Non so se avete presente, ma quasi esattamente un anno fa succedeva una cosa bizzarra, paragonabile a quella volta che, in azienda da voi, il responsabile delle risorse umane ha spintonato il delegato sindacale davanti alla macchinetta del caffè facendo la sua migliore imitazione del Berlusconi da battaglia. Un litigio fra colleghi d’ufficio insomma. Solo che l’ufficio era Hollywood e invece di mettersi le mani addosso davanti alla signora delle pulizie che sta aspettando, annoiata e completamente disinteressata, di svuotare il cestino, Will Smith ha scartellato in della fazza Chris Rock in diretta mondiale. Apriti cielo, signora mia. Certe cose non si fanno mai, figurati durante la serata degli Oscar. E specialmente certe cose non si fanno sulla fazza di un comico, che sta solo facendo il suo mestiere. Nessuno è andato a cercare Will Smith dopo aver visto Wild Wild West al cinema per chiedergli indietro i soldi del biglietto a schiaffi sui denti; e posso assicurarvi che dopo aver speso le mie sudate tredicimila lire per vedere Wild Wild West, un po’ di prurito alle mani ce l’avevo. Ma non si fa.

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Chris Rock

Chris Rock ci ha messo un anno a immortalare in un suo speciale la risposta allo Schiaffo con la esse maiuscola e l’ha fatto nella maniera più americana possibile: tentando di monetizzare al massimo la transazione, fomentando l’attesa e costruendoci attorno uno speciale di Netflix che non è incentrato su quel fatto, ma che costituisce una lunga rincorsa verso l’ultima parte del monologo, quelli in cui si discute il fatto. Ma al di là di tutto, Rock ha fatto quello che doveva fare anche con un certo senso di responsabilità, evitando di gettare benzina sul fuoco nei giorni successivi all’incidente. Badate bene: il comico e attore americano non si è negato la gioia di defecare in testa alla famiglia Smith negli spettacoli dal vivo che ha performato subito dopo la serata degli Oscar 2022. Ma si è trattenuto un anno prima di scolpire la sua risposta nella pietra di uno spettacolo registrato e distribuito globalmente da Netflix. Che poi Selective Outrage, questo il titolo del nuovo speciale di Rock, è memorabile per ben altri motivi. Non perché è il miglior monologo di Rock (spoiler: non lo è) e nemmeno perché le cose che dice su Smith e su Jada Pinkett siano particolarmente incendiarie. Selective Outrage rimarrà nella storia della stand-up moderna perché è stato il primo speciale Netflix a essere trasmesso dal vivo sulla piattaforma, per poi essere montato e caricato come qualsiasi altro spettacolo comico.

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Chris Rock: Selective Outrage

Mettiamo in un contesto questa scelta. Solitamente, un comico che filma uno speciale segue un iter preciso. Scrive un monologo, lo porta in tour dal vivo (e senza essere ripreso), lo lavora, lo lima e lo modifica in base alle reazioni del pubblico e quindi, alla fine del suo percorso nei teatri o nei locali, finalmente lo registra lungo il corso di diverse serate e lo monta mettendo insieme i pezzi più riusciti, quelli meglio realizzati e quelli che hanno ricevuto la migliore risposta dagli spettatori in sala. Una faccenda bella tosta, dunque, quella di andare in diretta globale a proporre un monologo (soprattutto quando è così sentito), anche per un professionista come Rock, sulla cresta dell’onda dei locali fumosi (ri-go-ro-sa-men-te) da ormai trent’anni. E infatti il comico è inciampato nella foga, scappellando una battuta durante la diretta ma aggiustandosi in corso d’opera e riprendendosi con grande professionalità, ammettendo l’errore e ripetendo la battuta per favorire il montaggio e, nella versione definitiva, proporre il bit nella maniera corretta.

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Chris Rock

Selective Outrage, però, è anche lo speciale in cui Rock si abbandona in maniera più vacua ai suoi manierismi e a un certo boomerismo di fondo, almeno per tre quarti di spettacolo. Sul palco, e da sempre, Rock urla e ripete, urla e ripete, urla e ripete. E quando ha dei motivi davvero validi per essere incazzato, il suo stile è probabilmente uno dei più efficaci e potenti in circolazione. Quando invece deve raccontare la sua nuova vita da cinquantenne straricco neo-single che torna a “riflettere” sulle gioie della fica, beh, diciamo solo che funziona un po’ meno. Nel momento in cui ritorna su un argomento che lo fomenta seriamente, invece, il comico dimostra la sua solita tigna. È brutto ammetterlo, ma lo spezzone di speciale che funziona veramente è l’intemerata su Will Smith e Jada Pinkett. Quello che conclude lo spettacolo ricordando al suo schiaffeggiatore che “Sai cosa mi hanno insegnato i miei genitori? A non litigare davanti ai bianchi” è un Chris Rock d’annata, un comico nero che parla ai neri (e anche a tutti gli altri che ci mettono abbastanza olio di gomito di empatia) senza indorare la pillola, un predicatore che la domenica in chiesa racconta con umorismo incazzato il mondo dal punto di vista suo e della sua congrega. Tutto il resto non dico che sia noia, ma è quel tipo di comicità generica e smargiassa che non appartiene al repertorio di Rock.

Autore

Nicola Cupperi

Scrive per FilmTv perché gliel'ha consigliato il dottore. Nel tempo libero fa la scenografia mobile. Il suo spirito guida è un orso grigio con le fattezze di Takeshi Kitano.