienze reali di dolore cronico e malattie autoimmuni. Ciò dovrebbe conferire alla sceneggiatura un’autenticità rara, senza morbosità o compiacimento.


Il titolo del film Netflix gioca sul paradosso: A Normal Woman è tutto fuorché il ritratto di una normalità rassicurante. È una cronaca di smottamenti interiori che mettono in discussione il significato stesso di “donna normale”. Normale per chi? In base a quali criteri?


Il film si inserisce nella riflessione globale sui temi della salute mentale, dei disturbi invisibili e del peso sociale che grava sulle donne. Ma lo fa senza proclami. Il gesto più radicale di Milla è iniziare a disobbedire. A se stessa. Alla sua educazione. Ai suoi ruoli.


A Normal Woman
non offre risposte. Mostra una trasformazione. E ci chiede di guardare oltre la superficie delle vite “perfette”. Perché a volte, dietro un sorriso educato e un corpo in ordine, c’è solo una domanda che rimbomba: “Cosa mi sta succedendo?”.E a quel punto, chi ha il coraggio di ascoltare davvero?

Autore

Redazione

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Filmografia

locandina A Normal Woman

A Normal Woman

Thriller - Indonesia 2025 - durata 110’

Titolo originale: A Normal Woman

Regia: Lucky Kuswandi

Con Marissa Anita, Dion Wiyoko, Gisella Anastasia, Hatta Rahandy, Aida Nurmala

in streaming: su Netflix Basic Ads Netflix