Il principe della risata

Ancora oggi, quando passa in tv un film con Totò, l’Auditel s’impenna. Magari non più come negli anni 80 e 90, quando la riproposizione dei titoli del Principe faceva parte di strategie precise soprattutto delle emittenti private, ma il successo è comunque assicurato in rapporto alle medie delle fasce orarie. Un film come Totò, Peppino e la... malafemmina, per dire, le “solleva” all’istante. The Film Club propone un binge watching con ben dieci film, tutti disponibili sul canale Minerva Classic. Procediamo in ordine cronologico.

Negli anni 40 Totò era ancora soprattutto attore di rivista, tanto che le pellicole erano spesso girate nelle città dove facevano tappa i suoi spettacoli. Totò nella fossa dei leoni (1943) di Giorgio Simonelli, cosceneggiato da Steno, è un farsa avventurosa di ambientazione africana che sfrutta molti stereotipi in voga nel ventennio sulla rappresentazione del continente nero e selvaggio, a partire dai cannibali.

Più interessante I due orfanelli (1947), il primo diretto dal regista che forse, tra tutti, riuscì a capire meglio il suo potenziale cinematografico, e non solo teatrale: Mario Mattoli. I due orfanelli è la prima di una serie di parodie di grande successo. Si prende un modello “serio”, in questo caso Le due orfanelle di Carmine Gallone del 1942, tratto a sua volta da un dramma teatrale francese già portato sullo schermo ai tempi del muto. I décor di Mattoli sono gli stessi di Gallone, una “finta” Parigi rifatta a Cinecittà, ma lo scardinamento del testo originale (tra gli sceneggiatori il giovane Age) è in chiave comica. Ottime spalle (il migliore, Mario Castellani, e Carlo Campanini) e per la prima volta Isa Barzizza, che così ricordiamo con affetto a pochi giorni dalla sua scomparsa, lo scorso 28 maggio.

Altro classico sempre di Mattoli è Miseria e nobiltà (1954), uno dei quattro Totò da Scarpetta (gli altri sono Sette ore di guai, Un turco napoletano e Il medico dei pazzi), fedele al testo e alla sua idea di rappresentazione scenica.

Invece Il coraggio (1955) è tratto da una pièce resa celebre da Petrolini. Il Principe è un poveraccio salvato dal suicidio dal commendator Gino Cervi (fenomenale) al quale si appiccica a cozza con tutta la famiglia.

Del 1956 il miglior film del nostro in coppia con De Filippo, il già citato Totò, Peppino e la... malafemmina, che peraltro inaugurava la moda di affiancare un secondo comico di richiamo, da De Filippo a De Sica, a volte in modo didascalico (tipo Totò, Fabrizi e i giovani d’oggi).

Nella library di Minerva Classic anche Lo smemorato di Collegno di Sergio Corbucci (1962), Totò e Cleopatra di Fernando Cerchio (1963), Le motorizzate (1963, solo l’episodio Vigile ignoto è con Totò), Il monaco di Monza (1963) sempre di Corbucci che abbiamo già avuto modo di segnalre in questa rubrica come uno dei migliori Totò degli anni 60, e Totò contro il pirata nero (1964), con il quale Fernando Cerchio, o meglio la casa produttrice Liber Film di Ottavio Poggi, proseguiva la parodia dei filoni di moda (qui il piratesco, l’anno prima il mitologico con Totò contro Maciste).

Totò su The Film Club