Ultimi minuti di Quarto potere, cioè Citizen Kane, il film di Orson Welles sulla vita del magnate della stampa americana Charles Foster Kane (in realtà, William Randolph Hearst). Nella dimora di Xanadu si fa l’inventario delle collezioni di Kane, migliaia di oggetti d’arte e di modernariato che secondo il giornalista Jerry Thompson valgono milioni di dollari. «Se non altro tutta questa roba l’ha portata in America», dice qualcuno. «Ma questo non buttava via niente», gli fa eco un altro. “Appropriazione” e “accumulo”, le due parole del Novecento (americano e non solo): il secolo degli archivi, della documentazione, della ripresa, della registrazione del reale. Il secolo del cinema e del giornalismo.
In un recente film tratto da Balzac, Illusioni perdute, in Concorso a Venezia 78, Xavier Giannoli, fedele traditore di La commedia umana, racconta la nascita del giornalismo nella Francia della restaurazione borbonica e la collega sorprendentemente alle pratiche del giornalismo digitale: profitto sopra ogni cosa, etica professionale sbandierata e subito dimenticata, fake news, raccolta di consensi, verità piegate al miglior offerente. Il Novecento dei giornalisti cani da guardia della democrazia, di «è la stampa, bellezza! E tu non ci puoi far niente!» (da L’ultima minaccia, Richard Brooks, 1952), è saltato a piè pari, e non solo per convenienza e populismo, ma perché oggi (nel giornalismo e non solo) appropriazione non implica accumulo, ma consumo e consunzione.
Una notizia arriva, passa e se ne va, archiviata in server pensati come immateriali e in realtà stipati in centri da qualche parte nell’Oregon o in Svezia (Microsoft ne ha un centinaio in tutto il mondo, ed entrarci non dev’essere affascinante come varcare la soglia di Xanadu). E dunque come lo racconti il giornalismo di oggi, immateriale come tutto il digitale, se non con un balzo indietro di due secoli? Chi mai tra 50 anni potrebbe fare quello che oggi ha fatto Wes Anderson con The French Dispatch, cioè un omaggio al “New Yorker” e al giornalismo americano in Europa tra gli anni 50 e i 70 pensato, costruito e girato come una rivista dell’epoca, fitto fitto, bianco e nero e a colori, con i racconti che corrispondono alle pagine della rivista?
Tra qualche decennio, come potrebbe un ipotetico appassionato di social media e titoli clickbait mettere in scena l’omaggio a un mondo e a un modo di fare giornalismo magari perduti? Anderson è il primo - o forse l’ultimo - dei novecenteschi, un accumulatore di cimeli condannato ad appropriarsi di una cultura che ammira e alla quale non appartiene. The French Dispatch è il suo Zelig, un magazzino di stili, modelli, immagini, e non un semplice canto epico sui procedimenti della stampa (non The Post, insomma, che dei giornali anni 70 riprende la pratica concreta del lavoro, l’inchiostro, le rotative, le inchieste coi telefoni a gettone).
Wes Anderson gira come un lettore, legge come un regista, fa del giornalismo un testimone della Storia, una fonte di storie di cui non si è potuti essere protagonisti. In un recente libro uscito in Italia per Sellerio, Mercanti di verità - La grande guerra dell’informazione, Jill Abramson, prima donna a dirigere il “New York Times”, raccoglie dati, storie e aneddoti per raccontare appunto la guerra dell’informazione contemporanea, con testate tradizionali da un lato (“New York Times” e “Washington Post”) e siti dall’altro (“Vice” e “BuzzFeed”) a contendersi un settore che nell’era Trump ha vissuto un’improvvisa impennata (di copie vendute, abbonati conquistati, inserzioni raccolte, visualizzazioni registrate) e ora, coi toni più pacati di Biden, è nuovamente in ritirata.
«Da uno stato di saturazione siamo passati a uno di torpore», scrive Abramson citando una collega. Perché un conto è l’accumulo, un altro è la saturazione. Il cinema accumula, l’informazione satura. Nel finale di Il caso Spotlight, la forza dirompente dell’inchiesta sui preti pedofili nella diocesi di Boston è testimoniata dalle telefonate ricevute in redazione il giorno della pubblicazione dei primi articoli: il giornalismo cambia la realtà, genera un’azione, intasa i centralini. La saturazione delle notizie una sull’altra non porta a nulla, se non all’unica cosa con cui giornali e tv fanno ancora soldi: tenere la gente incollata agli schermi. Che non sono però gli schermi di un cinema, troppo larghi e ampi per contenere testi tarati sul tempo medio di visione/lettura di un lettore/spettatore da intrattenere.
Se molta informazione oggi corre alla velocità di un’immagine, The French Dispatch prova perciò a creare da una vecchia idea di giornalismo una nuova, possibile forma di film da leggere: «Memoria tipografica», la chiama nel film il personaggio interpretato da Jeffrey Wright, ispirato a James Baldwin e a A.J. Liebling. L’inattualità è del concetto, del contenitore e ovviamente dei contenuti; l’inattualità è del cinema e del giornalismo che il cinema ha glorificato; di quella frase che un decennio fa ancora si sentiva nella serie The Newsroom e che ora sembra pure lei modernariato da collezione: We don’t do good television, we do the news
Cinema e giornalismo
The Front Page
Commedia - USA 1931 - durata 101’
Titolo originale: The Front Page
Regia: Lewis Milestone
Con Adolphe Menjou, Pat O'Brien, Mary Brian, Edward Everett Horton, Walter Catlett, George E. Stone
in streaming: su Plex
L'asso nella manica
Drammatico - USA 1951 - durata 112’
Titolo originale: Ace in the Hole
Regia: Billy Wilder
Con Kirk Douglas, Jan Sterling, Robert Arthur, Porter Hall, Frank Cady, Richard Benedict
Quando la città dorme
Drammatico - USA 1956 - durata 100’
Titolo originale: While the City Sleeps
Regia: Fritz Lang
Con Dana Andrews, Rhonda Fleming, Sally Forest, Thomas Mitchell
Le jene del quarto potere
Drammatico - Francia 1959 - durata 84’
Titolo originale: Deux hommes dans Manhattan
Regia: Jean-Pierre Melville
Con Jean-Pierre Melville, Pierre Grasset, Jean Darcante, Jerry Mengo, Jean Lara
in streaming: su Raro Video Amazon Channel Amazon Video
Ricostruzione di un delitto
Drammatico - Grecia 1970 - durata 110’
Titolo originale: Anaparastasi
Regia: Theo Anghelopoulos
Con Thula Stathopulu, Yannis Totsikas, Michalis Photopulos, Petros Choidas
Sbatti il mostro in prima pagina
Drammatico - Italia 1972 - durata 93’
Regia: Marco Bellocchio
Con Gian Maria Volonté, Fabio Garriba, Carla Tatò, Laura Betti
Al cinema: Uscita in Italia il 04/07/2024
Quinto potere
Drammatico - USA 1976 - durata 120’
Titolo originale: Network
Regia: Sidney Lumet
Con Faye Dunaway, William Holden, Peter Finch, Robert Duvall
in streaming: su Apple TV Google Play Movies Amazon Video
The Wire
Poliziesco - USA 2002 - durata 59’
Titolo originale: The Wire
Creato da: David Simon
Con Dominic West, Wendell Pierce, Edwina Findley, Dan De Luca, Deirdre Lovejoy, Sonja Sohn
in streaming: su Sky Go Now TV Microsoft Store Amazon Video
Zodiac
Thriller - USA 2007 - durata 158’
Titolo originale: Zodiac
Regia: David Fincher
Con Jake Gyllenhaal, Mark Ruffalo, Robert Downey jr., Anthony Edwards, Brian Cox, Chloë Sevigny
Al cinema: Uscita in Italia il 18/05/2007
in TV: 17/12/2024 - Sky Cinema Due - Ore 12.45
in streaming: su Now TV Sky Go Apple TV Rakuten TV Google Play Movies Timvision Amazon Video
Collective
Documentario - Romania, Lussemburgo 2019 - durata 109’
Titolo originale: Colectiv
Regia: Alexander Nanau
Al cinema: Uscita in Italia il 29/04/2021
in streaming: su iWonder Full Amazon channel Apple TV Google Play Movies Amazon Video Rakuten TV