Il 16 aprile, a Bruxelles, è una giornata fredda e piovosa come quelle viste in Italia nel corso dell’ultimo mese. Quel giorno il grigiore del cielo della capitale belga sembra ben corrispondere all’austerità degli edifici vetrati del suo quartiere Leopold, la zona che ospita le strutture dell’Unione europea e i palazzi del distretto finanziario. Ci troviamo lì per seguire l’assegnazione del Premio Lux, un riconoscimento nato nel 2007 su iniziativa della Commissione europea e dell’European Film Academy (EFA) che decreta ogni anno il film continentale che più si è distinto nell’affrontare questioni politiche e sociali del nostro tempo.

" data-credits=
Spaak Building

Varcare la soglia del maestoso Spaak Building - contenente l’emiciclo del Parlamento Europeo e la sala conferenze dedicata a Anna Politkovskaja - è una conferma dell’anima eterogenea della città: dalle vie residenziali in mattoni all’atmosfera da borgo gotico del centro storico; dal calore dei pub nel dopo lavoro fino alla trasparenza dell’edificio in cui ci troviamo, quasi a indicare di colpo la repentina modernità che Bruxelles si è data negli ultimi decenni, da quando è il cuore istituzionale d’Europa.

" data-credits=
I finalisti con la vicepresidente Evelyn Regner

I cinque film finalisti del Premio Lux sono stati selezionati attraverso una votazione che ha coinvolto, con peso equamente diviso, i membri del Parlamento stesso e il pubblico dei cinema europei appartenenti alla rete Europa Cinemas. Nella cinquina c’è 20.000 specie di api, della regista Estibaliz Urresola Solaguren, il racconto di un’estate nella vita della piccola Aitor, bambina che vive la costrizione di essere nata in un corpo maschile e che trova la forza di reclamare la propria identità.

scena
Sull'Adamant - Dove l’impossibile diventa possibile (2023) scena

C’è poi Sull’Adamant - Dove l’impossibile diventa possibile di Nicolas Philibert, Orso d’oro per il miglior film alla Berlinale 2023, un documentario girato a bordo dell’Adamant, una struttura ormeggiata sulla Senna a Parigi dove possiamo osservare la quotidianità di medici e infermieri al lavoro con pazienti affetti da patologie psichiche. Entrambi i registi sono presenti a Bruxelles, come lo è anche Anna Hints, autrice del sorprendente Smoke Sauna - I segreti della sorellanza, film girato all’interno di un’antica sauna di fumo immersa nelle foreste estoni, un luogo in cui alcune donne si ritrovano e condividono racconti di vita intimi e dolorosi.

" data-credits=
Anna Hints

Quelle quattro pareti in legno sono un approdo sicuro, permettono alle protagoniste d’instaurare un patto di fiducia e vulnerabilità reciproca, di parlare liberamente di temi come la malattia, il rapporto con i genitori, il coming out, la violenza, spogliandosi dei loro abiti come anche dei retaggi culturali di una società patriarcale. «Il punto era non sessualizzare il corpo femminile», ci racconta la regista, un proposito che in Smoke Sauna attua mostrando la nudità come fosse un’astrazione, un’entità frammentata e oscura: «volevo calibrare il mio sguardo per guardare oltre i corpi, superare l’abitudine con i quali spesso vengono visti, e immaginarli come dei paesaggi. Girare è stato come vivere un’esperienza collettiva, grazie alla quale tutte noi, dentro la sauna, abbiamo trovato la forza di essere vulnerabili, di abbandonare i pregiudizi che ci portiamo dall’esterno».

scena
Smoke Sauna - I segreti della sorellanza (2023) scena

I suoni ambientali, nel film, fanno anch’essi parte di un processo di purificazione: dallo scricchiolio del legno allo scrosciare dell’acqua versata sulle pietre roventi, fino alla canzone popolare estone che le donne intonano alla fine del film, a mo’ di catarsi collettiva. È lo stesso brano che Anna Hints, qualche ora dopo la nostra intervista, canta nell’emiciclo del Parlamento, a conclusione di un discorso tenuto, come gli altri rappresentanti dei film finalisti, durante la cerimonia di premiazione. È in quel momento che comprendiamo davvero il contesto in cui ci troviamo: Hints non sta presentando lì solo il suo film, sta portando la cultura estone nel cuore della rappresentanza del continente, come un piccolo tassello che si rende manifesto nel mosaico europeo.

" data-credits=
Alma Pöysti

La stessa sensazione la trasmette il discorso di Alma Pöysti, attrice protagonista di Foglie al vento, l’ultimo film di Aki Kaurismäki. Davanti agli oltre settecento presenti, parla del significato del silenzio per i finlandesi («non siamo noi di solito i più rumorosi all’interno di una stanza»), e lo descrive come una forma di comunicazione profonda. In Foglie al vento interpreta una donna precaria che s’innamora, ricambiata, di un operaio alcolizzato. È proprio nei momenti di silenzio che i due condividono, timidi e impacciati, che si sviluppa il loro amore: un atto di resistenza verso una realtà attorno spietata e indifferente, un sentimento il cui contraltare è il brusio delle notizie alla radio sulla guerra in Ucraina, unico elemento che proietta la storia nei nostri giorni. Mentre Pöysti parla dentro l’emiciclo, ha con sé due spille (esibite durante le interviste) con la bandiera finlandese e ucraina. Sta raccontando del suo paese, ma allude anche a sentimenti sottesi: la sua solidarietà verso uno stato in guerra, il timore che la condizione sanguinosa dell’Ucraina possa un domani toccare alla Finlandia, la speranza che il mosaico di cui sopra, con ancora tanti tasselli mancanti, non vada in pezzi.

" data-credits=
Interno dell'Emiciclo del Parlamento

All’interno dello Spaak Building e nei suoi dintorni c’è però soprattutto un grande fermento per le prossime elezioni europee, che si tengono dal 6 al 9 giugno (in Italia l’8 e il 9). Sembrano essere la risposta, anche comunicativa (con tanto di briefing rivolto ai giornalisti in cui viene illustrata l’importanza del voto), con cui l’Europa affronta l’incombere delle guerre e le incertezze di uno scenario politico traballante. La cerimonia del Premio Lux è però un momento di festa: ci sono applausi scroscianti per registi e attori, così come per l’esecuzione dal vivo del tema di C’era una volta in America di Morricone, poco prima che la vicepresidente europea Evelyn Regner consegni il premio al film La sala professori di Ilker Çatak, ritirato dallo sceneggiatore Johannes Duncker.

" data-credits=
Johannes Duncker

Un lavoro che ha come protagonista Carla, giovane insegnante di matematica in una scuola media tedesca. Nel suo istituto avvengono dei furti per i quali viene accusato uno studente. Carla prende prima le difese del ragazzo, poi raccoglie una prova per accusare un’altra persona: un gesto che scatena una tale catena di colpe e risentimenti da arrivare a minare il suo stesso lavoro. È un’opera che riflette sulle difficoltà di una persona nel tentativo di perseguire la verità, ma è anche, soprattutto, un film sulla scuola: il luogo dove si esprimono alla radice i conflitti e le sfide di un’intera società, la metafora perfetta per l’Unione europea per specchiarsi nelle proprie speranze di progresso.

" data-credits=
Ilker Çatak alla Berlinale

È lo stesso Çatak a presentarsi in collegamento, durante la conferenza stampa di premiazione (in verità piuttosto carente di giornalisti), indossando una felpa blu con sopra le stelle dell’Unione: per sottolineare un’idea d’integrazione di cui lui stesso è stato parte, essendo cresciuto in Germania come figlio di immigrati turchi. Giunti alla fine del 16 aprile, un’idea è maturata: il Premio Lux è un bel progetto di valorizzazione cinematografica, ma è anche soprattutto un bisogno dell’Europa di raccontare i propri valori attraverso il cinema, di colmare un vuoto tra istituzione e scollamento dei cittadini, con un occhio particolare quest’anno all’incognita affluenza alle elezioni di giugno. Uno sforzo mediatico che ha ancora le sue ambivalenze: dal calore di un emiciclo festante al vuoto di una sala stampa.

Autore

Matteo Bailo

Una laurea in filosofia e una passione per la musica che lo porta a inseguire concerti in giro per la regione, e a procurarsi strumenti troppo impegnativi rispetto alla sua chitarra.
Lavora per Film Tv dall'agosto 2012, per il quale cura la rubrica Muzik - L'impero dei suoni, e redige i listini dei palinsesti.