Mesi fa, per ricordare la bellezza prematuramente scomparsa di Louie Anderson, ci si chiedeva se anche i comici gentili vadano nel paradiso delle risate, o se è destino che vengano ricordati meno e peggio dei loro colleghi che con quella bocca lì piena di parolacce ci baciano le loro mamme. Quella volta, la grossa scoperta dell’acqua calda è stata che dire “stronzo” o “malandrino” non fa troppo la differenza se sei un ottimo comico e se sul palco dai libero sfogo a te stesso e a quello che sai fare meglio. Questa volta, con l’occasione del dovuto recupero di uno speciale di James Acaster su Netflix, viene da chiedersi se lo stesso destino di cui sopra valga anche per i comici “educati”, quelli che per far ridere la gente non usano violenza (verbale) contro nessuna categoria di uomini o donne o bambini o trans o animali buffi. Come direbbe lo stesso Acaster: «È divertente insultare gli altri per fare ridere la gente, no? È proprio come ai bei vecchi tempi della scuola, quando lo chiamavamo bullismo».

In un mondo in cui – vedi il video quassù – l’insulto, oltre a essere parte integrante nella vis comica della maggior parte degli stand up comedian, è diventato ufficialmente anche un (a tratti) esilarante sottogenere della comicità, la domanda posta più sopra ha abbastanza senso. Anche perché le sensibilità cambiano, la soglia di offesa si abbassa, e se non hai il tono o il carisma corretto difficilmente ti verrà concesso di prendere quella strada ricca di curve scivolose. James Acaster è un comico inglese che è sia esperto (nonostante i suoi 37 anni) sia al passo con i tempi. È abbastanza esperto da avere imparato che sul palco non può essere quello che non è e non può fare quello che non gi riesce; ed è abbastanza al passo con i tempi da avere intuito che la sua comicità sensibile e strampalata avrebbe avuto un effetto dirompente se mischiata ai vecchi canoni dei monologhi comici che iniziano con «Tua mamma è talmente grassa che...».

Repertoire è l’unico speciale comico di Acaster disponibile in Italia. Il resto della sua comicità si svolge dal vivo – è una presenza fissa all’Edinburgh Festival Fringe – e soprattutto sul piccolo schermo inglese, dove da anni delizia anarchicamente gli spettatori britannici con ospitate caotiche all’interno di programmi d’intrattenimento già di per sé abbastanza caotici.

Repertoire è un esperimento di stand up, uno speciale diviso in quattro tranche cicliche (l’ultima finisce introducendo la prima) e in cui, come da titolo, Acaster raggruppa e organizza tutto il suo repertorio comico fin lì accumulato in un’unica parabola narrativa di quasi quattro ore.

L’energia comica di cui Acaster si priva – quella dell’insulto, il quale unisce o divide immediatamente un pubblico e crea polarità – viene recuperata altrove. Il comico inglese è un maestro nella creazione di un monologo che, al contrario della collezione di episodi con cui la maggior parte dei colleghi struttura il proprio spettacolo, possiede un vero e proprio arco narrativo. Ogni capitolo di Repertoire (Recognise, Represent, Reset e Recap) potrebbe essere la sceneggiatura di un film comico surrealista, in cui si alternano personaggi, situazioni, dialoghi, colpi di scena, tensioni e risoluzioni. C’è un po’ di Bo Burnham nella struttura degli spettacoli di Acaster, nel senso che nei suoi set vengono inseriti elementi di regia e di messa in scena che potenziano il monologo; e nel senso che la loro è una comicità quasi surreale. Anzi, nel caso dell’inglese è come se stesse filtrando una classica comicità di osservazione attraverso una lente surrealista.

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James Acaster

Acaster inventa storie e scenari che nella struttura ricalcano i monologhi dei maggiori comici d’osservazione (da Seinfeld in giù), ma in quanto a contenuto uniscono nella stessa scena il divorzio, la classifica matematici preferiti dal comico, le idiosincrasie dei doodle di Google e il modo migliore per chiudere uno scatolone senza usare il nastro adesivo; oppure passa cinque irresistibili minuti a fare gossip sui famigerati minatori cileni rimasti intrappolati nel 2010; o ancora si lancia in un’intemerata sulla qualità delle gomme da cancellare vendute nei gift shop dei musei, usando gli stessi toni ed evidentemente prendendo in giro quella schiatta di comici del “non si può più dire niente, adesso insulto qualcuno come il bullo che sono e poi mi lamento della cancel culture”. Insomma, quello di Acaster è uno spettacolo molto più curato e sceneggiato della media, e che richiede più attenzione della tipica stand up: se perdi un giro rischi di rimanere spaesato. Molta della comicità di Repertoire è contestuale, e già dopo il primo sketch del primo capitolo diventa quasi un affare interno, fra amici, ripagando il coinvolgimento del pubblico. E senza mai insultare nessuno.

Autore

Nicola Cupperi

Scrive per FilmTv perché gliel'ha consigliato il dottore. Nel tempo libero fa la scenografia mobile. Il suo spirito guida è un orso grigio con le fattezze di Takeshi Kitano.