Per Christophe Honoré il dolore della giovinezza si riattiva come un virus rimasto a lungo nel sistema nervoso; come un’ombra mai fugata, un sentimento mai sopito. I suoi film più belli nascono da lì, dal ricordo dei suoi vent’anni in Plaire, aimer et courir vite o dalla rielaborazione del lutto per la prematura morte del padre di questo Le lycéen, diventato per il mercato internazionale Winter Boy perché quando la vita del protagonista Lucas (liceale diciassettenne alter ego del cinquantatreenne Honoré) viene sconvolta dall’incidente d’auto che gli porta via il padre (interpretato dallo stesso regista) è da poco inverno a Chambery e il freddo e i colori spenti della montagna fanno da contraltare al suo smarrimento.

Paul Kircher
Winter Boy - Le lycéen (2022) Paul Kircher

Dalla provincia alla solita Parigi, dove vive il fratello di Lucas, Quentin, e dove il ragazzo si reca in visita lasciando a casa la madre affranta, il film traccia un classico percorso di rinascita, un confronto con l’altro non solo fisico (Lucas è omosessuale e cerca continuamente avventure), ma anche spirituale, con il confronto con un sacerdote, e sentimentale, con l’ostinata ricerca dell’amore del coinquilino del fratello, il maturo Lilio. Lucas - interpretato dal bravissimo Paul Kircher, che al suo fianco ha Juliette Binoche nella parte della madre e Vincent Lacoste in quelli di Quentin - s’abbandona al vuoto dell’assenza colmandolo di esperienze, di conversazioni, di scopate, di urla, liti, riappacificazioni, canzoni (una in particolare, Conchiglie del cantautore torinese Andrea Laszlo De Simone, la canta in due momenti distinti), sempre eccedendo e sempre sbagliando bersaglio delle sue richieste d’attenzione, arrivando addirittura a farsi del male da sé o a negarsi alle preoccupazioni dei suoi familiari.

Juliette Binoche, Vincent Lacoste
Winter Boy - Le lycéen (2022) Juliette Binoche, Vincent Lacoste

Inevitabilmente, il film è attraversato dagli stessi conflitti e dalle stesse contraddizioni che tormentano l’anima di Lucas, tra momenti d’estasi (dei corpi adolescenziali, delle sensazioni suscitate da una corsa o da un ascolto) e altri di confusione e movimento, molto spesso lezioso nell’assecondare l’incertezza dell’età più giovane, altre volte straordinariamente aperto alle infinite possibilità offerte dalla trama episodica. I tanti finali di Winter Boy, dopo il ritorno di Lucas a Chambery, un bellissimo incontro con la madre sul luogo dell’incidente del genitore, il ricovero in ospedale in seguito al tentato suicidio e un ultimo dialogo con Lilio, aprono finalmente lo spazio e il tempo del film al futuro, a ciò che verrà nel resto della vita di Lucas, dopo la morte del padre. A partire dalla morte del padre. In certi momenti sembra di ritrovare in Honoré lo stesso tono malinconico e spietato del cinema di Desplechin, l’abitudine di mettere in scena i dialoghi come lettere di commiato che i personaggi si mandano l’un l’altro, congedandosi non più dalla vita, ma dal film stesso. Film, del resto, nato come la rielaborazione autobiografica di una tranche de vie e donato allo spettatore come uno specchio di inquietudini e desideri universali.

Autore

Roberto Manassero

Roberto Manassero lavora come selezionatore al Torino Film Festival, è capo-redattore del sito www.cineforum.it e collaboratore delle riviste Film Tv e Doppiozero. Ha scritto un libro su P.T. Anderson, uno su Hitchcock e uno sul melodramma hollywoodiano. Tra i curatori del programma del Circolo dei lettori di Novara, tiene lezioni di cinema in scuole, musei e associazioni cultura.

Il film

locandina Winter Boy - Le lycéen

Winter Boy - Le lycéen

Drammatico - Francia 2022 - durata 122’

Titolo originale: Le lycéen

Regia: Christophe Honoré

Con Paul Kircher, Juliette Binoche, Vincent Lacoste, Christophe Honoré, Xavier Giannoli, Wilfried Capet

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