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Wet Season

Regia di Anthony Chen vedi scheda film

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La recensione su Wet Season

di supadany
8 stelle

Torino Film Festival 37 - Concorso Torino 37.
Nella classifica dei malesseri che attanagliano la società contemporanea, la solitudine occupa stabilmente uno dei primi posti, arrivando a colpire anche laddove il benessere è consolidato.
Di fatto, nessuno può sentirsi al sicuro, immune da questo veleno che si diffonde a chiazza d'olio.
Basta poco per esserne vittima: un'attenzione svanita per abitudine, un desiderio che non si concretizza nonostante la profusione del massimo sforzo. Infine, ecco il condimento della frenesia, che marchia a fuoco le singole giornate, togliendo il tempo per mettersi in disparte e respirare un po' di sana, e terapeutica, tranquillità.
Allo stesso tempo, nulla è perduto e un'oasi può sorgere anche in posti e con persone insospettabili, seguendo tempistiche non pronosticabili.
Lim (Yann Yann Yeo) insegna la lingua cinese in un liceo di Singapore. È una donna che da otto anni cerca di rimanere incinta, senza ottenere alcun risultato. Anche per questa ragione, il rapporto con suo marito Andrew (Christopher Ming-Shun Lee) è in crisi, incanalato su una carreggiata a senso unico.
Wei Lun (Jia Lee Koh) è un suo studente, l'unico che segue con attenzione le lezioni, un ragazzo abituato a vivere da solo vista la protratta lontananza dei genitori per impegni lavorativi.
Lim gli darà il sostegno necessario nello studio anche dopo l'orario di lavoro. In cambio, Wei Lun mostrerà un interesse che si spinge ben oltre il legame opportuno instaurabile tra uno studente e un professore.

 

Yann Yann Yeo, Jia Ler Koh

Wet Season (2019): Yann Yann Yeo, Jia Ler Koh


Opera seconda di Anthony Chen, che con il precedente Ilo Ilo ottenne la Camera d'Or a Cannes nel 2013, Wet season è un solido esemplare di dramma contemporaneo, con tutti i parametri necessari per assicurare una configurazione a prova di bomba.
L'insoddisfazione regna sovrana, i malcapitati reagiscono, si assumono dei rischi, soffrono per il maltorto, tentano strade impervie, non gettano la spugna anche quando la disperazione li cinge d'assedio.
Anthony Chen sceglie di mostrare questo panorama umano in disgregazione senza spiegazioni aggiuntive, lascia allo spettatore il compito deduttivo senza complicargli la vita. Mette in scena con fermezza una fiera tenacia, individua il punto di contatto tra le due solitudini che descrive, mantiene il controllo anche nei momenti impulsivi con un delicato senso del tatto e infila espedienti da regista consumato (la pioggia che suggella un incontro fondamentale, una scena concitata spezzata con l'incursione di una banda musicale).
Alla fine, tutto si svolge senza forzature, con fluidità, pacatezza e vigore, le parole non sono mai vanificate e i tasselli vanno al loro posto dopo essersi spostati più volte. Così, dopo un percorso costellato di affanni, un sorriso può comparire su un volto segnato dalle avversità senza che nessuno abbia da battere ciglio.
Finalmente, potrà affrontare un nuovo inizio, ricominciando a vivere: come, dove, con quali fortune e perché ha un'importanza del tutto relativa.
Pragmatico e vibrante.

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