«La risposta statunitense ai personaggi di Agatha Christie» dice Rian Johnson. E in effetti il suo Benoit Blanc, investigatore protagonista della serie Knives Out, è un possibile erede di quell’Hercule Poirot che oggi Branagh mette al centro delle sue riletture kitsch sull’Orient Express, sul Nilo e a Venezia (dove il personaggio di Christie non è mai stato: è ancora il carnevale del postmoderno, baby), in quella che potremmo definire l’unica ulteriore saga gialla del cinema contemporaneo. Solo che il personaggio interpretato da Daniel Craig (a cui è lasciata grande libertà di reinterpretare a propria misura il carattere) sostituisce l’accento belga con uno da sudista, è omosessuale (ricordate il cameo di Hugh Grant nel secondo episodio? Craig, dal suo 007 che esce dalle acque come Ursula Andress a Queer è un caso cruciale per studiare l’evoluzione sessuale del divo hollywoodiano) e con un certo gusto per il cambio d’abiti in base ai sottogeneri toccati dalla serie (impagabili le mise di Glass Onion).

E soprattutto non è solo Poirot: in lui ci sono un poco di Lord Peter Wimsey e di Ellery Queen, tantissimo dell’incredibile logica del Dupin di Poe e dell’inettitudine strategica di Colombo, e se nel cuore c’è la postura morale di un Maigret (cioè una malinconica compassione che lo porta a cercare di comprendere l’umano, dietro la figurina ultrapop di un cinema sempre di secondo grado), Johnson ci ricorda che una delle fonti di Blanc è l’assurda teatralità di Foghorn Leghorn, il gallo dei Looney Tunes. Così, questo (post)detective figlio della cultura di massa s’aggira coerentemente in luoghi comuni della storia del genere (la casa della famiglia borghese in Cena con delitto, l’isola del famoso nell’eat the rich Glass Onion), toccando punti di un’agenda politica aggiornata (il fascismo subdolo contro l’immigrato nel primo capitolo, la stupidità al potere dei nuovi ricchi nel secondo) e smontando l’ossessione primaria dell’oggi, quella del mito della reputazione (qui, nell’ultimo episodio, rivelando anche la strategia social di un wannabe candidato).

In Wake Up Dead Man il set in cui si muove Blanc è quello di una parrocchia rurale fuori New York, il padre Brown d’occasione (primo aiutante e sospettato) è un Josh O’Connor curato di campagna (con tanto di diario) mandato in castigo nella chiesa di un predicatore che sa di Il figlio di Giuda, The Master e un pochino di Midnight Mass (Josh Brolin), e l’enigma da risolvere è uno huis clos impossibile con colpevole da identificare tra i pochi credenti rimasti (nell’abituale cast quasi all star, da Glenn Close a Jeremy Renner) in balia del fascino magnetico del monsignore (e ogni riferimento all’estremismo della destra Usa è puramente voluto). Ma quello che conta è che dietro la godibile superficie di gioco cinico e (ancora) postmoderno, con scrittura esibitamente “in controllo” anche di fronte all’improbabile, c’è la ricerca di una dimensione etica non scontata, come a cercare la forma di uno spirito, la luce di un sentimento, dietro la figurine a cui ci siamo ridotti.
Il film
Wake Up Dead Man - Knives Out
Giallo - USA 2025 - durata 144’
Titolo originale: Wake Up Dead Man: A Knives Out Mystery
Regia: Rian Johnson
Con Daniel Craig, Josh O'Connor, Glenn Close, Josh Brolin, Mila Kunis, Jeremy Renner
Al cinema: Uscita in Italia il 26/11/2025


Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta