Essere presi nel sogno o nel desiderio d’amore dell’altro, senza condividerlo, è l’orrore. Si sfiora la morte, come succede, perfino tra danze in Technicolor, a Fred Astaire (Jolanda e il re della samba) e a Gene Kelly (Il pirata). Ne sa qualcosa l’insegnante di origini tedesche Alma Imhoff (Julia Roberts, già storica dell’arte in Mona Lisa Smile), prossima alla cattedra di Yale, che ha instaurato un rapporto da Eva contro Eva con l’allieva Maggie (Ayo Edebiri), lesbica, nera, rampolla di mecenati e alle prese, nell’autunno 2019, con una chiacchierata tesi di dottorato in filosofia morale.

Alma, che soffre fisicamente un passato traumatico, è oggetto d’affezione anche di un astro nascente della ricerca teoretica, costruttore come lei, grazie a Nietzsche e Agamben, di concetti arditi che ci salvano dall’autodistruzione: il rubacuori Hank (Andrew Garfield), collega che ambisce alla stessa cattedra, ma che - «bianco, eterosessuale, cisgender» - è sconfitto in partenza. Alma si avvale di un #MeToo rampante, mentre nessun reazionario osa attaccare la cancel culture, i cui moventi progressisti verranno capovolti solo nel 2025 (anno dell’epilogo). Il desiderio, per Alma e Maggie, non si limita al possesso di una persona, è strategia di potere: sono dark lady che seminano cadaveri in un mondo cromaticamente spento, quasi noir, in cui cinismo e opportunismo sono i sentimenti esclusivi. Una foto di «Smith, Wesson and me» nello studio di una terapista del campus (Chloë Sevigny) ricorda il crepuscolo della morale, mentre la dottoressa denuncia i privilegi, il senso di superiorità e l’incessante auto-vittimizzazione degli studenti e si meraviglia, al bar, che un brano del molestatore Morrissey venga ancora diffuso...

Nel party d’apertura del film, organizzato con il marito Frederik (Michael Stuhlbarg), psicoanalista pazzo per i ritornelli devianti di John Adams, Alma - radiante nei suoi riccioli alla Veronica Lake e illuminata soffusamente da una bella boiserie e da Malik Hassan Sayeed, direttore della fotografia di Spike Lee prima maniera, interviene nel salotto di colta mondanità con una zoomata sul Panopticon di Foucault: nello stato di polizia il dispositivo di controllo totalitario è garantito dallo spionaggio di tutti su tutti. Altro che parodia.

Oscilla tra thriller psicologico e horror, After the Hunt - Dopo la caccia, scritto dall’esordiente Nora Garrett. Un film in cui «nessuna decisione sartoriale viene preso alla leggera e nessun elemento di design è frutto del caso» scrive acido il “New Yorker”, che sottovaluta il sudore stilistico di chi sa decostruire e far ballare concetti, affetti e “percetti” (cioè le sensazioni che sullo schermo sopravvivono in eterno a chi le ha provate). Ambientato a New Haven (ma è Londra), l’omaggio più che a Woody Allen è a Minnelli e Altman, i cui copioni non cercavano di risolvere tutto: un paesaggio emozionale lo si costruisce con ellissi, sbagli, esitazioni e sottintesi.
Il film
After the Hunt - Dopo la caccia
Thriller - USA 2025 - durata 139’
Titolo originale: After the Hunt
Regia: Luca Guadagnino
Con Julia Roberts, Ayo Edebiri, Michael Stuhlbarg, Andrew Garfield, Chloë Sevigny, Lio Mehiel
Al cinema: Uscita in Italia il 16/10/2025
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