Siccome le scuole di scrittura lo impediscono per legge – pena: 10 mesi da correttore di bozze per Fabio Volo – gli sceneggiatori se ne inventano di tante e di belle per evitare di esporre in modo troppo didascalico un* protagonista dallo sguardo malinconico e segreto che sogna di cambiare vita perché trova troppo insoddisfacente e/o dolorosa la propria. Ci sono le soluzioni che esasperano la realtà per lo spettacolo, coma la soap opera della finta morte per assistere al proprio funerale e confermare la decisione di lasciarsi tutto alle spalle; oppure no: Palomita c’è, laggiù in disparte, ed è una lagrima quella che solca le sue gote? E poi ci sono le soluzioni più complicate, le salite narrative più erte, che non solo prevedono la stessa abilità di scrittura dei finti funerali, ma richiedono anche una certa sensibilità, oltre alla capacità di informarsi e studiare il contesto per costruire una narrativa appassionante attorno a un pezzo di realtà dolorosa.

Marianna Fontana
La seconda vita (2023) Marianna Fontana

Al suo terzo lungometraggio, che a marzo ha aperto il concorso ItaliaFilmFest/Nuovo cinema italiano del BiF&st – Bari International Film Festival e il 4 aprile esce in sala grazie a Articolture e Lo Scrittoio, il regista e sceneggiatore Vito Palmieri si addentra con cura e sicurezza in un argomento narrativamente ostico e delicato – in quanto polarizzante – come quello del reintegro sociale di ex detenuti e detenute, che dopo un’esperienza in carcere tornano alla vita sociale gravati da stigma e, quando va bene, opprimente senso di colpa. In collaborazione con due carceri, quella di Bologna e quella di Volterra, la troupe tecnica e artistica del film ha avuto occasione di lavorare a stretto contatto con persone in stato detentivo e con i mediatori e le mediatrici penali che si occupano di loro. Coerentemente, La seconda vita inaugura il proprio percorso nelle sale cinematografiche con un tour di proiezioni in anteprima nelle carceri di tutto il territorio, da Bolzano a Trani.

Marianna Fontana, Giovanni Anzaldo
La seconda vita (2023) Marianna Fontana, Giovanni Anzaldo

Anna ha da poco superato i trent’anni, e ha già scontato la pena per un reato che ha commesso da adolescente e che ancora grava (con tanto di flashback misteriosi) sulla sua coscienza. Decisa a rifarsi una vita lontana dal giudizio e dal pregiudizio di chi sa, Anna fa armi e bagagli e si trasferisce in un piccolo borgo toscano, dove ottiene un lavoro da archivista nella biblioteca del posto nonostante il fare inquisitorio e sospettoso dell’untuoso direttore Mario. Va meglio con l’operaio Antonio, coetaneo mite e di poche parole che le regala i primi sorrisi da quando si è allontanata dal suo passato. Che, come nella migliore delle tradizioni, torna a farsi vivo, costringendo Anna a prendere il proverbiale toro dalle corna. Nei panni della protagonista, la ragione più tautologica per cui supportare La seconda vita: Marianna Fontana prosegue nella propria parabola degna di un’olimpionica di canottaggio – con (Indivisibili, Double Soul) o senza (Capri Revolution, Napoli magica) la sorella gemella Angela – e si conferma interprete intensa e ricca di risorse.

Autore

Nicola Cupperi

Scrive per FilmTv perché gliel'ha consigliato il dottore. Nel tempo libero fa la scenografia mobile. Il suo spirito guida è un orso grigio con le fattezze di Takeshi Kitano.