«Che ore sono?». Se solo Bob Ferguson avesse la risposta a questa domanda, il film finirebbe molto prima. Ma Bob (un Leonardo DiCaprio di eccelsa inettitudine) ha sepolto sotto lustri di inerzia e marijuana quei codici mandati a memoria nella sua militanza coi rivoluzionari French 75 e ora, conciato come un incrocio tra il Drugo Lebowski e il Doc Sportello di Vizio di forma (l’altro titolo di Paul Thomas Anderson tratto da Thomas Pynchon; ma qui l’adattamento da Vineland è assai più libero), non ricorda la risposta. Per questo precipita in un’odissea demenziale e mozzafiato per le strade del Texas, sulle tracce della figlia adolescente che, a sua volta, è braccata da un coriaceo colonnello (Sean Penn, mostruoso) animato dalla più distorta idea di patriottismo immaginabile.

A monte di questa già ingarbugliata trama c’è un’altra domanda, un altro interrogatorio che, nella sua rituale compostezza, è assai più violento di tutto il piombo sparato, perché come sempre in PTA (dall’intervista a Frank T.J. Mackey in Magnolia fino ai faccia a faccia di The Master) la tensione verbale è quella più potente, quella che rivela le dinamiche in gioco: è il colloquio cui il colonnello si sottopone per l’ammissione a un club di suprematisti bianchi (i Pionieri del Natale!) a rivelare dove sta la vera violenza in quest’America così stilizzata, quasi fumettistica, eppure terrificante. Anderson aveva in cantiere il progetto da vent’anni, ma - come afferma anche l’unico, incongruo ed emblematico, lacerto di voce narrante del film - «il mondo non è poi cambiato granché», e il regista si diverte a creare una bolla temporale che guarda alla Storia rimescolandone le carte, sovrapponendo le Americhe: i French 75 sembrano figli della controcultura settantesca, e per evitare di essere intercettati i personaggi devono fare a meno del cellulare, dando vita a un impasto che narrativamente e visivamente (il film è girato in VistaVision e negli Usa sarà distribuito, ove possibile, nello stesso formato: non succedeva da I due volti della vendetta, 1961) potrebbe svolgersi oggi come ieri.

Non è un caso se, in tutti i discorsi dei French 75, non sono mai citati veri eroi della rivoluzione, e l’unica icona cui si fa riferimento per spronare all’azione è Tom Cruise: questa sinistra militante è smemorata e intontita dagli schermi proprio come Bob Ferguson. La vera revolución, allora, che batte al ritmo ansiogeno della colonna sonora di Jonny Greenwood (omaggio alle percussioni di Morricone & Pontecorvo in La battaglia di Algeri, citato nel film), la fa il sensei di Benicio del Toro, che aiuta dozzine di immigrati messicani ad aver salva la pelle. Girato con la consueta, smisurata e commovente fiducia nelle possibilità del cinema, il decimo lungometraggio di Anderson è in fondo un action movie esilarante con un inseguimento dopo l’altro, ma anche l’ennesima variazione sul tema andersoniano per eccellenza dei padri mancati, dei padri sbagliati; un film politico in ogni sua piega, in ogni ottusa smorfia dell’incredibile prova di Sean Penn, e nella forza delle donne che, per la prima volta nel suo cinema, sono il motore e il futuro di tutto.
Il film
Una battaglia dopo l'altra
Drammatico - USA 2025 - durata 170’
Titolo originale: One Battle After Another
Regia: Paul Thomas Anderson
Con Leonardo DiCaprio, Sean Penn, Benicio Del Toro, Regina Hall, Teyana Taylor, Chase Infiniti
Al cinema: Uscita in Italia il 25/09/2025
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