Non è la seconda stagione!

Macerie prime, si intitolava un graphic novel di Michele Rech, in arte Zerocalcare, e il mesto calembour indica la sua generazione, quella dei nati negli anni 80, da sempre (anti)eroi delle sue strisce. E delle sue serie animate: anche in questo secondo prodotto Netflix, dal tratto grafico più elaborato e dalla durata lievemente potenziata, Zero mette al centro se stesso e gli amici Secco e Sarah, proprio quest’ultima protagonista di un monologo che sintetizza il passaggio da materie prime a macerie, il senso di sconfitta paralizzante insito nella presa di coscienza che potevamo fare tutto e non stiamo facendo niente.

E l’impotenza, la paralisi, lo scacco sono i veri temi di Questo mondo non mi renderà cattivo, che prende le mosse dallo scontro (“nazi” vs “zecche”) intorno a un centro di accoglienza per rifugiati, ma come da poetica del suo autore fa esplodere a margine una miriade di flashback, a parte, digressioni e riflessioni generazionali, in un impasto di immaginario sempre ironico e lucidissimo, dove il trauma infantile di San Patrignano (la sottotrama più rilevante riguarda un vecchio amico passato in comunità di recupero) si mischia a quello di L’armata delle tenebre.

La cornice è un interrogatorio dove la DIGOS deve far luce sugli scontri, ma è presto chiaro che la “confessione” Zero la sta facendo a se stesso, con o senza interposto Armadillo-coscienza, in un lavoro nobile e sfinente di complessificazione di automatismi e luoghi comuni, di sistematico richiamo all’empatia e all’umiltà («ognuna di queste persone c’ha così tanti cazzi che potresti farci un fumetto intero»), che fanno della serie una (ulteriore) colorata ma dolente sessione di terapia collettiva.

La serie tv