Chi si ricorda di Walerian Borowczyk (1923-2006)? Agli spettatori giovani immagino che il nome dica ben poco. Nessun Nicolas Winding Refn ha piantato la sua bandierina su restauri e retrospettive dei suoi lavori. Vero è che negli ultimi anni non sono mancati documentari, libri, mostre e omaggi (come la biografia immaginaria del corto Boro in the Box di Bertrand Mandico).

Buona parte dei suoi film, compresi quelli del primo periodo, sono reperibili solo in dvd o Blu-ray (in edizioni, ahinoi, spesso costose e in tiratura limitata) e, in parte, anche su MUBI; ma il suo prestigio accademico resta scarso.

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Immagine tratta da Storia di un peccato (1975)


La nomea di pornografo pesa ancora, in questi tempi fintamente liberati che però perpetuano censure vecchie di decenni. E soprattutto può apparire sempre misteriosa o imbarazzante la scissione della sua opera: prima il maestro dell’animazione per adulti e del cinema sperimentale, l’enfant terrible polacco che lotta contro il realismo socialista accanto a Jan Lenica, Roman Polanski, Jerzy Skolimowski, Andrzej Zulawski; poi il mestierante che approda nella Francia edonista e sporcacciona e diventa un marchio di erotismo, una promessa di sconcezze assortite, fino a essere inghiottito nei gorghi di produzioni improbabili, anche italiane (in Ars amandi - L’arte di amare incrociò, per vie traverse, Joe D’Amato). E comunque una figura sfuggente, misteriosa, scostante, renitente alle interviste, contestatore di etichette che peraltro sembrava essere il primo ad appiccicarsi addosso.

Il modo giusto di avvicinarsi a Borowczyk (per gli amici Boro: in polacco il cognome dal groviglio di consonanti si pronuncia peraltro in modo semplice: “Borofcik”) è quello di considerarlo come un regista-artista, per cui l’immagine in movimento (disegnata o fotografata, tra animazione, stop motion e trucchi vari) è solo uno dei tanti mezzi espressivi.

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Immagine tratta dal film La bestia (1975)


Boro nacque come pittore e cartellonista, e per tutta la vita creò marchingegni e giocattoli, con un gusto surrealista, tra Kafka (Nella colonia penale dovette essere un testo capitale per lui) e Bellmer. L’erotismo, per Boro, nasceva probabilmente dall’amore per l’oggetto, il meccanismo, l’ingranaggio. Il corpo è una macchina bizzarra dalle reazioni curiose e imprevedibili, che accomuna l’uomo e l’animale. Da cui due temi che percorrono la sua opera: da una parte il voyeurismo, l’ossessione di vedere da vicino, di andare addirittura dentro il corpo; e dall’altra la mitologia degli accoppiamenti tra uomo (o meglio donna) e animale, che trova espressione nel suo film più noto e famigerato, La bestia, una fantasia degna dei Canti di Maldoror.

Così eccessiva che oggi sarebbe difficilmente immaginabile, anche se all’epoca riceveva parole di elogio da critici come Kezich e Grazzini, che non erano evidentemente dei vecchi bacucchi; e che suscitò varie imitazioni tristanzuole nel cinema di genere italico - un po’ com’era successo alla Trilogia della vita di Pasolini. I suoi film erano sempre troppo: troppo audaci per gli spettatori perbene, troppo poco eccitanti per i pipparoli.

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Immagine tratta da Interno di un convento (1978)


Valerio Caprara, autore di un illuminante Castoro nel lontano 1980, parlò di una «terza via» dell’erotismo, alternativa alla meccanica dell’hardcore e all’eufemismo del soft. Per Boro l’erotismo è sorpresa, scoperta del meraviglioso, immersione nei connubi di eros e thanatos. Senso del peccato? Certo, come da educazione cattolica, ma fonte di piacere aggiuntivo: vedi i Racconti immorali o Interno di un Convento.

Figlio del surrealismo, elogiato dal vecchio Breton, Boro si ispirò a André Pieyre de Mandiargues, scrittore oggi dimenticato, che gli fornì non solo intrecci ma anche quarti di nobiltà letteraria. Valga per tutti il primo episodio dei I racconti immorali di Borowczyk, La marea, tratto da Porta traviata, dove un giovane Fabrice Luchini induce la cuginetta a una fellatio, seguendo il ritmo delle onde. Una visione panica della natura e un montaggio (Boro era anche un grande montatore, figlio della nouvelle vague come Tinto Brass) che va a cogliere i dettagli più sensuali e imprevisti, una specie di Rohmer rigoroso e perverso.

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Immagine tratta da Regina della notte (1988)


Ricordo di avere visto Regina della notte in una proiezione pomeridiana al Pasquirolo, uno dei cinema peggio frequentati del centro di Milano. Per tutto il primo tempo la splendida Marina Pierro, musa dei suoi ultimi film, non si spogliava neanche, e passava minuti a truccarsi. La platea di uomini soli sbuffava, rumoreggiava, si alzava. E poi rimaneva raggelata e presumibilmente basita dalla piega sadomasochista e antimaschilista che prendeva il racconto.

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Immagine tratta da Nel profondo del delirio (1981)


Di poco precedente, la sua versione di Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde di Stevenson è uno dei suoi capolavori sconosciuti: da noi circolò col titolo ridicolo Nel profondo del delirio. Fin dall’immagine iniziale di un quadro di Vermeer sciolto nell’acido, Boro chiariva che stava facendo una prova generale di distruzione della cultura occidentale: Buñuel era dietro l’angolo. Boro credeva (o faceva finta di credere) che gli istinti ci avrebbero salvati.

Autore

Alberto Pezzotta

Alberto Pezzotta si è occupato di cinema italiano, di storia della critica, di cinema orientale. Ha collaborato alla Storia del cinema mondiale di Gian Piero Brunetta e alla Storia del cinema italiano del CSC, oltre che a riviste come “Bianco e Nero”, "Imago", “8 1/2”. Scrive di cinema e musica su "Blow Up". Ha tradotto libri, tra gli altri, di Chinua Achebe, Eric Bogosian, Harry Crews, James Dickey, Barry Gifford, Jim Harrison, Hanif Kureishi, Lorrie Moore, Joyce Carol Oates, Hugues Pagan, Derek Raymond, Colm Tóibín

FILMOGRAFIA DISSOLUTA

locandina Rinascita

Rinascita

Animazione - Francia 1963 - durata 10’

Titolo originale: Renaissance

Regia: Walerian Borowczyk

Stop motion a palindromo. Dopo un’esplosione, i simboli del potere (dal codice penale alle immagini sacre) e cianfrusaglie varie, ridotti a brandelli, rinascono provvisoriamente: prima di una nuova distruzione. Si trova anche su YouTube. Sorprendente e geniale, come tutti i primi corti di Borowczyk.
locandina Il teatro del signore e della signora Kabal

Il teatro del signore e della signora Kabal

Animazione - Francia 1967 - durata 73’

Titolo originale: Théâtre de Monsieur et Madame Kabal

Regia: Walerian Borowczyk

Primo lungo d’animazione (ma con inserti dal vero, compresa un’endoscopia, e divagazioni voyeuristiche). Un inferno coniugale crudele, una trama a collage, strani animali, un universo sospeso tra Alfred Jarry e Buster Keaton. I disegni in movimento di Boro non assomigliano a nulla di conosciuto.
locandina Goto, l'isola dell'amore

Goto, l'isola dell'amore

Drammatico - Francia 1968 - durata 93’

Titolo originale: Goto, l'île d'amour

Regia: Walerian Borowczyk

Con Pierre Brasseur, Licia Branicew, Alain Noël, Jean-Pierre Andréani

Primo lungo tutto con attori (tra cui la moglie Ligia Branice e l’immenso Pierre Brasseur), ambientato in un mondo distopico e in bianco e nero. All’epoca i “Cahiers du Cinéma” impazzirono, fioccarono i paragoni con Kafka, Beckett e Ionesco, il teatro dell’assurdo e quello della crudeltà.
locandina Una collezione particolare

Una collezione particolare

Cortometraggio - Francia 1973 - durata 14’

Titolo originale: Une collection particulière

Regia: Walerian Borowczyk

Con André Pieyre de Mandiargues

Nulla più che un catalogo di foto, oggetti, giocattoli fatti funzionare da mani senza volto (come Ghiro ghiro tondo di Gianikian e Ricci Lucchi). Ma sono tutti materiali pornografici d’epoca, naïf e inquietanti. Feticismo e ossessione. Ne esistono varie versioni, con cose più o meno irriferibili.
locandina I racconti immorali di Borowczyk

I racconti immorali di Borowczyk

Erotico - Francia 1974 - durata 105’

Titolo originale: Contes immoraux

Regia: Walerian Borowczyk

Con Lise Danvers, Fabrice Luchini, Charlotte Alexandra, Paloma Picasso, Pascale Christophe, Lisbeth Hummel

L’inizio della fama internazionale di Boro come maestro dell’erotismo. Nel terzo episodio c’è Paloma Picasso, figlia di Pablo, sempre nuda nella parte di una contessa sanguinaria. E per finire papa Borgia, dissoluto e incestuoso. Lussuoso e perverso. Da vedere uncut: versione italiana, vade retro.
locandina La bestia

La bestia

Erotico - Francia 1975 - durata 104’

Titolo originale: La bête

Regia: Walerian Borowczyk

Con Sirpa Lane, Lisbeth Hummel, Pierre Benedetti, Marcel Dalio

Boro costruisce una cornice attorno a un episodio non utilizzato dei Racconti immorali. Un film scandalo, a lungo tagliato da noi: tra malizia settecentesca e onirismo surrealista, fuori dalle regole dell’erotismo consumista. Affascina la dialettica tra liberazione panica e senso di colpa cattolico.
locandina Storia di un peccato

Storia di un peccato

Drammatico - Polonia 1975 - durata 125’

Titolo originale: Dzieje grzechu

Regia: Walerian Borowczyk

Con Grázyna Dlugolecka, Jerzy Zelnik, Olgierd Lukaszewicz

Uno dei film di Boro più castigati, anche perché girato nella natìa Polonia: adattamento di un celebre romanzo, un torvo feuilleton filmato con rigore filologico viscontiano. All’epoca i distributori italiani aggiunsero delle scene semi-hard.
locandina Tre donne immorali?

Tre donne immorali?

Erotico - Francia 1979 - durata 115’

Titolo originale: Les heroïnes du mal

Regia: Walerian Borowczyk

Con Marina Pierro, François Guetary, Gaëlle Legrand, Hassan Fall, Pascale Christophe

In francese, con più pertinenza, è Les héroïnes du mal. Marina Pierro è la Fornarina nel primo episodio. Poi si parla di lolite e coniglietti (da un racconto di André Pieyre de Mandiargues), e di donne e dobermann. Sulfureo e sempre sul filo dell’autoironia: Boro era anche un maestro dello humour nero.
locandina Nel profondo del delirio

Nel profondo del delirio

Horror - Francia/Germania 1981 - durata 92’

Titolo originale: Docteur Jekyll et les femmes

Regia: Walerian Borowczyk

Con Udo Kier, Gérard Zalcberg, Marina Pierro, Patrick Magee, Howard Vernon

Una rilettura di Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde di Stevenson, in cui la fidanzata (Marina Pierro) del dottore (Udo Kier) è coinvolta nelle trasformazioni ferine: e diventa una furia distruttrice. Apocalittico e notturno, con splendida colonna sonora elettronica di Bernard Parmegiani.
locandina Regina della notte

Regina della notte

Erotico - Francia 1988 - durata 104’

Titolo originale: Cérémonie d'amour

Regia: Walerian Borowczyk

Con Marina Pierro, Mathieu Carrière, Claudine Berg, Josy Bernard

Ultimo, arcano lungo, e tra i migliori in assoluto, dopo varie cose più o meno fallite, tratto ancora Pieyre de Mandiargues. Come sempre ha detto Marina Pierro «l’erotismo al cinema, per Borowczyk, è l’immagine finale di un sogno, ciò che ti rende sveglio all’improvviso e di cui spesso rimane solo un frammento».