«La sua genialità si fonda su una nuova e magistrale resa del tempo, che dà l’impressione di abbracciare pienamente la realtà, le diverse realtà. Piccoli, semplici tocchi, atti apparentemente banali o poco interessanti fanno emergere tutto un significato profondo dalle parole e dai gesti non detti. Primrose Hill, con il suo ritmo particolare, ci invita a un nuovo approccio al mondo».
Con queste parole Luc Moullet descrive il cinema di Mikhaël Hers, citando in particolare Primrose Hill (2007; disponibile gratuitamente su ARTE fino al 30 agosto), secondo mediometraggio del regista parigino, classe 1975, salutato da Moullet come «le plus grand cinéaste français de demain», il più grande cineasta francese di domani.

Mikhaël Hers
Questo sentimento estivo (2015) Mikhaël Hers

E sono proprio i gesti più ordinari e le parole lasciate a mezz’aria, non pronunciate, a volte solo immaginate, la materia dei suoi film, quasi tutti girati in pellicola, assecondando un gusto impressionista nel dipingere la realtà. Sono quadri sfumati carichi di sospensione, di attesa, come dimostra già Primrose Hill (in 35 mm), che comincia proprio con un sogno: mentre una voce over segue il filo di una visione - un pomeriggio a Primrose Hill, a Londra - quattro amici musicisti, tra i 20 e i 30 anni, passeggiano nei sobborghi di Parigi, in un parco. Chiacchierano tra di loro, si confidano, camminano, ascoltando i suoni attorno a loro, intanto la luce pomeridiana scolora verso la sera.

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Primrose Hill

Una situazione semplice, comune, dove l’azione è ridotta al minimo e l’universo interiore dei personaggi sembra invece espandersi a dismisura, una situazione ripresa ancora nel primo lungo, Memory Lane (2010), dove sette amici, non più bambini e forse non ancora del tutto adulti, si ritrovano dopo diverso tempo nella città natale, un luogo simile a quello di Primrose Hill.
A metà tra la dimensione onirica e quella del ricordo, dentro il cinema di Hers i personaggi fluttuano: «Sembra sempre che galleggi» dice, in Passeggeri della notte (2022; su RaiPlay), l’insegnante di Matthias a quel ragazzo distratto che scrive poesie mentre lei spiega Storia, riassumendo alla perfezione l’atmosfera che aleggia nei film del regista, sempre densi di emozioni, eppure lievi, aggraziati, in equilibrio, anche di fronte a una perdita, al dolore, al lutto.

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Primrose Hill

Alla fine di Primrose Hill, seguendo uno dei ragazzi a casa dei genitori, scopriamo che la sorella se n’è andata, evocando altre future figure assenti: la fidanzata in Questo sentimento estivo (2015) e la sorella del protagonista, uccisa durante un attentato terroristico, in Quel giorno d’estate (2018) - due film costruiti attorno a una mancanza - o ancora il marito/padre di Passeggeri della notte.
Ciò che rimane della sorella scomparsa in Primrose Hill sono i suoi diari, oggetti ricorrenti, insieme alle lettere, nel cinema di Hers, dove spesso i personaggi scrivono, annotano, compongono, affidando alle pagine di quaderni o alla carta da lettere le tracce della loro vita, del loro passaggio.

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Primrose Hill

Scrivono per ricordare, per lasciare una parte di sé, per afferrare il tempo che scorre, e anche Mikhaël Hers, con i suoi film, prova a dare forma alla memoria, a trattenere per un momento il fluire delle cose: infatti, in Primrose Hill (proprio come nella scena conclusiva di Passeggeri della notte) è un freeze-frame sui protagonisti a chiudere il film, fermandoli in quel momento, in eterno.

Autore

Giulia Bona

Giulia Bona è nata a Voghera e ha studiato a Milano, dove si è laureata in Lettere moderne e Studi cinematografici con una tesi su Agnès Varda e il riciclaggio creativo. Riempiva quaderni di storie e pensieri, dava inchiostro alla sua penna sul giornalino della scuola, ora scrive per Film Tv. Ama leggere, i sentieri di montagna, la focaccia e sorride quando vede un cane.

Il film

Primrose Hill

Drammatico - Francia 2007 - durata 57’

Titolo originale: Primrose Hill

Regia: Mikhaël Hers

Con Hubert Benhamdine, Stéphanie Daub-Laurent, Thibault Vinçon, Jeanne Candel, Mila Dekker, Alain Libolt