Con Tartarughe all’infinito, il film in prima tv su Sky Cinema Uno la sera del 4 luglio, l’universo narrativo di John Green compie un salto più intimo, più scomodo e, a tratti, più disturbante. Lontano dagli slanci romantici e tragici di Colpa delle stelle o dai misteri carichi di simbolismo di Cercando Alaska, questa storia è un viaggio profondo (a spirale) nella mente di una ragazza adolescente con disturbo ossessivo-compulsivo. E nel film di Hannah Marks, tratto dal romanzo del 2017, quella spirale prende forma visiva, sonora, narrativa. Non sempre con equilibrio, ma con un’intenzione rara: farci entrare davvero nella testa di una persona che lotta contro se stessa.

La trama (che non è quella che sembra)
La sinossi del film Sky Tartarughe all’infinito può trarre in inganno: Aza Holmes (Isabela Merced) e la sua migliore amica Daisy (Cree) si mettono sulle tracce di un miliardario scomparso, padre del misterioso e affascinante Davis (Felix Mallard), per ottenere una ricompensa da 100.000 dollari. Ma il mistero dell’uomo svanito, girato in una sonnolenta Indianapolis che sembra qualsiasi sobborgo americano, è solo un pretesto. L’indagine cede presto il passo alla vera questione: Aza contro la sua mente.
Aza ha sedici anni, frequenta la scuola, guida una macchina con un cd degli Outkast bloccato nel lettore, si preoccupa per il college. Ma vive anche sotto l’assedio costante di pensieri ossessivi, legati soprattutto al suo terrore per i batteri e le infezioni. Il suo nemico? Il Clostridium difficile, un batterio potenzialmente letale. La sua ossessione? L’idea di perdere il controllo sulla propria identità perché dominata da microrganismi estranei.
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I personaggi (e i loro mondi)
Aza Holmes è il centro gravitazionale del film Sky Tartarughe all’infinito. Interpretata da Isabela Merced con intensità e tenerezza, è un personaggio che sfugge alla stereotipizzazione: non è la “ragazza strana”, non è l’eroina da salvare. È, semplicemente, una persona in lotta con se stessa, con momenti di lucidità e altri di assoluta paralisi. Merced riesce a rendere credibile ogni singolo passaggio: dalla dolcezza al panico, dalla confusione alla rabbia.
Daisy, la migliore amica, è la vera rivelazione del film. Energica, impulsiva, piena di battute e contraddizioni, scrive fan fiction di Star Wars e porta con sé una vitalità che bilancia la gravità emotiva di Aza. Ma non è una semplice “spalla comica”: ha le sue frustrazioni, i suoi limiti, e in una delle scene più forti del film, fa sentire la sua voce, stanca di essere sempre quella che sostiene.
Davis, invece, è il punto debole del film. Il suo rapporto con Aza è dolce, potenzialmente struggente, ma resta superficiale. Il personaggio non riesce a imporsi come qualcosa di più del “bel ragazzo triste”: manca spessore, manca conflitto reale. Il confronto tra la profondità della relazione tra Aza e Daisy e la leggerezza di quella tra Aza e Davis è netto, quasi impietoso.

Il disturbo ossessivo-compulsivo non è un espediente narrativo
Il vero centro del film Sky Tartarughe all’infinito non è l’amore, non è il mistero, ma il disturbo ossessivo-compulsivo di Aza. E qui il film si distingue: non lo riduce a una “caratteristica”, non lo usa come espediente narrativo. È parte integrante della struttura. Le spirali mentali di Aza sono rese attraverso montaggi visivi disturbanti, macrofotografie di batteri, suoni alienanti. Lo spettatore sente quella prigione mentale. E più importante ancora: capisce che non è una semplice “paura dei germi”. È una crisi d’identità, un dubbio ontologico: chi sono io, se il mio corpo è composto per la maggior parte da batteri estranei?
La sceneggiatura, firmata da Elizabeth Berger e Isaac Aptaker, riesce in parte a veicolare queste tensioni. Ma quando cerca di esplicitare troppo, cade nel didascalico. La voce narrante di Aza, strumento efficace per entrare nella sua mente, a volte suona troppo ordinata, troppo letteraria, rispetto al caos che vorrebbe rappresentare.
In bilico ma sincero
Se c’è un cuore emotivo che pulsa davvero nel film Sky Tartarughe all’infinito, è l’amicizia tra Aza e Daisy. È qui che Marks trova il suo tono migliore: realistico, affettuoso, imperfetto. Le due ragazze ridono, litigano, si sostengono, si deludono. Ma stanno insieme perché sono vere. In un panorama young adult che spesso confonde la profondità con i monologhi pretenziosi, qui c’è un rapporto che respira.
Tartarughe all’infinito è un film imperfetto, a volte sbilanciato, a tratti faticoso. Alcuni momenti cadono nel sentimentalismo facile, alcune scene sembrano scritte con l’evidenziatore emotivo. Ma è anche un film onesto, che tenta di restituire la complessità della sofferenza mentale senza romanticizzarla né ridicolizzarla.
È una storia per adolescenti che non tratta gli adolescenti da idioti. Un film che osa mostrare quanto possa essere invalidante l’ansia, quanto possa essere difficile amare se stessi e gli altri quando si ha paura anche solo di un bacio.
Non sarà Colpa delle stelle. Non commuove con la stessa violenza né ha una coppia destinata a entrare nell’immaginario popolare. Ma Tartarughe all’infinito è più silenzioso, più riflessivo, più vero. E nel suo sforzo di restare vicino alla verità interiore del personaggio, ci lascia con una delle domande più importanti che un film per giovani adulti possa porre: possiamo davvero amarci, quando non ci sentiamo interi?
Filmografia
Tartarughe all'infinito
Sentimentale - Usa 2024 - durata 111’
Titolo originale: Turtles All the Way Down
Regia: Hannah Marks
Con Isabela Merced, J. Smith-Cameron, Judy Reyes, Felix Mallard, Hannah Marks
Colpa delle stelle
Drammatico - USA 2014 - durata 120’
Titolo originale: The Fault in Our Stars
Regia: Josh Boone
Con Shailene Woodley, Ansel Elgort, Willem Dafoe, Laura Dern, Nat Wolff, Lotte Verbeek
Al cinema: Uscita in Italia il 04/09/2014
in streaming: su Amazon Video Timvision Google Play Movies Apple TV Disney Plus Rakuten TV
Cercando Alaska
Drammatico - USA 2019 - durata 50’
Titolo originale: Looking for Alaska
Creato da: Josh Schwartz
Con Charlie Plummer, Kristine Froseth, Timothy Simons, John James, Maya G. Love, Ron Cephas Jones
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