In fondo anche il cinema di Sebastián Silva, senza fare sciocchi paragoni, è un cinema dell’incomunicabilità. Fin dagli esordi, e in particolare dal suo secondo film, l’unico giunto in Italia (e in sala), Affetti & dispetti (La nana, 2009). Silva, cileno di nascita (1979), gay, moderatamente hipster ma molto poco à la page, perciò molto poco presente sulle scene, sotto i riflettori internazionali, nei salotti della critica, lavora sulla distanza incolmabile che esiste tra coabitazione, o condivisione degli spazi, e comprensione.

Claudia Celedón, Catalina Saavedra
Affetti & Dispetti (La Nana) (2009) Claudia Celedón, Catalina Saavedra

Si tratta di una distanza che crea anche imbarazzo e tensione, e che Silva sfrutta sempre attraverso lo stile al fine di slabbrare i generi e renderli tanto porosi quanto evanescenti. Cioè: più aumenta l’assenza di intesa tra i personaggi, più il racconto e la sua identità si sbriciolano, acquistando nuovi tratti, nuovi volti, spesso inattesi, spesso inquietanti. Difficile infatti incasellarlo, il cinema di Silva. Che film fa? Commedie nere? Drammi surreali? Thriller? Horror? Sì, tutti questi. E sempre un po’ di tutto. Il dittico con Michael Cera Crystal Fairy y el cactus mágico Magic Magic, entrambi del 2013, sono a questo proposito esemplari. Per non parlare di Nasty Baby (2015) e soprattutto di Tyrel (2018), che sulla razza, sul gender e sul mondo contemporaneo dice molto di più e meglio di qualunque opera “a tema” odierna.

Jason Mitchell
Tyrel (2018) Jason Mitchell

Stessa cosa in Rotting in the Sun, che da Affetti & dispetti recupera la protagonista Catalina Saavedra, e che è un tipico “Silva movie”, nel quale il regista insiste a osservare che tra individui, poco importa quanto diversi per estrazione sociale, aspirazioni e attitudini, non c’è accordo, neppure laddove nasce la più solerte collaborazione o convivenza. C’è lo stesso Sebastián Silva, nel film, che a Città del Messico fa se stesso, Sebastián Silva, depresso, drogato (di ketamina), misantropo, tentato dal suicidio, mentre il suo levriero, Chima, al parco mangia la cacca dei barboni.

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Rotting in the Sun

E poi c’è Jordan Firstman, che anch’egli fa se stesso, influencer gay sopra le righe, decisamente troppo, almeno per Sebastián, che lo incontra sulle spiagge queer di Zicatela, a Puerto Escondido: lui, Sebastián, cerca un po’ di riposo, benché la numerosissima presenza di peni (mosci, eretti, piccoli, grossi, svettanti: la loro comparsa ingombrante, anche nell’inquadratura, bisogna ammettere fa molto ridere) lo distragga; Jordan, al contrario, vuole tutt’altro, il divertimento e il sesso, e vuole in particolare che Sebastián firmi un progetto documentario sulla sua vita social.

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Rotting in the Sun

Di ritorno a casa, per Sebastián le cose vanno diversamente da quanto sperato, anche per l’intervento imprevisto - e involontario - della señora Vero, la domestica. In fondo il cinema di Sebastián Silva è anche un cinema triste. Perché anche se sghignazzi, o se il riso è tirato, o se stai sul chi va là, o se stai a disagio (ed è questa la caratteristica principale di tutti i film di Silva, il disagio), alla fine la tristezza è il colore decisivo. Quello di una realtà, grottesca, assurda, stramba, talvolta mostruosa, talvolta semplicemente insensata, a cui non riusciamo ad adeguarci. Neanche con le migliori intenzioni.

Autore

Pier Maria Bocchi

Pier Maria Bocchi guarda cinema da quando aveva 5 anni. E forse anche prima.

Il film

locandina Rotting in the Sun

Rotting in the Sun

Commedia - USA 2023 - durata 109’

Titolo originale: Rotting in the Sun

Regia: Sebastián Silva

Con Jordan Firstman, Catalina Saavedra, Sebastián Silva

in streaming: su Apple TV MUBI