Nel variopinto universo dei thriller targati Lifetime, il film Un patrigno quasi perfetto in onda su Tv8 il 6 giugno si guadagna un posto d’onore non per l’originalità della trama, ma per il modo in cui riesce a trasformare un cliché in un’esperienza tesa, grottesca e a tratti esilarante. Diretto con mano ferma e sguardo volutamente sopra le righe da Michael Feifer, racconta la storia di Bailey Kershaw, una diciannovenne che torna a casa per le vacanze universitarie e trova sua madre Tina completamente trasformata: nuova alimentazione, nuova filosofia di vita, nuovo fidanzato... e nuovo imminente matrimonio.

Quando “benessere” fa rima con manipolazione
Nel film di Tv8 Un patrigno quasi perfetto, Bailey rientra a casa pensando di passare un’estate tranquilla dopo il suo primo anno al college. Ma nulla è più come prima. Sua madre, Tina, è diventata una fanatica del benessere, ascolta dance music a volume massimo e vive in simbiosi con Hugo, un sedicente “consulente di vita sana” che ha conquistato tutto: la casa, la cucina, il letto... e perfino la stanza di Bailey. Fin dal primo incontro, Hugo è una bandiera rossa ambulante: troppo premuroso, troppo presente, troppo invadente.
Presto, quella che sembra una semplice insofferenza adolescenziale si trasforma in vera e propria inquietudine. Hugo spia Bailey con il suo stesso computer, le ruba il telefono, manipola sua madre con frullati sospetti e atteggiamenti passivo-aggressivi. Bailey inizia a scavare nel passato del patrigno, aiutata dal suo ex Anders e dalla sua amica Fee, scoprendo che dietro il sorriso di Hugo si nasconde un criminale in fuga, coinvolto nella misteriosa morte del padre di Bailey nove anni prima e in una faccenda losca che ruota attorno a un misterioso portafogli digitale da milioni di dollari.
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Archetipi che funzionano
Il film di Tv8 Un patrigno quasi perfetto si regge su tre pilastri: la figlia sospettosa, il patrigno inquietante e la madre cieca d’amore. Bailey (Paris Smith) è la classica teenager sarcastica, armata di smorfie e diffidenza, ma è proprio il suo atteggiamento da “brava ragazza scontrosa” a renderla credibile. È grazie al suo spirito combattivo che il pubblico si tiene incollato allo schermo.
Hugo (Eddie McClintock) è il vero protagonista, il patrigno del titolo stesso. Il suo personaggio è volutamente esagerato: ha il carisma viscido di chi sa farsi amare da chi ha bisogno di credere nelle favole, ma lo spettatore sa fin da subito che dietro la barba curata e i frullati c’è qualcosa di marcio. Non è un manipolatore raffinato: è un predatore goffo, pericoloso proprio perché sottovalutato.
Tina (Vanessa Marcil), la madre, è il personaggio più tragico: una donna che ha sofferto, che cerca di reinventarsi, ma che scambia il bisogno d’amore per intuizione. Il suo rifiuto ostinato di vedere la verità è quasi comico, se non fosse che la posta in gioco è la sua vita.

Perdita, controllo, fiducia
Il film di Tv8 Un patrigno quasi perfetto affronta alcuni temi tipici del thriller domestico, ma lo fa con una nota di autoconsapevolezza. Al centro c’è il lutto irrisolto: Bailey non ha mai superato la morte del padre, e la fretta con cui Tina prova a ricostruire la propria vita le appare come un tradimento.
Ma Un patrigno quasi perfetto non si ferma lì. Porta in scena anche il controllo psicologico, con Hugo che manipola la madre e isola la figlia, usando tecniche quasi da manuale: gaslighting, violazione della privacy, iper-presenza. Infine, si interroga su chi merita fiducia. Bailey viene trattata come una ribelle in crisi, mentre in realtà è l’unica a vedere la realtà.
Il finale spiegato
Il finale del film di Tv8 Un patrigno quasi perfetto arriva, come da manuale Lifetime, in una capanna nel bosco, location iconica del genere. Dopo mille tentativi falliti di convincere la madre, Bailey riesce a smascherare Hugo solo quando lui stesso, pistola in mano, confessa tutto: l’omicidio del padre, i soldi nascosti nell’e-wallet, il vero obiettivo della sua presenza. La rivelazione chiude il cerchio: l’uomo che ha distrutto la loro famiglia è lo stesso che ha tentato di usurparla.
Il confronto fisico finale è quasi slapstick: Hugo minaccia, Fee piange, Tina si sacrifica, Anders arriva col colpo di scena salvifico (una pala, per la precisione). Bailey infine prende in mano la situazione (e anche la pistola) ponendo fine al terrore.
L’ultima svolta arriva con l’e-wallet: la password era un dettaglio nascosto nei ricordi con suo padre, e il tesoro digitale diventa simbolo della vera eredità paterna. Non solo una somma milionaria, ma anche un senso di giustizia compiuta. Con quei soldi, Bailey non solo torna al college, ma paga anche gli studi di Fee e Anders. Non è solo una vendetta riuscita: è un riscatto completo.
Un patrigno quasi perfetto prende una formula collaudata e la spinge al limite con tocchi surreali, recitazioni sopra le righe e un senso costante di minaccia domestica. Il suo fascino sta proprio nel fatto che non ci prova nemmeno a sembrare realistico: è una favola oscura su quanto può essere pericoloso il bisogno d’amore, con una figlia eroina che non chiede permesso per essere ascoltata.
Nonostante i momenti involontariamente comici e i villain da fumetto, Un patrigno quasi perfetto riesce dove tanti altri falliscono: a trasformare un racconto di abuso emotivo in una storia di autodeterminazione e giustizia familiare.
Filmografia
Un patrigno quasi perfetto
Thriller - USA 2019 - durata 84’
Titolo originale: My Stepfather's Secret
Regia: Michael Feifer
Con Vanessa Marcil, Eddie McClintock, Paris Smith, Kevin Sizemore, Dara Renee, Tanner Fontana
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