«No hay banda». Come nel Club Silencio di Mulholland Drive, anche nel locale La Piaff, nella cattolicissima Córdoba, in Argentina, non c’è una banda che suona dal vivo. «Tutto è registrato», infatti lì le drag queen si esibiscono su basi pre-recorded in performance di lip-synch, mostrando sul palcoscenico la loro vera identità, quella da coprire e nascondere per le strade, dove avrebbero potuto essere arrestate dalla polizia. «Notte dopo notte, con ogni playback rubavamo alle dive un po’ di eternità che il mondo ci negava», racconta La Delpi, voce narrante del bel corto Playback (2019; su MUBI), tra le regine che si esibivano a La Piaff, una delle pochissime sopravvissute del gruppo Kalas, piccola ma resistente comunità queer decimata dall’AIDS.

Agustina Comedi
Playback. Ensayo de una despedida (2019) Agustina Comedi

L’argentina Agustina Comedi, classe 1986, si immerge nella scena underground degli anni 80 e, setacciando un ricco archivio di videotape dei drag show, racconta quel colorato e paillettato microcosmo sotterraneo che lotta per farsi accettare all’interno di una società ancora troppo bigotta e per aiutare le vittime di una malattia fatale, devolvendo il ricavato degli spettacoli agli ospedali. Accanto a questo prezioso materiale d’epoca, c’è poi il re-enactment: sequenze in cui s’immaginano commoventi «prove di un addio» (come recita il sottotitolo), finali alternativi per chi non c’è più, momenti fittizi che creano uno scollamento - simile a quello tra suono e immagine nel playback - tra la triste realtà e una più consolatoria e dolce fantasia. Con il suo cinema di fantasmi su nastro magnetico, Comedi sembra voler tenere uniti i due lembi di quello sfasamento, interrogando un passato a forma di VHS.

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Playback. Ensayo de una despedida (2019) scena

Anche la storia personale della regista ha l’aspetto di un videotape: infatti, nel precedente lungo Silence Is a Falling Body (2017; su dafilms.com), un autobiografico lavoro di found footage, rimonta gli home movie che il papà Jaime ha girato fino all’attimo prima di morire nel 1999, per una caduta da cavallo, ancora con la camera in mano. Dopo la sua scomparsa, Agustina lo cerca in mezzo agli oggetti e tra i vestiti, e nella sua caccia al tesoro - come, nella fiction, la Sophie di Aftersun di Charlotte Wells - s’imbatte nel bottino delle videocassette e insieme nella scoperta dell’omosessualità di Jaime. Al centro del film c’è quindi un vuoto, un silenzio, una mancanza, colmata con le interviste agli amici del padre e con una ricognizione dell’archivio familiare, manipolato attraverso il montaggio dalla regista, che mette in pausa, manda avanti e indietro, riguarda in loop i frammenti di una vita lontana. Ma tra le immagini compare così poco la figura di Jaime, quasi sempre autore dei filmini di famiglia. E allora, per avvicinarsi a quello spettro, Comedi si lascia guidare dall’occhio paterno, fa combaciare il suo sguardo a quello del genitore e, come in un playback, prova a sincronizzarsi, a distanza, al suo sentire.

Autore

Giulia Bona

Giulia Bona è nata a Voghera e ha studiato a Milano, dove si è laureata in Lettere moderne e Studi cinematografici con una tesi su Agnès Varda e il riciclaggio creativo. Riempiva quaderni di storie e pensieri, dava inchiostro alla sua penna sul giornalino della scuola, ora scrive per Film Tv. Ama leggere, i sentieri di montagna, la focaccia e sorride quando vede un cane.

Il film

locandina Playback. Ensayo de una despedida

Playback. Ensayo de una despedida

Cortometraggio - Argentina 2019 - durata 14’

Titolo originale: Playback. Ensayo de una despedida

Regia: Agustina Comedi

Con La Delpi, Marcos García, Martín Shanly

in streaming: su MUBI