Se eravate già grandicelli negli anni ‘90 – quando la cocaina in televisione non era più un benefit contrattuale come negli anni ‘80 ma comunque aveva ancora il suo perché – mi rendo conto che un titolo del genere non potrà che rivangare nostalgiche memorie di atmosfere volutamente trash e acconciature involontariamente rivedibili. Vivaddio, però, non sto dicendo che l’Uomo Gatto di Sarabanda abbia intrapreso una carriera da stand-up comedian – mi scuserà, ma non ce lo vedo. Molto più semplicemente c’è Todd Barry che ha pubblicato il suo ultimo speciale a gratis su YouTube e l’ha intitolato Domestic Shorthair, il nome che gli anglofoni danno ai gatti generici a pelo corto non ascrivibili a una razza ben precisa. Non sto nemmeno dicendo che Todd Barry sia un gatto generico a pelo corto non ascrivibile a una razza ben precisa. Aspetta però. Effettivamente era proprio quello che volevo dire. Ma scritta così suona male.

Come descrivere al meglio quel vecchio arnese di Todd Barry, comico e attore di rarefatto culto? Lui ci tiene il più possibile a ricordare la sua presenza in The Wrestler – era fisicamente a Venezia l’anno del Leone d’Oro ma si è dovuto pagare da solo il biglietto aereo – e il suo piccolo ma pivotale ruolo in Pootie Tang; a essere furbi, poi, si dovrebbe quantomeno citare il suo personaggio ricorrente in Louie, visto che unisce entrambe le metà della mela – recitazione e stand-up. Ma a essere davvero onesto e dovendo decidere una sola delle sue attività per descriverlo al meglio, citerei il fatto che Todd Barry è un comico talmente onnipotente nel fregarsene delle normali regole d’ingaggio dell’intrattenimento, da aver creato sul suo sito personale un’apposita sezione (il Museo degli scontrini) in cui pubblica e descrive nel dettaglio le ricevute fiscali di cui è più orgoglioso. Come quella volta che ci ha tenuto a sottolineare, con tanto di prove, che l’Ayam Dada Masak Cabe (con riso) è nettamente il suo piatto preferito.

Barry è uno scemo, dunque. Ma è uno scemo che trae sollazzo dall’essere scemo. È un comico vecchia scuola (attivo sin dagli anni ‘90) che nel corso dei lustri ha perfezionato le tonalità che lo hanno reso piuttosto riconoscibile (quantomeno negli Stati Uniti). Barry è al contempo sarcastico, imperturbabile, meta-testuale, monocorde, sardonico, surreale, autocritico e autoironico. Quando deve cambiare marcia, piuttosto che modulare la voce o il ritmo della battuta preferisce inserire tocchi iperbolici che cozzano in maniera esilarante con il tono composto e mellifluo che usa. Salta da una battuta all’altra velocemente, ma senza frenesia. Ed è talmente padrone del suo linguaggio e della sua voce comica da non aver bisogno di usare connettivi per passare da un joke all’altro: il suo è un fuoco di fila di premesse e punchline quasi senza soluzione di continuità e certamente senza un tema riconoscibile a tenerle insieme. Lui stesso è il collante del suo spettacolo; la postura che tiene sul palco, il modo in cui si pone e l’energia che esprime fanno più della metà del lavoro nella sua comicità e danno una forma compatta e riconoscibile al monologo.

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Domestic Shorthair

L’unico filo rosso che riesce a resistere in questo irresistibile magma comico, l’unico argomento insistito che potrebbe arrivare a costituire un bit corposo, nonché l’unico tema su cui qualsiasi persona sensata (= che mal sopporta il resto del genere umano) vorrebbe concentrarsi davvero, è quello dei gatti. Ed è meraviglioso e perfettamente coerente che questo comico, in apparenza incapace di soffermarsi per più di due battute di fila su un tema a causa del suo atteggiamento (ironicamente) superiore e disinteressato nei confronti di tutto ciò che lo circonda – esattamente come i felini domestici, solo che loro sono anche bellissimi e dunque possono permettersi di farlo senza ironia – ,cali clamorosamente le brache quando si parla di gatti. “Calare le brache” è un’esagerazione, ma neanche troppo. A un certo punto Barry non resiste e tira fuori le diapositive del suo gatto – con tanto di puntatore laser per aiutarsi a indicare le caratteristiche migliori delle foto. “Il suo nome è Michaeline ed è una corrispondente estera per Al-Jazeera”. Forse, detta così, la spiegazione sull’Uomo Gatto funziona un po’ meglio.

Autore

Nicola Cupperi

Scrive per FilmTv perché gliel'ha consigliato il dottore. Nel tempo libero fa la scenografia mobile. Il suo spirito guida è un orso grigio con le fattezze di Takeshi Kitano.