Decidono di occultare i corpi nudi Eric Ledune e Charlotte Marie, per questo loro pluripremiato cortometraggio Pornography, senza censurarli esplicitamente, ma interponendo tra noi e loro un amalgama di colori. Da un lato ci sono i corpi dei presunti intervistati i cui volti vengono celati a favore di macchie di colore vivide, uomini e donne serigrafati che si esprimono sul concetto di “pornografia” e di “osceno”, parlandoci dei loro tabù e del proprio rapporto col cinema a luci rosse; dall’altro ci sono i corpi del porno, corpi irriproducibili perché oggetto di sequenze immonde (a detta dei molti protagonisti del film) ma rappresentabili secondo i registi attraverso il filtro dell’animazione, un filtro che genera una materia unica e avvolgente in cui i falli, i volti mancanti, le vagine, i seni e i culi sguazzano nella stessa sostanza animata, più vicini alle immagini mentali che a corpi fattuali. 

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Sono bozzetti, ritagli di giornale, corpi colorati a pastello, disegni che attuano cunnilingus, découpage in movimento di statue che penetrano altre statue con violenza, tratti di matita che praticano fellatio, immagini che collidono con altre immagini e che ci interrogano sulla liceità delle rappresentazioni, ponendo il quesito in prima persona allo spettatore su ciò che è a sua detta immortalabile o meno, se esistano davvero atti irrappresentabili o la cui rappresentazione sia immorale e, se sì, quali essi siano nelle democrazie contemporanee. “Oggi la pratica della fellazione, della sodomia, dello scambismo, è forse immorale? Allora perché lo sarebbero le loro rappresentazioni?” ci si domanda durante il film.

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Gli animali si accoppiano, gli uomini si accoppiano, il processo di liberazione sessuale è sulla bocca di tutti, eppure, ci informa una donna, “in Italia abbiamo avuto un presidente del Consiglio che ha fatto di tutto. Da mentire spudoratamente, a rubare, a far passare leggi ad personam, e naturalmente per il suo elettorato era tutto normale, andava bene così. E poi, no dico, quello che ha fatto più clamore, più scandalo, cos’è stato? Una storia di tette e culi. Incredibile”. Una frase afferente all’ultimo governo Berlusconi, al periodo del Bunga Bunga, che comporta un turning point nel corto, un ribaltamento di prospettiva.

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È un film a tesi, infatti, questo di Ledune e Marie, in cui la morale di fondo emerge in maniera cristallina: se l’esposizione dell’ (e il dialogo attorno all’) intimità sessuale è ancora un tabù, sarebbe da trovarsi altrove (nella politica, nel sociale, nel rapporto tra agenda setting e mass media) “la rappresentazione di cose oscene comunicate al pubblico” con cui il dizionario definisce l’atto pornografico, ovvero nella spettacolarizzazione del dolore, nell’assuefazione alla mostra delle atrocità televisive, nell’insensibilità indotta dal medium alle immagini di guerra, nella comunicazione sloganistica, in quella che nel film viene definita “diarrea culturale”, l’impoverimento del dibattito pubblico e del discorso sulla società causato da un’irrefrenabile emorragia mediale.

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Pornography di Eric Ledune e Charlotte Marie è disponibile in streaming gratuito su arte.tv.

Autore

Pietro Lafiandra

La prima epifania cinematografica la ebbe a quattro anni con Pomi d’ottone e manici di scopa. La seconda in adolescenza con Cosmopolis. Ora, in età adulta, prova a trovare un’improbabile sintesi tra questi due lati di sé muovendosi faticosamente tra un dottorato in visual studies, deepfake, cinema horror, film d’animazione per bambini e musica elettronica. I componenti della sua band, Limonov, dicono che è colpa dell’ascolto compulsivo dei Radiohead. Gli amici che è colpa del suo segno zodiacale, i gemelli. I dottori della schizofrenia. Lui pensa sia più cool dire che è un intellettuale post-moderno. Ai posteri l’ardua sentenza.