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Torino Film Festival 37: Premi e scoperte, conferme e curiosità
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Dopo nove giorni di proiezioni intense, un programma come da consuetudine sterminato - comprensivo di 197 titoli, con 45 anteprime mondiali, 28 internazionali e 64 italiane -, l'insistente maltempo dei primi giorni e il freddo tipicamente invernale arrivato in extremis, la trentasettesima edizione del Torino Film Festival ha chiuso i battenti con la proiezione di Knives out (recensione di Supadany) e la premiazione del concorso, riservato alle opere prime, seconde e terze. La giuria capitanata da Cristina Comencini e composta dal regista israeliano Eran Riklis, il canadese Bruce McDonald, la macedone Teona Strugar Mitevska e l'attrice francese Fabienne Babe, ha consegnato un riconoscimento a tutte le opere più apprezzate, pur regalando delle sorprese nella distribuzione specifica delle onorificenze. Il premio principale, assegnato al miglior film, è stato conferito a A white, white day di Hlynur Palmason, pellicola islandese assediata dalla rabbia e dal dolore, sentimenti troppo prepotenti per essere soffocati, sviluppati tra un'indagine individuale, che mai nessuno vorrebbe essere costretto a svolgere, e un'elaborazione del lutto senza pace. I tormenti interiori sono protagonisti anche in Noura's dream (recensione di Supadany), cui è andato il Premio Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, questa volta concentrati su una donna sospesa tra passato e futuro, tra un marito delinquente che vorrebbe lasciare definitivamente e un amante affettuoso che ha intenzione di sposare, una diatriba che la società di appartenenza, quella tunisina, non facilita affatto.

 

locandina

A White, White Day (2019): locandina

 

Per quanto riguarda il premio alla miglior sceneggiatura, la scelta è caduta su Wet season (recensione di Supadany), un melodramma contemporaneo, ambientato a Singapore, che fa incontrare due solitudini, inconciliabili per età e ruolo. Un film ponderato e struggente, equilibrato nella ramificazione delle pulsioni. Passando ai migliori interpreti, la giuria ha premiato due coppie che, in modi diametralmente opposti, hanno illuminato la selezione. In Beanpole (recensione di Alan Smithee) di Kantemir Balagov, film da tutti considerato fin dall'inizio l'indiziato numero uno per accaparrarsi la vittoria finale, Viktoria Miroshnichenko e Vasilisa Perelygina danno vita a una memorabile amicizia, due caratteri diversamente indomiti nella Leningrado del 1946, chiamate a guarire le ferite fisiche e psicologiche della guerra, ad affrontare la carestia, trovare uno sfogo al dolore e non lasciarsi sfuggire le occasioni per assicurarsi la sopravvivenza. Di tutt'altro tenore è Il grande passo (recensione di Supadany) di Antonio Padovan, nel quale proprio la coppia formata da Giuseppe Battiston e Stefano Fresi fa la differenza. Infine, il pubblico ha premiato, a sorpresa (almeno per chi scrive), lo statunitense Ms. White light, un prodotto indubbiamente insolito per come affronta la morte e il disorientamento contemporaneo, con una protagonista che lascia il segno (indubbiamente, molto più del film stesso).

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Beanpole (2019): locandina

Al di là del concorso principale, l'offerta è stata vasta, confermando l'eterogeneità del Torino Film Festival, vero e proprio marchio di fabbrica della manifestazione. Quindi, opere d'autore imperdibili sono state affiancate dagli horror della sezione After Hours, le produzioni italiane da progetti provenienti da ogni latitudine, minuscoli budget con tante idee da film americani pronti a sfidare il nostro botteghino. Andando per ordine, due pezzi da novanta del cinema d'autore contemporaneo erano collocati nella sezione Onde e vederli ha richiesto un grande impegno, considerando la dimensione limitata della sala e un'affluenza notevole. Con Vitalina Varela (recensione Alan Smithee), vincitore del Pardo d'oro a Locarno 72, Pedro Costa torna a visitare l'umanità emarginata di Fontainhas, scrivendo l'ultima parola possibile sul trapasso e il post mortem. Invece, Synonymes (recensione di Gaiart) dell'israeliano Nadav Lapid, vincitore dell'orso d'oro a Berlino 69, è un film di natura politica che, in forma trasfigurata, mostra la lotta tra il passato e il presente di un ragazzo trasferitosi da Israele a Parigi.

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Vitalina Varela (2019): locandina

Tra gli horror, categoria in cui c'è sempre il rischio di pescare male, The lodge (recensione Alan Smithee - in sala dal 16 gennaio) ha raccolto consensi compatti. Diretto dal duo costituito da Veronika Franz e Severin Fiala, alla prima produzione anglofona dopo Goodnight mommy, allestisce un minaccioso ambiente familiare, non molla l'osso e arriva in fondo senza fare sconti. Impossibile non rimanerci di sasso.

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The Lodge (2019): locandina

Tra i tanti film italiani sparpagliati in lungo e in largo in tutte le sezioni, oltre al già citato Il grande passo, Lontano lontano (recensione di Supadany - in sala dal 6 febbraio) di Gianni di Gregorio ha divertito e emozionato, grazie all'incredibile e composta gentilezza del suo autore, questa volta coadiuvato da altri due attori di grande esperienza quali sono Giorgio Colangeli ed Ennio Fantastichini. Proprio la presenza di quest'ultimo, al suo ultimo film prima del decesso avvenuto esattamente un anno fa, non può che aggiungere un velo di commozione. Tra gli altri presenti, merita una menzione Easy living. Un film formalmente un po' acerbo ma caparbio nel raccontare della vita di confine, nel caso specifico a Ventimiglia, con persone comuni che prendono a cuore le vicissitudini di un immigrato, con l'unico desiderio di ricongiungersi alla moglie, già residente sul suolo francese.

Giorgio Colangeli, Gianni Di Gregorio, Ennio Fantastichini

Lontano lontano (2019): Giorgio Colangeli, Gianni Di Gregorio, Ennio Fantastichini

La proposta di opere provenienti da ogni parte del mondo è talmente sterminata da contemplare vantaggi e svantaggi. Da un lato, è impossibile vedere tutto e gli incastri sono talvolta faticosi. Dall'altro, è facile imbattersi in autori sconosciuti, in minuscole gemme non reclamizzate, magari piazzate in sezioni laterali e quindi identificabili solo ispezionando la programmazione senza sorvolare su nessun dettaglio. Ad esempio, è il caso di Abou Leila, un'opera prima che rielabora i primi passi del terrorismo islamico, giostrando registri molto diversi, come il poliziesco, il road movie, l'horror psicologico e la violenza in area splatter, creando un effetto disturbante e una cornice visiva di grande qualità, tra l'abbagliante luce odierna del deserto e la notte oscura. Un'altra piacevole ibridazione appartiene a The play (recensione di Supadany), disinvolta escursione tra teatro e realtà, tra gioie e delusioni, l'amore che si spegne e quello che si accende, seppur con data di scadenza incorporata.

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Abou Leila (2019): locandina

Infine, chiudiamo con le produzioni americane. I due film potenzialmente di maggior successo sono stati posizionati come eventi di apertura e chiusura. Con la sua satira costantemente fuori controllo a condire un contesto storico distruttivo qual è stato il dominio nazista, Jojo rabbit (in sala dal 23 gennaio) ha diviso nettamente gli astanti (recensione positiva di Supadany, negativa di Alan Smithee). Invece, Cena con delitto - Knives out (recensione positiva di Supadany, insufficiente di Alan Smithee - in sala dal 5 dicembre) ha allietato il pubblico, grazie a un giallo malizioso e studiato giustappunto per ammaliare una platea estesa (non per niente, ha esordito negli Stati Uniti con più di 40 milioni di dollari in cinque giorni), con parata di star incorporata.

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Cena con delitto (2019): locandina

Insomma, il Torino Film Festival conferma le sue peculiarità, pur dovendo lottare ormai da parecchie edizioni a questa parte con delle limitazioni di budget, quest'anno nuovamente ritoccato al ribasso. Un festival urbano che fa macinare chilometri, in alcuni casi c'è chi tra noi ha raggiunto i 22mila passi giornalieri, che nasconde primizie e si giova di un'atmosfera familiare. Una sensazione ancora maggiore per il nostro gruppo di Filmtv.it, con incontri casuali, proiezioni condivise e, ovviamente, la classica cena/ritrovo, un'occasione trasformatasi nel tempo in una tradizione irrinunciabile. A questo punto, credo di aver detto tutto e vi lascio con il listone dei film visti, impilati per ordine di voto.

Elenco dei film visti in ordine di valutazione. 

01 - Vitalina Varela 10/10

02 - Beanpole - - - > 8,5/10

03 - Wet season - - - > 8/10

04 - Abou Leila - - - > 8/10

05 - Synonymes - - - > 7,5/10

06 - A white, white day - - - > 7,5/10

07 - Dio è donna e si chiama Petrunya - - - > 7,5/10

08 - The lodge - - - > 7,5/10

09 - Jojo rabbit - - - > 7/10

10 - The play - - - > 7/10

11 - Lontano lontano - - - > 7/10

12 - Bina - - - > 7/10

13 - Algunas bestias - - - > 7/10

14 - Fischia! ---> 7/10

15 - El hoyo - - - > 6,5/10

16 - Il grande passo ---> 6,5/10

17 - Knives out - - - > 6,5/10

18 - Easy living - - - > 6,5/10

19 - Guns Akimbo - - - > 6,5/10

20 - Die kinder der toten - - - > 6,5/10

21 - Pink wall - - - > 6,5/10

22 - Ohong village - - - > 6,5/10

23 - Le choc du futur - - - > 6/10

24 - Un confine incerto - - - > 6/10

25 - Mientras dure la guerra - - - > 6/10

26 - The Kelly gang - - - > 6/10

27 - Fin de siglo - - - > 5,5/10

28 - Le réve de Noura - - - > 5,5/10

29 - Frances Ferguson - - - > 5,5/10

30 - Yesterday there were strange things in the sky - - - > 5,5/10

31 - L'inganno perfetto - - - > 5/10

32 - Dreamland - - - > 5/10

33 - Raf - - - > 5/10

34 - Tommaso - - - > 5/10

35 - The barefoot emperor - - - > 5/10

36 - The last porno show - - - > 5/10

37 - Nour - - - > 5/10

38 - Queen & Slim - - - > 4,5/10

39 - Simple women - - - > 4 5/10

40 - Dreamland - - - > 4,5/10

41 - Dentro di te c'è la terra - - - > 4/10

42 - Paradise - - - > 4/10

43 - Letto numero 6 ---> 4/10

44 - Prelude - - - > 4/10

45 - Ms. white light - - - > 4/10

46 - Spider in the web - - - > 3/10

47 - Now is everything - - - > 1/10

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