Essere donna ieri (e oggi)

Guardate questo video reperibile su YouTube: “Monica Vitti intervistata da Enzo Biagi”.

Alla domanda del grande giornalista «perché si batte per il femminismo?» la risposta della grande attrice è netta: «Perché forse è ora». Si entra nel vivo, sempre Vitti: «Perché a una ragazza di 15 anni, come è successo a me che volevo fare l’attrice, si deve per forza dire “tu la cosa più importante che devi fare è trovarti un marito... l’importante è che tu abbia qualcuno con cui costruire il focolare, la famiglia...”?». Ebbene: era il 1971.

La scelta di una donna di non avere figli pareva allora più scandalosa che rivoluzionaria, e con le debite proporzioni a cinquant’anni di distanza il discorso pubblico è evoluto di poco. Quella di Monica Vitti era quindi, per i tempi, non solo una posizione audace ma radicale. I suoi film proposti da The Film Club dicono, fin da alcuni titoli, di un desiderio di emancipazione, della ricerca di un “centro della storia” declinato al femminile.

Mi soffermo in particolare su uno, tra i più rari, assolutamente da recuperare: Le fate (1966, su Minerva Classic). A episodi come si usava allora e come amava il produttore Gianni Hecht Lucari, soprannominato per questo Gianni “Sketch”. Il primo episodio, diretto da Luciano Salce, si intitola Fata Sabina ovvero lei Vitti alle prese con due automobilisti che non tengono ferme le mani e infine a confronto con l’unico uomo che pare non volerla importunare, e che guarda caso non è italiano. L’episodio è delizioso (come gli altri diretti da Bolognini, Monicelli e Pietrangeli, interpretati da Raquel Welch, Claudia Cardinale e Capucine) e importante nella carriera dell’attrice perché fu uno dei primi suoi ruoli “comici” dopo la lunga stagione drammatica. Venne nominata al Nastro d’argento come migliore attrice.

Anche La pacifista (1970, su RaroVideo), di Miklós Jancsó addirittura (ma attenzione: scritto da Giovanna Gagliardo, giornalista e soprtattutto documentarista femminista, suo il dittico Bellissime), è poco noto. Racconta di una donna, Barbara, coinvolta in una storiaccia di militanza politica negli Anni di piombo, costretta a prendere in mano la pistola ma non per un ideale astratto, bensì per amore, e per vendetta. Accolto freddamente alla sua uscita è invece notevole rappresentazione dello spirito del tempo, e la prova di Monica Vitti è magnifica. Altri titoli disponibili su The Film Club sono più noti ma ovviamente da non perdere o da recuperare. Capolavori come La notte (1961, su Minerva Classic) e L’avventura (1960, su RaroVideo) di Michelangelo Antonioni, commedie popolari come Amore mio aiutami (1969, su RaroVideo), che Rodolfo Sonego considerava il miglior film “di” Alberto Sordi; La ragazza con la pistola (1968, su TFC Premium), un Monicelli d’annata peraltro conseguenza del successo di Le fate (stessi produzione e cast artistico); Teresa la ladra (1973, su Minerva Classic), uno dei ruoli da lei più amati; Ninì Tirabusciò - La donna che inventò la mossa (1970) e infine La cintura di castità (1967, entrambi su RaroVideo) di Pasquale Festa Campanile.

Monica Vitti su The Film Club