Nel film Assaporando Parigi, in onda su Rai 1 la sera del 29 luglio, Hallmark abbandona temporaneamente le strade innevate delle commedie natalizie per camminare tra i vicoli affollati e fragranti della capitale francese. Ma se il titolo suggerisce una storia tutta centrata sul romanticismo gastronomico, ciò che emerge è invece un viaggio personale, un risveglio identitario che usa il formaggio solo come scintilla.

Fronteggiare la crisi
Il cuore della vicenda del film di Rai 1 Assaporando Parigi è Ella, interpretata da Bethany Joy Lenz, una donna americana che affronta una crisi tanto comune quanto trascurata: quella della disillusione professionale e dell’insoddisfazione esistenziale. Dopo essere stata scavalcata per una promozione e ignorata sul posto di lavoro nonostante il suo talento, Ella decide di fare ciò che molti sognano ma pochi osano: spegnere il telefono e tornare a Parigi, dove anni prima aveva assaporato un pezzo di Comté che, a suo dire, le aveva cambiato la vita.
Questa non è però la classica storia di fuga da una realtà grigia verso una Parigi idealizzata. Il film prende invece una direzione più sottile e personale: il tentativo di Ella di ritrovare se stessa (o forse di scoprirsi per la prima volta) in un luogo che le permette di farlo. In tal senso, Assaporando Parigi è meno un inno alla città e più un invito ad ascoltare quella parte di noi che sopravvive solo in certi contesti.
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Un incontro inaspettato
Nel film di Rai 1 Assaporando Parigi, appena arrivata in Francia, Ella si scontra subito con l’indifferenza e l’ironia di Serge (Stanley Weber), il burbero ma affascinante fromager, esperto di formaggi, che le rifiuta perfino il proprio nome. Un “mister Fromage” che incarna il cliché del francese ruvido ma autentico.
Da quel primo incontro nasce un percorso che unisce cultura gastronomica, confronto interculturale e dinamiche interpersonali. Ella riesce a ottenere un improbabile stage nella sua fromagerie, pagata in cinque tipi di formaggio al giorno. Il lavoro manuale, l’immersione nel sapere artigianale e la vicinanza con Serge la trasformano lentamente. Ma non è l’unico uomo a orbitare nella sua nuova quotidianità: c’è anche Gaston (Ben Wiggins), critico gastronomico elegante, cugino della sua coinquilina Clotilde (Manon Azem), e perfetto rappresentante dell’apparenza seducente ma poco profonda.
A fare da contrappunto a Ella ci sono figure come Clotilde (eccentrica, vitale, quasi cinematografica nella sua leggerezza) e la madre di Ella (Lucy Newman-Williams), simbolo delle aspettative di una generazione precedente: casa, stabilità, responsabilità. Se Clotilde incarna il “perché no?”, la madre incarna tutti i “non si fa”.

Una vita francese
Il film di Rai 1 Assaporando Parigi lavora su più livelli. Il primo, evidente, è quello del contrasto culturale: tra la produttività ansiogena americana e la lentezza goduriosa francese. Ella, all’inizio, è vestita come un cliché da burnout newyorkese: jeans larghi, felpa e cappello da baseball. Ma man mano che si riappropria del proprio tempo, del proprio corpo e delle proprie emozioni, cambia anche il modo in cui si presenta. Il film usa il guardaroba come specchio interno: dal grigio spento all’eleganza disinvolta, Ella rinasce visivamente.
Il secondo livello è relazionale. Ella non è una donna che cerca l’amore come soluzione, ma una donna che impara a riconoscere l’amore come possibilità. La relazione con Gaston è una maschera sociale, un’illusione costruita sull’idea di cosa “dovrebbe” volere. Quella con Serge, invece, è più lenta, reale, scomoda e vera. E infatti, quando si avvicinano troppo, lui si tira indietro, accusandola di non sapere ancora chi sia. Un’accusa dura, ma forse giusta.
E poi c’è il tema dell’identità. Non si tratta solo di lasciare un lavoro o una città, ma di scegliere cosa tenere e cosa lasciar andare. Serge parla del suo “reverse bucket list”: non i sogni da inseguire, ma le cose che si è pronti a eliminare. In fondo, Assaporando Parigi ruota tutto attorno a questo: imparare a semplificare. A scegliere ciò che conta.
Un finale che chiude il cerchio
Quando Ella decide (momentaneamente) di tornare a casa, è perché si sente di nuovo smarrita. Ma proprio come in ogni trasformazione vera, è l’ultimo gesto, quello inattesom a farla tornare indietro. La scelta non è più un impulso, ma una decisione consapevole. E, quando il film si chiude con la scena davanti al nuovo wine & cheese bar, “La Cheddar-ie”, il nome stesso è il simbolo di un compromesso possibile: tra la leggerezza americana e il rigore francese, tra ironia e profondità, tra chi si era e chi si è diventati.
Il film di Rai 1 Assaporando Parigi non reinventa la narrativa del “viaggio come terapia”, ma la svuota di retorica per restituirle un senso più intimo e concreto. Il tv movie racconta con sincerità il momento in cui si prende una pausa per chiedersi: chi sono davvero, fuori dal rumore? La risposta, spesso, non sta in un posto o in una persona, ma in un pezzo di formaggio mangiato lentamente, sotto il sole di un pomeriggio qualunque.
Non serve credere nei sogni. Basta ricordarsi di vivere.
Filmografia
Assaporando Parigi
Sentimentale - USA 2024 - durata 84’
Titolo originale: Savoring Paris
Regia: Clare Niederpruem
Con Bethany Joy Lenz, Stanley Weber, Ben Wiggins, Manon Azem, Lucy Newman-Williams, Florence Banks
in streaming: su Rai Play
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