Invece dell’anonimo Parte 2 della versione italiana, a identificare il “secondo tempo” di Wicked in originale c’è For Good: cioè il titolo della canzone più amata di un secondo atto che anche dai fan più accaniti del musical teatrale è considerato debole. Mettere For Good nei titoli di testa è un modo di ri-sottolineare il nucleo tematico dell’opera di Stephen Schwartz e Winnie Holzman (l’interrogarsi sul senso del “far bene”, dell’“essere buoni”, della parola “good ”, che sfocia infine in uno scarto semantico intraducibile: “for good ” significa “per sempre”), ma anche un modo per ricordarci che c’è ancora qualcosa per cui vale la pena tornare in sala dopo l’inarrivabile Defying Gravity che concludeva il primo film.

Wicked: Parte 2 è una trasposizione che lavora in salita: il materiale di partenza è breve (appena 50 minuti, qui allungati a 138) e frammentato, i toni sono più cupi, quasi nichilisti nel tratteggiare un mondo steampunk disperatamente ostaggio di propaganda, sfiducia e artifici menzogneri, i momenti musicali sono più scarsi e meno memorabili, e, come se non bastasse, il rincorrersi di Elphaba (ufficialmente “brandizzata” dal regime del Mago “perfida strega dell’Ovest”) e Glinda (ragazza immagine del governo col “nome d’arte” di “Glinda the good ”) scorre ora parallelo alle arcinote vicende di Il mago di Oz, e dunque all’ombra di quell’ingombrante immaginario. Jon M. Chu alla regia, Holzman alla sceneggiatura con Dana Fox, e Schwartz di ritorno alle musiche insistono moltissimo sulle reprise del primo atto (così da esser certi che anche in questo secondo risuoni almeno qualche nota dei brani di maggior successo), aggiungono due canzoni nuove di zecca (No Place Like Home per Elphaba e The Girl in the Bubble per Glinda: nessuna delle due all’altezza del resto, né davvero di qualche utilità spettacolare o narrativa), si dibattono dentro le maglie di diktat inamovibili (l’aderenza al musical di Broadway da un lato, la necessità di far collimare tutto con Il mago di Oz dall’altro), finendo per impilare soprattutto un carosello di origin story.

Ecco, nel suo sposare appieno l’etica ed estetica del blockbuster contemporaneo, Wicked: Parte 2 si avvicina molto al cinema supereroico - e vale anche per i sottotesti politici, che risuonano sinistri con l’attualità (per esempio nel numero del Mago, Wonderful, in cui Jeff Goldblum può finalmente brillare), ma ricondotti dentro un rassicurante status quo (la rivoluzione non ha chance contro il riformismo, meglio ancora se è un colpo di stato light). A tenere davvero insieme lo show, a trascinarlo talvolta pure vicino alle vette degne di un gran finale, sono di nuovo le sue protagoniste, i cui “pesi” s’invertono: è di Glinda il vero arco trasformativo, e Ariana Grande-Butera sa modulare, oltre alle corde vocali, anche le sfumature tra tragico e comico, mentre Cynthia Erivo conferma con la sua Elphaba la precedente performance di notevole potenza. In fondo la loro amicizia è dall’inizio cuore e spina dorsale di Wicked, e il gancio che fin dal 2003 attira verso questa rivisitazione di Il mago di Oz legioni di fan estasiati: quella, sì, è, in ogni senso, for good.
Il film
Wicked: Parte 2
Musicale - USA 2025 - durata 138’
Titolo originale: Wicked: For Good
Regia: Jon M. Chu
Con Cynthia Erivo, Ariana Grande, Jeff Goldblum, Michelle Yeoh, Jonathan Bailey, Ethan Slater
Al cinema: Uscita in Italia il 19/11/2025


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