Nel sottobosco elettrico dei thriller psicologici per la tv, il film Un fidanzato pericoloso in onda su Tv8 il 4 giugno è una storia di tensione, manipolazione e furia repressa che si nasconde dietro i volti patinati dell’adolescenza americana. Scritto da Christine Conradt con la collaborazione di Gemma Holdway e Cyndi Pass, e diretto da Curtis Crawford, è una delle produzioni Lifetime più cupe e disturbanti, che scava tra i disturbi mentali, le relazioni tossiche e le eredità familiari velenose. E, sebbene non tocchi vette narrative memorabili come altre opere del genere, la sua miscela di teen drama e suspense morbosa cattura lo spettatore fino all’ultimo colpo di scena.

Quando l’amore è un’arma
Il film di Tv8 Un fidanzato pericoloso ruota attorno a Brooke Emerson (Cristine Prosperi), una brillante cheerleader diciassettenne che, dopo un incidente durante un’esibizione, riporta una lesione cerebrale traumatica. Da allora soffre di un disturbo reale che le provoca esplosioni incontrollabili di rabbia. Isolata, fragile e in lotta contro la propria mente, Brooke si ritrova a un passo dal baratro sociale ed emotivo.
Proprio in quel momento entra in scena Jake Campali (Blake Burt), un ragazzo ricco, affascinante e misteriosamente comprensivo. Jake sembra l’unico a capire Brooke, ma dietro il sorriso da copertina si cela un ragazzo profondamente disturbato, forgiato da anni di abusi e trascuratezza in famiglia. Il suo amore diventa presto una prigione dorata: Jake è geloso, manipolatore e violento. E quando la migliore amica di Brooke, Maddie, viene ritrovata morta dopo una festa, Brooke, in preda a un’amnesia causata dall’abuso di alcol e farmaci, si convince di essere la colpevole.
Jake però sa esattamente cosa è successo. E decide di usare la situazione per incastrare Brooke in un legame senza via d’uscita.
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Vittime e carnefici
Nel film di Tv8 Un fidanzato pericoloso, Brooke Emerson è un personaggio tragicamente complesso. Non è la “final girl” passiva e stereotipata, ma una ragazza che lotta con una condizione mentale reale, che cerca di restare a galla mentre tutti attorno a lei sembrano avere paura delle sue reazioni. La sua è una storia di isolamento e di vulnerabilità, ma anche di riscatto.
Jake Campali, invece, è la classica bomba a orologeria. Cresciuto in una casa piena di violenza, ha trasformato la rabbia in controllo e l’intelligenza in manipolazione. È uno di quei villain costruiti per sembrare perfetti in superficie: bella presenza, soldi, sicurezza, ma sotto la pelle c’è il nulla, solo rabbia e bisogno di potere.
Carley Emerson (Susan Walters), la madre di Brooke, rappresenta il cuore emotivo del film. Nonostante i dubbi, resta una presenza costante e razionale, interpretata con sobrietà e credibilità da Walters. Il suo amore non è cieco, ma vigile. La sua complicità finale con la figlia è ciò che rende possibile la giustizia.

Violenza, manipolazione e malattia mentale
Il film di Tv8 Un fidanzato pericoloso tocca temi pesanti e scomodi: la malattia mentale nei giovani, spesso ridotta a cliché nei media, qui è rappresentata con un certo rispetto clinico grazie anche alla formazione in criminologia della sceneggiatrice Conradt. Il disturbo della protagonista, ad esempio, non è un pretesto narrativo ma un elemento chiave nella costruzione della trama.
Centrale anche il tema della manipolazione nelle relazioni. Jake sfrutta la condizione di Brooke per isolarla, controllarla, e infine ricattarla. La dinamica è agghiacciante proprio perché reale: l’uso della vulnerabilità psicologica dell’altro come arma è una forma di abuso emotivo troppo comune per essere ignorata.
E infine c’è la famiglia, intesa qui come ambiente tossico e distruttivo. I genitori di Jake, Francine e Mike Campali, sono il ritratto di un cinismo glaciale. Lungi dall’essere vittime del proprio figlio assassino, si rivelano i veri parassiti, pronti a saccheggiare le rovine della sua vita per puro interesse.
Il finale spiegato
Il finale del film di Tv8 Un fidanzato pericoloso arriva con un piano orchestrato da Brooke e i suoi genitori per incastrare Jake. Fingendosi pronta al suicidio, Brooke lo attira in un’area isolata dove riesce a strappargli una confessione. Ma il vero colpo di scena arriva subito dopo: la pistola che Brooke gli ha consegnato non è carica. Era tutto calcolato. Jake crolla e si arrende.
La scena finale è una delle più disturbanti: Francine e Mike, i genitori di Jake, sono ripresi mentre saccheggiano la casa del figlio appena incarcerato. Francine ride mentre rivela di aver mentito sul cancro terminale del marito. “Se l’è meritato,” dice, riferendosi al figlio, senza un briciolo di rimorso. Jake, dal carcere, tenta invano di contattarla. Non otterrà risposta. La giustizia è fatta, ma il vuoto lasciato dalle sue radici familiari resta immutato.
Un fidanzato pericoloso è un film che, pur restando ancorato ai codici del thriller televisivo, riesce a toccare corde autentiche. Non è perfetto: alcuni personaggi restano monodimensionali, e la messa in scena ha i limiti produttivi tipici di Lifetime. Ma la storia funziona, perché si nutre di paure concrete - la perdita di controllo, l’amore che si trasforma in gabbia, la famiglia che ti tradisce - e le trasforma in un racconto avvincente.
È il tipo di film che ti lascia con l’amaro in bocca e un pensiero fisso: chi sono davvero le persone che lasciamo entrare nelle nostre vite?
Filmografia
Un fidanzato pericoloso
Thriller - Canada 2018 - durata 87’
Titolo originale: Murdered at 17
Regia: Curtis Crawford
Con Susan Walters, Cristine Prosperi, Blake Burt, Emily Galley, Blake Canning, Benedicte Belizaire
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