Xavier Legrand ritorna con il suo secondo film, L’erede, in onda su Rai 3 il 17 luglio e affonda la lama nella carne viva del trauma, della memoria e della colpa familiare. Il risultato è un lungometraggio che sfida lo spettatore a resistere al giudizio e a confrontarsi con la vertigine dell’incoerenza umana.

Marc-André Grondin
L'erede (2024) Marc-André Grondin

La favola oscura di Ellias

All’inizio del film di Rai 3 L’erede, Ellias Barnes è un uomo all’apice della carriera. Giovane, talentuoso, sicuro di sé, è appena stato nominato direttore artistico di una prestigiosa maison di haute couture parigina. Una figura quasi regale, investita da un’eredità simbolica che ne consacra il trionfo: “Il re è morto, viva il re”.


Ma il sogno si incrina bruscamente. La morte improvvisa del padre, da cui Ellias è separato da anni, lo costringe a tornare in Québec. Il viaggio che intraprende non è solo geografico: è una discesa in un passato rimosso, in un paesaggio familiare ostile, grigio, senza fronzoli. Qui, nella banlieue spoglia e fangosa di Montréal, Ellias scopre che l’eredità lasciata dal padre non è solo patrimoniale: è psicologica, affettiva, e soprattutto devastante.


Il film vira presto verso territori instabili. L’ordine narrativo si sgretola a mano a mano che il protagonista, sopraffatto da una realtà troppo densa per essere gestita razionalmente, si perde nel caos. La trama si fa più ambigua, le azioni più disperate, i margini tra verità e interpretazione si assottigliano. Nulla sarà più come prima.


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Un anti-eroe tragico: Ellias

Ellias non è l’eroe classico. È fragile, impacciato, disorientato. La costruzione del personaggio, pensata inizialmente come “felina, delicata, gracile”, si trasforma nel tempo in qualcosa di più complesso: un uomo che tenta di reggere il peso di un’identità costruita sulla negazione delle proprie origini, e che crolla sotto il ritorno del rimosso.


Marc-André Grondin, scelto per interpretare Ellias nel film di Rai 3 L’erede, incarna alla perfezione questa ambivalenza: il corpo forte e carismatico nasconde un bambino tremante, smarrito di fronte a un’eredità che non comprende. Il suo è un personaggio incapace di gestire, che si lascia travolgere dalla paura, dallo shock, dalla vergogna. Il lavoro attoriale di Grondin, descritto da Legrand come “febbrile, commovente e concreto”, è chirurgico. Ogni gesto, ogni cedimento, è calibrato sul filo della verità emotiva.

Marc-André Grondin
L'erede (2024) Marc-André Grondin

Famiglia, identità, trauma

Il film di Rai 3 L’erede non parla solo di successioni o di lutti. Il cuore pulsa attorno a due assi: la frattura familiare e la costruzione dell’identità. Ellias incarna l’illusione del distacco: un uomo che ha tagliato i ponti con il passato per costruirsi un’esistenza scintillante, estetica, “di superficie”. Ma il sangue chiama, e il ritorno forzato in Canada lo obbliga a confrontarsi con l’origine, con ciò che ha voluto dimenticare.


Il film interroga anche il concetto di mascolinità. Legrand decostruisce l’ideale tradizionale del protagonista forte e padrone della situazione. Ellias è l’opposto: un uomo travolto, incoerente, a tratti sgradevole. Il regista parla di una “incoerenza coerente”: reazioni assurde ma plausibili, tipiche di una mente in stato di emergenza emotiva.


La violenza, nel film, non è estetizzata né spettacolarizzata. È opaca, quotidiana, psicologica. Non viene mai mostrata in modo gratuito. Legrand, che ha già esplorato questi territori in L’affido, lavora sul concetto di sicurezza emotiva degli attori e sulla consapevolezza del gioco, anche nelle sequenze più dure. È un cinema che cerca la verità, non lo shock.

Un cinema morale, non moralista

Girato tra Parigi e Montréal, il film di Rai 3 L’erede rifiuta ogni tentazione cartolinesca. Niente panorami canadesi da cartolina, niente scorci poetici. La foresta che appare nel film è spoglia, buia, fangosa. La città è periferia, fredda, anonima. Lo spazio, anti-idilliaco, è funzionale alla parabola di Ellias, che perde ogni punto di riferimento familiare, estetico, morale. L’ambiente non offre alcun rifugio: è ostile quanto il passato che riaffiora.


L’erede
non cerca di giustificare il suo protagonista, né di assolverlo. Propone un’esperienza viscerale e disturbante, ma mai compiaciuta. Legrand non chiede allo spettatore di amare Ellias, ma di seguirlo nel suo smarrimento. In questo senso, il film è una riflessione etica sulla complessità dell’essere umano, capace di scelte discutibili senza essere ridotto a un mostro.


Il regista stesso lo afferma chiaramente: il cinema deve restare uno spazio in cui esplorare l’ambiguità dell’umano senza necessariamente condannare. E qui Legrand riesce nell’impresa rara di costruire una tragedia moderna, cruda e densa, che non cerca la catarsi ma l’inquietudine. Il suo è un film che mette in crisi, che disorienta, che spinge lo spettatore a rimettere in discussione la sua stessa posizione.

Autore

Redazione

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Filmografia

locandina L'erede

L'erede

Drammatico - Francia/Canada/Belgio 2024 - durata 112’

Titolo originale: Le successeur

Regia: Xavier Legrand

Con Marc-André Grondin, Yves Jacques, Laetitia Isambert-Denis, Blandine Bury

Al cinema: Uscita in Italia il 20/02/2025

locandina L'affido

L'affido

Drammatico - Francia 2016 - durata 90’

Titolo originale: Jusqu'à la garde

Regia: Xavier Legrand

Con Léa Drucker, Denis Menochet, Thomas Gioria, Mathilde Auneveux

Al cinema: Uscita in Italia il 30/11/-0001

in streaming: su Rakuten TV