Il film La doppia faccia del mio passato, in onda su Rai Premium la sera del 4 giugno, è un thriller psicologico dal ritmo serrato, prodotto per la televisione, che prende le regole non scritte del genere Lifetime - traumi, segreti, ossessioni, chirurgia estetica e doppi giochi - e le esaspera fino a diventare quasi una parabola gotica su come il passato, per quanto sfigurato o nascosto, trovi sempre il modo di tornare a galla.

Quando fuggire non basta
Protagonista del film di Rai Premium La doppia faccia del mio passato è Lily Abrams, un’assistente medica bella, competente, ma ossessionata dalla propria immagine. La conosciamo mentre cerca di riprendersi dopo un’esperienza traumatica: un appuntamento su Tinder si trasforma in un incubo quando Spencer, uno stalker psicotico con cui Lily aveva avuto un solo incontro, la aggredisce, uccide il suo nuovo compagno Jason e la sfregia prima di precipitare da un balcone. Sopravvive o così sembra.
Sei mesi dopo, Lily ha cambiato città, nome (ora si fa chiamare Stella Gordon), e cerca di rifarsi una vita, sia professionalmente sia esteticamente, sottoponendosi a un intervento per rimuovere la cicatrice che le ricorda l’attacco. Trova un lavoro temporaneo in una clinica di chirurgia plastica e lentamente si insinua nella vita del dottor Michael Marlon, carismatico chirurgo con una moglie sospettosa.
Ma il passato non è morto: strane presenze, fiori anonimi, pazienti con la faccia bendata e una catena di morti sospette cominciano a insinuare che Spencer potrebbe essere ancora vivo… oppure che Stella stia lentamente perdendo il contatto con la realtà.
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Tra bellezza e follia
Lily/Stella (Sarah Fisher) è il centro di gravità disturbata del film di Rai Premium La doppia faccia del mio passato. Narcisista, fragile, traumatizzata, a volte manipolatrice, altre vulnerabile, è il perfetto esempio di protagonista ambigua. Fisher le dà un’energia contrastante che tiene lo spettatore in bilico tra empatia e diffidenza. I suoi selfie compulsivi, le allucinazioni, il modo in cui usa il suo trauma per ottenere vicinanza dagli altri: tutto parla di una donna spezzata, ma tutt’altro che innocente.
Spencer (Stephane Garneau-Monten), lo “psicopatico di Tinder” è il villain dichiarato. Ossessivo, violento, ma anche subdolamente romantico e manipolativo, incarna l’archetipo dello stalker “innamorato a morte”. Quando riappare sotto nuove sembianze, il suo ritorno è tanto fisico quanto metaforico: è il passato che prende una nuova faccia.
Il dottor Michael Marlon (Robin Dunne) è il classico chirurgo affascinante ma eticamente discutibile. Si avvicina troppo a Stella, la desidera, la licenzia, la riassume. È un personaggio che oscilla tra interesse professionale e attrazione, incapace di tracciare limiti.
Claire, la moglie di Michael, è una figura minore ma incisiva: sospettosa, diretta, rappresenta la voce della razionalità fino al suo incidente d’auto che la trasforma in vittima.
Joshua, il misterioso paziente bendato, è l’elemento horror più riuscito: un enigma vivente, un corpo senza identità, che finirà per rivelarsi lo spettro che ha ossessionato Stella sin dall’inizio.

Il volto della paranoia
Il film di Rai Premium La doppia faccia del mio passato scava in profondità nei temi della percezione, dell’identità e del trauma. La chirurgia plastica diventa un simbolo perfetto: cambiare faccia, nascondere le cicatrici, tentare di “rifare” se stessi. Ma ciò che è dentro (la paura, la memoria, il desiderio malato) non si cancella con un bisturi.
Il film riflette anche su come la società guardi (e giudichi) le donne che sono sopravvissute alla violenza: devono essere perfette, silenziose, ricostruite. Lily/Stella, al contrario, reclama attenzione, visibilità, e spesso la ottiene in modi moralmente ambigui.
Altro tema centrale è il gaslighting: più Stella insiste nel dire che Spencer è vivo, più viene trattata come pazza. La polizia, i medici, i colleghi: tutti dubitano di lei. Il film gioca con lo spettatore, lasciandolo incerto tra due possibilità: è tutto vero o tutto nella sua testa?
Il finale spiegato
Il finale del film di Rai Premium La doppia faccia del mio passato arriva quando Stella viene convocata a rimuovere le bende di Joshua e scopre che sotto quelle garze si nasconde proprio Spencer, sopravvissuto e con un volto nuovo grazie alla chirurgia plastica. È il momento “twist” del film, ma non è il colpo di scena più importante. Quello arriva poco dopo: Stella finge di ricambiare l’amore di Spencer, lo avvicina, e poi lo uccide con una siringa.
Il fatto che Michael sia testimone dell’aggressione conferma che Spencer non era un’allucinazione. Lily non è affetta da disturbo dissociativo dell’identità, come avevano ipotizzato. Il vero nemico era reale, anche se il dubbio ha logorato ogni legame nella sua nuova vita.
Il film si chiude con un’apparente riconciliazione. Michael e Claire sembrano voler ricucire il matrimonio, e Lily/Stella torna a lavorare con loro, portando i segni di una nuova, forse autentica rinascita. Ma il dubbio resta: chi è davvero Lily? Una sopravvissuta o una manipolatrice? Una vittima o una donna che ha imparato a combattere il fuoco con il fuoco?
La doppia faccia del mio passato non ha paura di esagerare. Lo fa con gusto, ritmo, e una certa consapevolezza dei propri limiti di budget e coerenza. È un film che vive di eccessi: la bellezza estrema, la follia latente, la chirurgia come redenzione, la violenza come risoluzione finale. E funziona, proprio perché abbraccia fino in fondo la sua natura di melodramma psicologico travestito da noir clinico.
Filmografia
La doppia faccia del mio passato
Thriller - Usa 2020 - durata 87’
Titolo originale: His Fatal Fixation
Regia: Stuart Archer
Con Kyle Buchanan, Robin Dunne, Sarah Fisher, Stephane Garneau-Monten, Cory Lee
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