Suggestioni in superficie

Il cielo di Roma invaso da stormi di uccelli, le nuvole fluttuanti sopra le chiome dei platani, la bicicletta di Marta in corsa lungo il Tevere... Suggestioni visive della catalana Isabel Coixet nell’intento di trasferire sullo schermo la poetica di Michela Murgia e del suo ultimo romanzo a più voci, Tre ciotole. Dolore, malattia, morte scandiscono la filmografia della regista, conquistata dalla «poesia nell’apparente banalità della vita quotidiana» attribuita alla vulcanica Murgia.

Il rischio è lo scivolamento nei luoghi comuni, tipo l’americano che pretende la tartare ben cotta e la pizza all’ananas. Già, perché Antonio è lo chef della trattoria SenzaFine, augurio a base di lingua, baccalà e polpette alle ortiche. Alba Rohrwacher fa slalom tra dialoghi interiori come «mi manca qualcuno che mi stringa la notte» e quelli ad alta voce con il cartonato (trovato per strada) di un idolo K-pop, Jirko, il solo amico nella solitudine della casa, dopo l’abbandono di Antonio, un Elio Germano alle prese, da maestro, con un personaggio evanescente dalla parlata romanesca.

Qual è il significato di L’uomo è ciò che mangia di Ludwig Feuerbach? Marta mangia hot dog e cibo in scatola, prima di ammalarsi e di scandire i pasti nelle rituali tre ciotole. Home movie in Super 8 sfocati per il passato, e un presente popolato da una sorella molesta (Silvia D’Amico) e da un collega goliardico e innamorato (Francesco Carril). L’oscillare nel vuoto di Rohrwacher conquista, però, alla fine la dimensione d’angoscia del lutto, la sospensione del respiro che fu di Cleo dalle 5 alle 7, su musiche dissonanti tra Vanoni, Carmichael, Nina Simone e Tenco.

Il film