Lenzi segretissimo

Collection Umberto Lenzi, per cominciare bene l’anno. E titoli tutt’altro che scontati. Tre sono già disponibili su Minerva Classic - Le avventure di Mary Read (1961), Duello nella Sila (1962), Caterina di Russia (1963) - altri sei saranno programmati prossimamente. Ci concentriamo sulle novità a partire da Zorro contro Maciste (1963), soggetto scritto dallo stesso Umberto come noto appassionato di storia spagnola che andò a recuperare la vicenda di un presunto testamento di Filippo II, conteso da Isabella (legittima erede) e Malva, le quali assoldano una Zorro e l’altra Maciste, nientemeno, per duellare al posto loro. Uno dei crossover più fantasiosi di sempre, altro che Marvel.

I pirati della Malesia (1964) era considerato dallo stesso Umberto una piccola chicca, la lavorazione era stata avventurosa perché, girato a Singapore, “interferì” con le riprese la rivolta armata che porterà l’isola all’indipendenza. Sandokan è interpretato (bene) da Steve Reeves ma Lenzi, che amava Salgari, aveva capito come il valore aggiunto della storia fosse soprattutto Yanez, per il ruolo del quale aveva scritturato un bravo attore di teatro, Andrea Bosic, che però Reeves e il suo entourage (all’epoca, non dimentichiamolo, era una star) cercarono di limitare “protestando” la sceneggiatura originale dove rubava la scena alla tigre della Malesia. Nonostante le vicissitudini, un avventuroso ben fatto e godibile.

Una pistola per cento bare (1968) è l’unico western girato da Lenzi insieme al più opaco Tutto per tutto (1968). Non amava particolarmente il genere, ma in questo caso, anche sceneggiatore (con Marco Leto), anticipò il tema del “doppio gioco” e del colpo di scena finale a ribaltare l’assunto, tipico dei suoi gialli successivi. Per Una pistola per cento bare aveva coniato lui stesso il termine di «western-giallo».

Il paese del sesso selvaggio (1972), pochi lo sanno, è il primo cannibalico italiano anche se in realtà c’è solo una scena di cannibalismo (piuttosto cruda però), per il resto la storia, scritta da Francesco Barilli, è più avventurosa che altro, con Ivan Rassimov fotografo accusato a Bangkok di omicidio costretto a darsi alla macchia nella giungla. Ben diretto e apprezzato dall’autore, ebbe un grande successo in sala tanto da dare il la a un filone. Il “sequel”, Ultimo mondo cannibale, fu però realizzato da Ruggero Deodato.

Sulla scia del successo della trilogia del milieu di Fernando Di Leo, Lenzi firma invece Milano rovente (1973), produzione tutta meneghina della Lombard Films, con scenari piuttosto azzeccati della Milano notturna e misteriosa. La storia vede fronteggiarsi due criminali, il siciliano Antonio Sabàto e il francese Philippe Leroy, ma il primo è animato da migliori intenzioni. Chiude la collection un titolo a suo modo classico e sicuramente di culto: Incubo sulla città contaminata (1980), che aveva interessato anche Quentin Tarantino.

Collection Umberto Lenzi su The Film Club