L’esordio nel lungo di Ari Aster si apre con un necrologio. E tra le righe di queste poche formule predefinite (i cari annunciano la scomparsa della matriarca Ellen, madre e nonna, «venuta a mancare dopo una lunga malattia») ci sono già alcuni piccoli indizi del racconto che sta per svilupparsi.

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Hereditary

Da una parte la morte, dall’altra la famiglia. Sta qui il nocciolo del film (e non solo di questo: anche Midsommar - Il villaggio dei dannati e Beau ha paura cominciano con la dipartita di un familiare), nei gradi di separazione che intercorrono tra le due parole, unite dal filo sotterraneo di un morbo ereditario.

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Hereditary

Anche la prima immagine di Hereditary, l’inquadratura della casa sull’albero, è un indizio e collega circolarmente inizio e fine - è dentro quella cabin che si chiude il cerchio, con il rito per re Paimon, finalmente incarnatosi nel suo “giusto” corpo maschile. Tutto il film è disseminato di segni (del destino), sintomi di un malessere pronto a esplodere: il regista ci mostra Charlie che taglia il capo di un piccione (usato poi nel suo macabro altarino, versione su scala ridotta della cerimonia finale) o si sofferma sul palo della luce contro il quale si schianterà la testa della ragazzina; piccole anticipazioni di un futuro imminente e ineluttabile, da tragedia greca (citata esplicitamente: a scuola il figlio maggiore Peter assiste a una lezione sulla storia di Ifigenia, che parla non a caso di un genitore che sacrifica la figlia a un dio).

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Hereditary

La sequenza iniziale prosegue e la mdp si sposta lateralmente per riprendere un plastico della casa, si avvicina ed entra in una delle microstanze, che si allarga fino a occupare lo schermo per intero, diventando scena su cui prosegue il film. Un movimento di macchina elegante, virtuoso, che scombina i piani e le prospettive (quasi come le riprese spericolate di Michel Gondry nel videoclip di Protection per i Massive Attack), ancora un indizio, qui sulla forma che assumerà il cinema di Aster, pieno di vertigini stilistiche (il jump-cut che salta dal giorno alla notte o le inquadrature rovesciate, ma anche il pianosequenza iniziale di Midsommar, altro incipit degno di nota).

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Hereditary

Inoltre, la scena di apertura introduce un ulteriore oggetto tematico di Hereditary: il modellino di Annie, dettagliata costruzione che riproduce in miniatura la dimora dove si aggirano i protagonisti - burattini inermi dentro una dollhouse, fantocci nelle mani di forze esterne, come Barbie & Ken in Coma di Bertrand Bonello, già master of puppets dalle bambole di L’apollonide fino a quelle dell’ultimo La bête, passando per i manichini di Nocturama.

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Hereditary

Lavorando sempre più ossessivamente al suo progetto, Annie ripercorre alcuni momenti di vita familiare, e attraverso il re-enactment con pupazzi cerca di elaborare il lutto: ricrea con morbosa precisione il momento dell’incidente di Charlie, quasi fosse un plastico da true crime (genere, insieme al crime drama, che insiste sul ri-mettere in scena il delitto e le sue dinamiche, dalla miniserie The Staircase, ancora con Toni Collette, a Anatomia di una caduta).

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Hereditary

Ma, come nella vera abitazione di Annie, anche la sua riproduzione in formato mini è infestata di spettri, con il fantasma materno che incombe. È maniacalmente ricorrente lo scandaglio del rapporto con le madri in Ari Aster, al centro del terzo lungo Beau ha paura o anche del corto Munchausen, sull’attaccamento malato di una mamma per il proprio figlio - su questo tema ragionava l’ottima miniserie Sharp Objects, nella quale tra l’altro compare una casa per le bambole, ma sui collegamenti tra le due storie rimando al bel videosaggio di Chiara Grizzaffi e Giulia Scomazzon, su tre esempi contemporanei di case infestate, femminile e dimensione domestica.

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Hereditary

Dunque quel modellino, fin dall’inizio, è la messa in abisso di traumi che si tramandano da una generazione all’altra, un teatrino orrendamente grottesco di marionette schizzate, e l’incipit racchiude, in piccolo, i semi di un male che ha messo radici da tempo.

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Autore

Giulia Bona

Giulia Bona è nata a Voghera e ha studiato a Milano, dove si è laureata in Lettere moderne e Studi cinematografici con una tesi su Agnès Varda e il riciclaggio creativo. Riempiva quaderni di storie e pensieri, dava inchiostro alla sua penna sul giornalino della scuola, ora scrive per Film Tv. Ama leggere, i sentieri di montagna, la focaccia e sorride quando vede un cane.

Il film

locandina Hereditary - Le radici del male

Hereditary - Le radici del male

Horror - USA 2018 - durata 120’

Titolo originale: Hereditary

Regia: Ari Aster

Con Toni Collette, Gabriel Byrne, Alex Wolff, Ann Dowd, Milly Shapiro

Al cinema: Uscita in Italia il 26/07/2018

in streaming: su Paramount Plus Paramount Plus Apple TV Channel Apple TV Google Play Movies Chili Amazon Video