Bastano i primissimi minuti dei titoli di testa di Edward mani di forbice per sentirsi subito avvolti dall’abbraccio fatato di Tim Burton, che racchiude nell’incipit indizi, simboli, oggetti, sagome ricorrenti, disseminati poi durante tutto il film. E ci invita a entrare, letteralmente, dentro le sue fantasticherie dark passando per un portone che si apre, un po’ come i massicci libroni all’inizio dei film d’animazione Disney.

 

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Edward mani di forbice

Prima di varcare la soglia, facciamo un piccolo passo indietro, a quel logo dorato della 20th Century Fox, ricoperto dalla neve e accompagnato dalla musica del sodale Danny Elfman. Nevica molto in Edward mani di forbice e proprio quei soffici fiocchi scendono sul marchio della major come per rivendicare, da parte del regista, un segno, un’autorialità su un progetto a lungo coccolato, il primo non su commissione, un lavoro molto personale per cui Burton ha fondato la sua casa di produzione, insieme alla producer Denise Di Novi.

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Edward mani di forbice

Possiamo ora attraversare quel portone aperto e, mentre le fiabesche note di Elfman continuano a risuonare, scopriamo cosa c’è oltre. Così i titoli di testa scorrono sopra strane statue, una scala ripida, bizzarri marchingegni in stile steampunk, un grosso paio di forbici. Poi una pioggia, anzi, una nevicata di biscotti a forma di cuore, stella, cane, omino invade lo schermo nero, seguita da due mani di cera e dal volto esanime di Vincent Price. Piccoli simboli, fugaci anticipazioni di ciò che accadrà da gustare come enigmi ancora irrisolti.

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Edward mani di forbice

Dopo, di nuovo la neve, che ricopre un castello gotico, eretto in cima a una collina scoscesa. È notte. Un movimento all’indietro della mdp ci allontana dall’oscura magione, che diventa subito l’oggetto di un altro sguardo. Quello di un’anziana donna, intenta a scrutare lontano, dietro la finestra della sua accogliente stanza.

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Edward mani di forbice

Con un movimento fluido, si passa dal castello all’interno della camera da letto, dove la nonnina (una Wynona Rider invecchiata dal trucco) rimbocca le coperte alla nipote. Che tra le coltri le chiede «perché nevica? Da dove viene la neve?», domande a cui la nonna non sa resistere. E allora comincia: «Tanti tanti anni fa…», e nel frattempo la camera si sposta di nuovo verso la finestra, la oltrepassa, sorvola dall’alto la cittadina assopita e ritorna al castello sulla collina, dove, nello stesso momento, la sagoma scura di Edward (Johnny Depp, di cui si intravede solo il profilo e la folta indomabile chioma corvina) guarda verso il basso.

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Edward mani di forbice

Non sappiamo ancora nulla dei due personaggi alla finestra, ma ci viene suggerito un legame: una relazione (la love story di Kim e Edward) percorsa da una tensione palpabile in cui però è negato il contatto, la percezione aptica, e che si manifesta invece nello sguardo. Perché Edward non può toccare. Il suo amore passa non già per le mani, sostituite da enormi forbici affilate, ma dagli occhi: si invaghisce di Kim a prima vista (addirittura guardando una sua fotografia) e continua a osservarla, e a riprodurne copie, rappresentazioni che può modellare senza paura di ferire (l’angelica statua di ghiaccio). E quando Edward “il mostro”, inseguito dalla folla inferocita, è costretto a nascondersi nel castello da dove è venuto, il tempo passa e l’amore tra Kim e Edward resta quello di due spettatori distanti, con gli occhi alla ricerca dell’altro in una notte d’inverno, sotto la neve.

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Edward mani di forbice

Edward mani di forbice comincia nella maniera più semplice e antica: con un narratore, un pubblico e un c’era una volta. Ma in questo breve passaggio si concentra tutta la passione di Burton per il fascino primitivo del racconto. Tutto il suo cinema è fatto di storie, di favole e di personaggi che narrano: a volte l’affabulazione è la struttura ossea del film (Big Fish), altre volte fa da cornice (Edward mani di forbice, appunto, ma anche l’inizio di Ed Wood); ancora, sono digressioni che riempiono un vuoto, come la leggenda del cavaliere senza testa in Il mistero di Sleepy Hollow o la ballata macabra di Emily in La sposa cadavere. E per Burton il racconto è sempre in movimento, come nel corto Frankenweenie, dove il bimbo protagonista allestisce in casa un mini film artigianale: un piccolo filmmaker incantato dalla possibilità di guidare le ombre su uno schermo bianco.

 

Autore

Giulia Bona

Giulia Bona è nata a Voghera e ha studiato a Milano, dove si è laureata in Lettere moderne e Studi cinematografici con una tesi su Agnès Varda e il riciclaggio creativo. Riempiva quaderni di storie e pensieri, dava inchiostro alla sua penna sul giornalino della scuola, ora scrive per Film Tv. Ama leggere, i sentieri di montagna, la focaccia e sorride quando vede un cane.

Il film

locandina Edward mani di forbice

Edward mani di forbice

Fantasy - USA 1990 - durata 103’

Titolo originale: Edward Scissorhands

Regia: Tim Burton

Con Johnny Depp, Winona Ryder, Dianne Wiest, Kathy Baker, Vincent Price, Alan Arkin

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