Michela Giraud sostiene fin dal titolo del suo primo speciale su Netflix – meritato riconoscimento dopo una lunga gavetta tra Comedy Central, brutti programmi sul digitale terrestre (C’era una volta l’amore) e incursioni in LOL - Chi ride è fuori – che dirà la verità, nient’altro che la verità. Lo giura. Ed effettivamente lo stand-up, vista la sua proverbiale mancanza di contraddittorio, è il linguaggio ideale per contrabbandare qualche verità, nascosta da battuta o meno. I monologhi comici non sono una rivista scientifica, non c’è il fact-checker che controlla la veridicità di quanto detto. Anzi.

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Michela Giraud

Se intervieni a sproposito (ma anche a proposito) durante uno spettacolo sei un heckler e ti pigli pure, e correttamente, dello stronzə. Lo stand-up è quel luogo magico dell’intrattenimento in cui paghi e una persona con un disagio e un narcisismo sopra la media sale sul palco per farti ridere, molte volte raccontando i fatti propri (o la propria versione del mondo, l’universo, la vita e tutto quanto) in maniera più o meno buffa. Diciamo tutto questo perché sarà pur vero che in Italia abbiamo finalmente sdoganato la stand-up comedy, ma essa rimane ancora un organo trapiantato sul corpo dell’intrattenimento nostrano, a costante rischio rigetto; una specie di milza del mondo dello spettacolo. Tanto che Giraud, donna e comica di stand-up in un paese dove vanno ancora per la maggiore le barzellette sulle femmine in cucina, ha tuttora il suo bel daffare per giustificare a un certo pubblico la propria esistenza come performer. Fortuna che la stand-up comedy fornisce sia i problemi, sia le soluzioni per risolverli. Come dimostra la stessa Giraud in questa astuta marchetta in occasione dell’uscita di La fantastica signora Maisel.

La verità, lo giuro! prosegue in maniera intelligente su quello stesso solco: raccontare la realtà dal punto di vista di una donna lontana dai canoni estetici premiati dal mondo dello spettacolo, oltretutto alle prese con un mestiere artistico stereotipato come sessista, in un paese notoriamente fermo al tardo Pleistocene per quanto riguarda gli stereotipi di genere e in cui, peraltro, quel mestiere di cui sopra è sconosciuto alla e/o incompreso dalla stessa stragrande maggioranza di popolazione che si gratta la testa quando sente le parole “identità non binarie”. È vero che siamo il paese di Anna Marchesini, Paola Cortellesi e Sabina Guzzanti, fra le persone più divertenti ad aver mai calcato i set televisivi italiani; ma è altrettanto doloroso ricordare che erano tutte e tre circondate da maschi, corollario necessario per far accettare la pillola rossa a un grande pubblico non particolarmente progressista. Ecco, Giraud è quel tipo di comica lucidamente consapevole di se stessa e del proprio contesto, che gioca sul sottile confine tra orgoglio per i propri difetti e per le proprie unicità, e autodeprecazione frutto di pressioni esterne ed educazione cattolica. Quel tipo di comica che contesta la terribile formula giornalistica della “ragazza tosta”: «Ma cosa fa una ragazza tosta? Trova le chiavi in borsa al primo colpo? Parcheggia a sinistra? Va in bagno da sola? È nana, ma nonostante tutto non è tana?». Insomma, quel tipo di stand-up comedian con una propria voce comica forte e ben definita, strutturata e furbescamente sul pezzo, ma anche con qualche problema a chiudere le battute senza ricorrere a facilonerie da cabaret; come se il prezzo da pagare alla tradizione del Bagaglino e di Colorado Café non sia già stato abbondantemente espiato.

Eccolo il più grande mistero dello speciale di Giraud. La verità, lo giuro! è uno spettacolo comico dalla planimetria moderna, uno stand-up con tutti i crismi costruito unendo sequenze che si rimandano l’un l’altra, legate da alcuni leitmotiv tematici; ma il materiale usato per mettere in piedi l’edificio comico è, a tratti, antico e (soprattutto) facile. Che non è detto che non possa essere una soluzione divertente. Le barzellette sono antiche e, molte volte, facili; ma possono anche essere divertenti (a seconda del contesto e di chi le racconta). Il cabaret in un contesto di stand-up, invece, stona e trascina verso il basso anche il resto del materiale ben cesellato. Tante care cose a Michela Giraud comunque, che non è una ragazza tosta e men che meno una donna con le palle quadrate. Quelle sono definizioni pigre che rendono triviale e banale una verità molto più semplice: Giraud è una gran comica, fra i pionieri italiani di un genere che sta ancora finendo di smarcarsi da una tradizione che, in questo tipo di contesto, stride assai. Noi siamo i denti, il cabaret è il bruxismo e la prossima generazione di comici sarà l’apparecchio notturno che non ci farà digrignare con punchline da villaggio vacanze, messe lì per compiacere un pubblico non ancora del tutto svezzato.

Autore

Nicola Cupperi

Scrive per FilmTv perché gliel'ha consigliato il dottore. Nel tempo libero fa la scenografia mobile. Il suo spirito guida è un orso grigio con le fattezze di Takeshi Kitano.