In Senza fiato, diciottesimo capitolo della longeva serie crime Gli omicidi del lago, in onda su Rai 2 il 26 agosto, il giallo si intreccia a un dramma familiare carico di non detti. Il film per la tv sposta il baricentro della narrazione nel mondo dell’apnea e della psicologia del lutto, usando il Bodensee non solo come teatro di delitti, ma come spazio simbolico dove affondano ricordi, traumi e colpe.
L’acqua, da sempre presenza costante nella serie, qui assume un ruolo più centrale e inquieto. Quando il corpo di una donna viene recuperato dalle profondità del lago con un peso legato al collo, la vicenda prende una piega che va oltre l’indagine di routine. Ogni dettaglio punta verso il marito, ma più si scava, in senso letterale e figurato, più la verità si allontana, confusa da omissioni, sensi di colpa e memorie distorte.

Un corpo legato al fondo
Nel film di Rai 2 Gli omicidi del lago – Senza fiato, il cadavere di Daria Ballhofer viene rinvenuto nelle acque del lago con una ferita alla testa e un peso da immersione intorno al collo. Non si tratta di un incidente. L’oggetto è riconducibile al marito Victor, apneista noto nella zona e proprietario di una scuola subacquea in difficoltà economica. La relazione tra i due era in crisi e la famiglia di lei non ha mai approvato il matrimonio.
Victor afferma che Daria era cambiata, turbata da pensieri oscuri e da strane convinzioni. La crepa tra di loro si era allargata dopo un aborto spontaneo e la scoperta di un’anomalia genetica che lo riguarda. Intanto, Oberländer e Hoffmann iniziano a indagare tra testimonianze frammentarie, dettagli che non tornano e una rete di rapporti familiari mai pacificati.
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Presenze che non scompaiono
A differenza di altri episodi, nel film di Rai 2 Gli omicidi del lago – Senza fiato il lago è molto più di uno sfondo: è il luogo in cui si concentrano memoria, ossessione, perdita. Daria credeva che le anime dei morti abitassero sotto la superficie, prigioniere di ciò che i vivi non riescono a lasciar andare. Visioni e apparizioni non sono semplici distorsioni oniriche: sembrano contaminare la realtà stessa, specie per chi è rimasto.
Nel corso dell’indagine emergono elementi che spostano l’attenzione su più di un personaggio. La madre di Daria, Marlene, è una donna potente, rigida, decisa a proteggere la propria immagine. La sorella, Sina, vive all’ombra di aspettative familiari mai esplicitate. La figura della vittima, attraverso i ricordi degli altri, diventa sempre più sfuggente: era fragile? Delirante? Oppure semplicemente sola?

Il vuoto dentro la coppia investigativa
Anche nel film di Rai 2 Gli omicidi del lago – Senza fiato, Luisa Hoffmann (presentata nel 17° capitolo) resta una presenza sottotraccia. Pur contribuendo all’indagine, continua a non emergere con un’identità propria. Solo verso la fine si apre uno spiraglio sulla sua vita privata, ma il personaggio fatica ancora a imporsi come figura centrale.
La narrazione continua a ruotare intorno a Micha Oberländer, ancora segnato dalle perdite personali che si sono accumulate nel corso della serie. La sua resistenza a qualsiasi forma di elaborazione del trauma si riflette anche nel modo in cui affronta il nuovo caso: con distacco apparente, ma con un coinvolgimento emotivo sempre pronto a riemergere. Komlatschek, invece, offre il consueto contrappunto ironico, pur lasciandosi andare, questa volta, a una sottile deviazione personale.
La pressione che esplode
Il tema centrale del film di Rai 2 Gli omicidi del lago – Senza fiato è la pressione: fisica, psicologica, relazionale. L’apnea come disciplina sportiva diventa metafora: trattenere il fiato, spingersi al limite, restare in controllo fino a quando qualcosa dentro non cede. La sensazione di mancanza d’aria attraversa tutto l’episodio, non solo sott’acqua.
Anche i rapporti tra i personaggi sono saturi. Le tensioni non dette, le aspettative familiari, i silenzi accumulati esplodono in piccoli gesti e in decisioni affrettate. La tragedia non nasce da un gesto improvviso, ma da un lungo accumulo di pressioni non gestite. In questo, il film si avvicina più al dramma relazionale che al giallo puro.
Le visioni di Victor, vere o immaginate, di Daria che riemerge dal fondale si legano a un immaginario gotico lacustre che la regia valorizza, omaggiando figure mitologiche come Undine, spirito acquatico del folklore europeo.
Un cerchio che si stringe
La trama del film di Rai 2 Gli omicidi del lago – Senza fiato si muove tra depistaggi e false piste, ma evita i colpi di scena forzati. Il ritmo è più sostenuto rispetto ad altri episodi, anche grazie a una costruzione che alterna indizi, rivelazioni personali e momenti di tensione. La soluzione del caso non è scontata, anche se non tutti i passaggi risultano pienamente credibili.
Il sospetto si allarga fino a coinvolgere anche il socio di Victor, mentre l’indagine rivela nuovi dettagli su eredità, alibi incerti e bugie dette per proteggere. Ma alla fine, più della responsabilità penale, ciò che pesa è la catena emotiva che ha condotto al crimine.
Senza fiato è un episodio che si distingue per atmosfera e struttura. L’indagine diventa un percorso nelle fragilità personali, in ciò che resta quando il dolore non trova parole. Il lago è specchio, trappola, archivio del rimosso.
Qui la morte non è solo un fatto da chiarire, ma una condizione che continua a pulsare, che chiede attenzione. Le apparenze non bastano più a contenere ciò che è stato nascosto. E anche chi resta in superficie si accorge, prima o poi, che l’aria può mancare.

Filmografia
Gli omicidi del lago: Senza fiato
Giallo - Germania, Austria 2024 - durata 90’
Titolo originale: Die Toten vom Bodensee: Atemlos
Regia: Michael Schneider
Con Matthias Koeberlin, Alina Fritsch, Hary Prinz, Stefan Pohl, Marc Benjamin, Regula Grauwiller
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