Da una delle novelle di Se scorre il sangue, il ritorno di Mike Flanagan al cinema (dopo il contratto con Netflix chiuso con La caduta della casa degli Usher) e a Stephen King (dopo Il gioco di Gerald Doctor Sleep e prima della serie Prime Video tratta da Carrie). La prima cosa da sapere di questo The Life of Chuck, è che è meglio non avere letto nulla (nemmeno il racconto), prima di vederlo. Stateci. Al limite ci ritroviamo qui dopo. L’adattamento è fedele, anche nella struttura. Il film che lo accoglie è a basso budget, ridotto ad attori e location da teatro di posa, da teatro del mondo: un cinema pulito. Limpido. Come uno Spielberg minore. Si comincia dalla Fine, dall’atto III: il mondo finisce non con uno schianto, ma con un piagnisteo, la premessa è l’interrompersi improvviso di internet, con tutto il suo consumo d’energia sentimentale, con tutto il suo rumore di fondo. Quello che resta sono uomini e donne soli, depressi, molti suicidi, tanti incapaci di confrontarsi con il termine di tutto, pochi ostinati nell’attraversare quelle macerie con il solito - gradualmente impossibile - tran tran. E con la voglia di arrivare, finalmente, comunque troppo tardi, al cuore delle cose, al centro esatto dei sentimenti, a quello che conta sul serio.

Chiwetel Ejiofor
The Life of Chuck (2024) Chiwetel Ejiofor

Ma in tutto questa mesta, eppure dolce conclusione, c’è un dato sconcertante, un paradosso in extremis, l’assurdo che riemerge alla Fine. Un nome e un volto ricorrenti, insistenti, incomprensibili: quelli di un tale, di un Chuck come tanti (Tom Hiddleston), impiegato e stereotipo, sconosciuto a tutti. Impomatato e sorridente in spot old style trasmessi ovunque, celebrato e omaggiato alla radio e in tv, anche quando i media si fermano e smettono di comunicare. Tutto, ma non lui: un tormentone inquietante, un i inspiegabile. Grazie, Chuck. Ma per cosa? L’atto II e l’atto I, il principio di tutto, risponderanno, reinquadrando questo primo piccolo, tenero, rassegnato capitolo catastrofico, in una storia ulteriore, inaspettata, laterale.

Mike Flanagan
The Life of Chuck (2024) Mike Flanagan

Quello che segue, è una jam session per colletto bianco ballerino e batteria, uno scorcio di musical, una sorprendente parentesi di energia a rompere l’incedere quotidiano. E poi, infine, un coming of age di provincia, con il gotico ad aleggiare e un finale che non può non ricordare - umile, diretto, capace di cogliere il senso ultimo del suo pensiero - 2001: Odissea nello spazio. Minuto e bellissimo, il film nulla ha a che vedere con il mainstream hollywoodiano di oggi. Il suo passo à rebours serve a trovare un principio, a mettere ordine, a trovare un senso tra le immagini, i fantasmi confusi, le tracce abbandonate, i desideri inespressi e proiettati nel mondo da un uomo. Perché non importa chi sono, i protagonisti di quel primo atto: conta solo quello che provano, le tensioni che li legano, i sentimenti che raccolgono mentre tutto, lo sappiamo, lo sapevamo, sta per finire. Un greatest hits emotivo. Che è quello che resta, quello che conta sul serio, quello per cui valeva la pena. Nitido, umanista: uno dei migliori film di quest’anno.

Autore

Giulio Sangiorgio

Dirige Film Tv, co-dirige I mille occhi di Trieste, programma cinema, festival, rassegne, insegna (alla Iulm), sviluppa (progetti di film di giovani registi, per Milano Film Network), e, soprattutto, sopporta. Sopporta tantissimo.

Il film

locandina The Life of Chuck

The Life of Chuck

Drammatico - USA 2024 - durata 125’

Titolo originale: The Life of Chuck

Regia: Mike Flanagan

Con Tom Hiddleston, Mark Hamill, Karen Gillan, Samantha Sloyan, David Dastmalchian, Matthew Lillard

Al cinema: Uscita in Italia il 18/09/2025