La vedova nera, nuovo film Netflix disponibile dal 30 maggio, riporta sotto i riflettori uno dei casi giudiziari più inquietanti degli ultimi anni in Spagna: l’omicidio di Antonio Navarro, pianificato dalla moglie Maje con l’aiuto dell’amante.


Ma il film di Carlos Sedes non si limita a ricostruire i fatti. Indaga le zone grigie della mente umana, esplora il potere della manipolazione e scava nel bisogno di controllo che può trasformarsi in violenza. Un thriller psicologico che, più che raccontare un delitto, cerca di capire cosa può portare due persone a uccidere in nome dell’amore.

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La vedova nera (2025) scena

Un thriller sul volto della manipolazione

Valencia, agosto 2017. In un parcheggio qualsiasi, un uomo viene trovato morto, ucciso con sette coltellate. Tutto sembra gridare “delitto passionale”. Ma c’è qualcosa che non torna. La polizia, guidata da una detective esperta (interpretata da una sempre incisiva Carmen Machi), avvia un’indagine serrata. Il sospettato? Non l’amante geloso, non un ex rancoroso. Ma la moglie della vittima: María Jesús Moreno Cantó, detta Maje. Giovane, affabile, dolce. La donna perfetta. Apparentemente.


Diretto da Carlos Sedes e prodotto da Bambú Producciones, il film Netflix La vedova nera sceglie di non ricostruire solo i fatti, ma di sviscerarne i meccanismi. Non è, però, il solito true crime: è una riflessione perversa su quanto il male possa presentarsi con voce bassa e sorriso gentile.

Maje e Salva

La protagonista del film Netflix La vedova nera, interpretata da una sorprendente Ivana Baquero è il cuore oscuro del racconto. Non perché urli o esploda. Ma perché controlla, calcola, seduce e plasma. La Baquero offre una performance glaciale, dosata, letale. La sua Maje non uccide con le mani: lo fa con la parola, con il sesso, con la vulnerabilità studiata al millimetro.


Accanto a lei, Tristán Ulloa dà volto e corpo a Salva, il vero esecutore materiale dell’omicidio, ma anche la pedina più tragica. Uomo fragile, dipendente emotivamente da Maje, convinto che l’amore giustifichi tutto, anche un coltello. Non siamo di fronte a un mostro, ma a un uomo svuotato di volontà, convinto che il crimine sia l’unica via per meritarsi uno sguardo.


Tale dinamica (lei, la mente fredda; lui, il braccio cieco) è il fulcro emotivo e morale del lungometraggio. Non ci sono giustificazioni. Ma c’è una domanda che il produttore Ramón Campos ha ben sintetizzato: perché una persona arriva a pensare che sia meglio uccidere piuttosto che divorziare?

Carmen Machi
La vedova nera (2025) Carmen Machi

La banalità del male, la costruzione della maschera

Il film Netflix La vedova nera lavora su due livelli: la cronaca e il carattere. Da una parte c’è l’indagine, il ritmo del giallo, le verità che affiorano. Dall’altra c’è l’analisi - mai didascalica - di come una persona costruisca un personaggio pubblico (la vedova affranta) mentre orchestra un omicidio nell’ombra.


Ciò che colpisce è la freddezza con cui Maje recita la sua parte, anche dopo il crimine. Il film non cerca di spiegare con traumi infantili o squilibri psichici. Non c’è una scusa. C’è solo un’aridità morale che inquieta proprio perché è lucida.


Carlos Sedes dirige con compostezza e tensione misurata. Nessun eccesso visivo, nessun compiacimento nel mostrare la violenza. Tutto è suggerito, tutto è più disturbante proprio per ciò che non viene mostrato. La Valencia assolata, i corridoi degli ospedali, le stanze silenziose sono lo sfondo di una tragedia intima che si consuma in modo quasi ordinario.


La sceneggiatura è tagliente. Ogni dialogo è essenziale. Ogni scena ha un peso. Non c’è spazio per l’inutile o il sensazionalismo. Si punta dritti al nodo della storia: non chi ha ucciso, ma perché.

Il caso reale: la “vedova nera di Patraix”

La storia che ha ispirato il film Netflix La vedova nera è quella di María Jesús Moreno Cantó, detta Maje, infermiera spagnola diventata tristemente nota come la “vedova nera di Patraix”. Il 16 agosto 2017, suo marito Antonio Navarro, ingegnere di 36 anni, fu trovato morto nel parcheggio dell’ospedale dove lavorava, colpito da sette coltellate.


Inizialmente si pensò a un’aggressione casuale o a un crimine passionale senza colpevoli noti, ma le indagini rivelarono presto una verità più inquietante: Maje aveva orchestrato l’omicidio con l’aiuto del suo amante Salvador Rodrigo, collega innamorato e succube, che confessò di aver eseguito il delitto su richiesta della donna. I due erano amanti da tempo, e Maje intratteneva relazioni parallele con altri uomini, anche mentre fingeva pubblicamente dolore per la morte del marito.


Il processo, seguito da tutta la Spagna, si concluse nel 2022 con la condanna all’ergastolo per entrambi. Il caso scioccò l’opinione pubblica per la freddezza e la manipolazione mostrata dalla donna, diventando uno dei crimini più discussi del decennio.

Il male normale

La vedova nera si candida a essere uno dei titoli più discussi dell’anno. Non perché sciocca. Ma perché mette lo spettatore davanti a un male senza maschere. Nessun colpo di scena, nessun gesto eroico, nessuna redenzione. Solo un’analisi chirurgica di come si può scegliere la manipolazione invece della verità, il controllo invece della libertà, l’omicidio invece del divorzio.


Non è un film sulla vittima. È un film su chi ha deciso che l’amore valeva un cadavere. E su chi ha accettato di crederci.

Autore

Redazione

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Filmografia

locandina La vedova nera

La vedova nera

Giallo - Spagna 2025 - durata 122’

Titolo originale: La viuda negra

Regia: Carlos Sedes

Con Ivana Baquero, Tristán Ulloa, Carmen Machi, Marta Belenguer, Pepe Ocio

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