L’amore è più freddo della morte. Tra il suicidio finale di Il grido e l’incipit di L’avventura c’è ancora il vuoto. Dalla camminata iniziale di Anna (Lea Massari), i personaggi sono inghiottiti nello spazio già in una giornata estiva a Roma prima del passaggio nelle isole Eolie. Può apparire come un prologo introduttivo, invece è un depistaggio fulminante.

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L'avventura

Il cinema di Antonioni già disegna le geometrie e le architetture dei luoghi come aveva già fatto, per esempio, con Milano in Cronaca di un amore, Torino in Le amiche e i paesaggi sulle rive del Po in Il grido. In quella prima apparizione Anna è già un fantasma. Si sente la sua presenza nel dialogo con il padre diplomatico, l’amica Claudia (Monica Vitti) e il compagno Sandro (Gabriele Ferzetti), ma è già un corpo trasparente. Si muove come se non vedesse gli altri. Attraverso la sua figura Antonioni già filma il malessere, l’instabilità sentimentale, l’alienazione di cui poi si approprierà prima Jeanne Moreau in La notte e poi la stessa Monica Vitti in L’eclisse e Deserto rosso.

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L'avventura

Proprio all’inizio, dopo i titoli di testa con la colonna sonora di Giovanni Fusco che segna sin da subito lo straniamento. L’avventura è avvolto, circondato, oppresso dalla luce. Crea le ombre sui muri, disegna i chiaroscuri nel continuo rapporto tra spazio e ambiente che è sempre al centro del cinema di Antonioni. Si posa sui volti, sugli edifici, sui dipinti guardati da Claudia mentre sta aspettando Anna.

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L'avventura

Il tempo dell’attesa a Roma anticipa quello della ricerca. In realtà Anna è già scomparsa da quando non vuole incontrare Sandro. I suoi silenzi diventano le sue parole. I gesti tentati e poi rientrati, la fuga dal proprio compagno, la scena di sesso dove è già un corpo che sta per annegare che anticipa quella del finale di La notte. L’incipit di L’avventura potrebbe durare anche per tutto il film e la città attraversata proprio come un altro grandissimo film pressocché contemporaneo, Dolci inganni di Lattuada.

Catherine Spaak
Dolci inganni (1960) Catherine Spaak

Gli occhi di Francesca/Catherine Spaak hanno curiosità/desiderio/paura/delusione. Quelli di Anna sono già spenti, proprio al contrario di Claudia. “Come stai?”. “Male” risponde la ragazza. Il personaggio di Monica Vitti inizialmente è spesso sullo sfondo, in profondità di campo. Si trova dietro la porta aperta/chiusa, deambula, presenta un volgo diverso rispetto alla mutazione che ci sarà nel corso del film. Antonioni disegna ancora tutte le traiettorie sentimentali dove apparentemente non sembra accadere nulla ma in realtà tutto è già successo. Ci sono già i segni di una mutazione edilizia in atto nello sfondo dei palazzi da dove da lontano si intravede la cupola di San Pietro e in un’area dove saranno costruite altre case.

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L'avventura

L’Italia del boom economico è già dentro le prime inquadrature sovrapponendosi poi invece con un’antichità perduta nel modo di filmare la piazza, la terrazza, la finestra. L’identità del cinema di Antonioni però è proprio nelle distanze. Prima di tutto fisiche. Ma anche nel caso di un contatto, diventano mentali, emotive. Anna ha già tutto alle spalle, già da quello spostamento in avanti nell’immagine che apre il film. Non ha l’impeto di Irma/Alida Valli in Il grido. Il suo cuore già ha cessato di battere.

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L'avventura

Eppure la figura di Lea Massari in queste prime immagini è fondamentale, perché poi diventa, come si è visto, prima di tutto uno spettro, ma anche un’allucinazione. Sandro e Claudia avvertiranno di continuo la sua presenza. Ma sono proprio i suoi movimenti nella casa di Sandro che mostrano anche le magiche, sfuggenti, tracce horror nel film. Potrebbe essere una strega ritornata in vita come Barbara Steele in La maschera del demonio, anche questo realizzato nel 1960. Ma soprattutto è attraverso di lei che Antonioni riesce a filmare, a lasciar continuamente avvertire quel disagio che attraversa tutto L’avventura. Nessun cineasta italiano è riuscito a renderlo così tattile, malato come in questo inizio. Il sesso senza amore e passione. Il viaggio è già nella testa di Anna. Una fuga on the road prima dello stacco di montaggio con la scena in macchina e poi in barca. Proprio per questo l’incipit di L’avventura è tra quelli più invisibili e potenti di tutto il cinema di Antonioni.

Autore

Simone Emiliani

Direttore artistico di Valdarno Cinema Fedic, collabora con Sentieri Selvaggi, Film Tv, Cineforum e Filmcritica. Tra le varie pubblicazioni, i volumi Walter Hill (scritto con Mauro Gervasini, ed. Falsopiano), Dustin Hoffman (ed. Gremese) e Fughe da Hollywood, scritto con Carlo Altinier (ed. Le Mani).

Il film

locandina L'avventura

L'avventura

Drammatico - Italia/Francia 1960 - durata 140’

Regia: Michelangelo Antonioni

Con Gabriele Ferzetti, Monica Vitti, Lea Massari, Dominique Blanchar, Esmeralda Ruspoli

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