Inutile ripromettersi di non commentare più le traduzioni italiane dei titoli davanti a casi come questo: in originale Lo spartito della vita è Sterben, ovvero “morire”, e nella sua secchezza contiene già il nucleo tragicomico di questa fluviale epopea familiare. Lo spartito, però, c’è davvero: una sinfonia a cui un personaggio ha lavorato per anni, e che diventa protagonista di una sequenza esilarante e avvilente insieme, come accade in molti momenti del film scritto e diretto da Matthias Glasner, migliore sceneggiatura a Berlino 2024.

Diviso in cinque atti, mette in scena impietosamente (a partire dal fulminante incipit: due anziani genitori, lui smarrito dalla demenza, lei ricoperta di escrementi, al telefono con il figlio a cui assicurano che «va tutto bene») la disfunzionale famiglia tedesca dei Lunies, composta da madre, padre, un figlio direttore d’orchestra e una figlia con problemi di alcolismo, entrambi titolari di vite sentimentali disastrate. Rancori e bugie, fallimenti e speranze si rincorrono in dialoghi capaci di affondare nel trauma e nel dolore per poi spiazzare con grottesche aperture comiche, in un’alternanza di registri (come un improbabile incrocio tra Bergman e i Farrelly) che restituisce, con ambiziosa gamma di scrittura, tutte le contraddizioni dei legami familiari che ci formano quanto ci deformano.

Viscerale e provocatorio, servito da ottimi attori, Lo spartito della vita è tanto funereo quanto rassegnatamente vitalistico, mai realmente cinico a dispetto della sua visione disillusa della famiglia. Menzione speciale per l’ottima colonna sonora, dai brani orchestrali alla Garden Song del compianto Bill Fay.
Il film
Lo spartito della vita
Drammatico - Germania 2024 - durata 180’
Titolo originale: Sterben
Regia: Matthias Glasner
Con Lars Eidinger, Lilith Stangenberg, Corinna Harfouch, Hans-Uwe Bauer, Robert Gwisdek, Ronald Zehrfeld
Al cinema: Uscita in Italia il 11/09/2025
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