La camera è lì, dentro l’automobile, sul sedile posteriore con l’obiettivo puntato verso il parabrezza e l’esterno, come un passeggero in attesa che il guidatore arrivi. Il guidatore arriva, passa di fronte all’auto, apre la portiera destra (siamo in Australia) e si mette alla guida. Sono le 5.09 PM, l’uomo, uscito dal lavoro, torna a casa come migliaia di altri pendolari in coda lungo le strade della periferia di Melbourne. Si chiama Andrew, ha una cinquantina d’anni, e ogni giorno della settimana lavorativa compie questo viaggio inevitabile e ripetitivo: la camera è sempre lì ad aspettarlo, così come il traffico, le chiacchiere al telefono con la sorella o quelle con un collega (David, interpretato dallo stesso regista) che ogni tanto gli fa compagnia.
![scena](/imgbank/GALLERYXL/R202201/ftv45-61dfcadd760ea-p5.jpg)
Una porzione di spazio nelle pianure del paesaggio australiano («the plains»), cementificata e indistinguibile da qualsiasi altro scorcio urbano del mondo, attraversata in un lasso di tempo percepito come infinito, eppure ripetitivo e inamovibile, con quel numero “5 e qualcosa PM” del cruscotto sempre al centro dell’inquadratura. A parte qualche breve inserto che mostra i filmati girati con un iPad o un drone dallo stesso Andrew, finalmente immerso nelle vere pianure desertiche dell’Australia, il film non ha nessuna altra tipologia di inquadratura.
![scena](/imgbank/GALLERYXL/R202201/ftv45-61dfcad983942-p6.jpg)
Giorno dopo giorno, azione dopo azione, parola dopo parola, The Plains mostra sempre nello stesso modo, in piano fisso e per quasi tre ore, il lavorio della routine sulla vita del protagonista. Come in Drive My Car o Locke, ma con un punto di vista ribaltato (il riferimento immediato è forse Kiarostami), David Easteal - strana figura di filmmaker e avvocato che in passato è stato per davvero collega di Andrew in un ufficio legale di Melbourne - usa l’abitacolo di un’automobile come uno spazio di negoziazione della propria identità e come una pausa da quel continuo spettacolo di maschere da togliere e maschere da indossare che è la vita quotidiana.
![" data-credits=](/imgbank/articoli/inline/64366bcbc6e06-dp-director.jpeg)
Guidando e parlando, Andrew è forse sé stesso - un anonimo e disponibile signore di mezza età -, ma proprio l’esperienza del pendolare lo confonde ulteriormente tra altri uomini e altre donne come lui, in un aggiornamento estremo delle riflessioni sul rapporto fra individuo e massa che il cinema porta avanti da sempre, da Chaplin a Keaton, da La folla a Tati. Nei rari momenti in cui la messa in scena soffocante del film si apre agli spazi naturali e alle altezze vertiginose del cielo (con prospettive a piombo o soggettive a volo d’uccello), sono le immagini ad alta definizione di Andrew a definire ancora una volta in maniera mediata l’identità del protagonista, il cui falso movimento è ripreso proprio dalla mobilità del drone, così in contrasto rispetto alla rigidità del piano fisso da risultare ancora più straniante, come in un gioco a somma zero. Non c’è tempo, dunque, e nemmeno spazio o movimento. Ci sono solo immagini, vuote e piene, fisse e mobili, aperte e chiuse. Immagini di noi e degli altri. Immagini di altre immagini.
Il film
The Plains
Drammatico - Australia 2022 - durata 180’
Titolo originale: The Plains
Regia: David Easteal
Con Andrew Rakowski, David Easteal, Cheri LeCornu, Inga Rakowski, Jon Faine, Sarah Jane Bell
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta