Ci sono stati grandi comici del tempo del cinema muto che sono diventati immortali: Keaton, Chaplin, Laurel & Hardy, su tutti. Per Harold Lloyd le cose andarono diversamente e oggi non sempre viene ricordato o riconosciuto. Ma dal 1914 Harlod Clayton Lloyd girò più di 200 commedie, tra cortometraggi e lungometraggi, e ai tempi era popolare quanto loro.
Vero è che all’inizio stentò a trovare un personaggio. All’iniziò indossò i panni di Willie Work, subito abbandonati per quelli di Lonesome Luke. Quest’ultimo era una piuttosto sfacciata imitazione di Charlot: un tramp, un vagabondo un po’ straccione, con i baffi. E visto che Charlot indossava abiti troppo larghi, quelli di Lonesome Luke erano invece ridicolmente corti e stretti. 
Poi Hal Roach - il grande impresario che tra gli altri ebbe in scuderia per lunghi anni proprio Laurel & Hardy - decise che bisognava cambiare qualcosa e trovare un vero personaggio per Lloyd. 
“Sei troppo di bell’aspetto, anche con quegli abiti striminziti, bisogna fare qualcosa per la tua faccia”. Fu così che Lloyd indossò un paio di occhialoni dalla montatura spessa: il tipo con gli occhiali (spesso chiamato semplicemente Harold) fu quello giusto. In un’intervista rilasciata molti anni dopo Lloyd disse che quel personaggio lo aveva messo in una categoria diversa: era diventato un personaggio umano. “Il tipo della porta accanto. Quello che incontri per strada. Potevo fare quelle cose pazzesche che facevo prima, ma ero credibile”. 
Il personaggio di Harold non apparteneva a nessuna classe sociale in particolare: fu ricco e fu povero. Ma era sempre pieno di ottimismo. Era un tipo che cercava sempre di farcela, di arrivare in fondo. Nei ruggenti anni ‘20, anni del boom economico, dinamici e frenetici, il tipo con gli occhiali era quello giusto e le folle lo adorarono, immedesimandosi in lui, nella sua fiducia e nel suo ottimismo. 

Non a caso la Grande Depressione del 1929 - che segnò la fine di quell’epoca - segnò anche la fine del cinema di Lloyd. Dopo sarebbe tornato sul set, ma sporadicamente. 

Del resto la sua comicità era fortemente dominata dall’uso del corpo. Come molti altri attori del tempo Lloyd era uno stunt abilissimo e spericolato e non a caso la sequenza incredibile della scalata a un palazzo in Preferisco l’ascensore (1923) è quella rimasta più iconica. 

A lui si deve anche l’introduzione abbastanza sistematica dei test-screenings, oggi adottati come pratica ricorrente se non obbligatoria: proiezioni preliminari del film - prima dell’uscita in sala - per un pubblico ristretto che vale come campione, per verificare che tutto fili come il regista e la produzione hanno previsto. Nel suo caso - naturalmente - serviva a verificare che il film facesse ridere come e dove ci si aspettava. 

Nel 1953 venne premiato dall’Academy con un Oscar alla carriera, in pieno maccartismo. La motivazione recitava “un maestro della commedia e un onesto cittadino” ed era chiara l’allusione, in quel ribadire l’onestà civica, a Chaplin - accusato di attività antiamericane - cui  giusto l’anno prima era stato vietato di rientrare negli USA. 

 

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