In cinque anni di attività, dal giorno in cui l’etichetta londinese Kaya Kaya Records ha distribuito il suo EP di debutto Love is the Key to the City (2018), il duo inglese Jockstrap (la cui traduzione italiana è, sostanzialmente, “sospensorio”) ha attirato su di sé l’attenzione di un vasto pubblico, ricevendo un crescente plauso critico e trovando definitiva consacrazione con l’uscita di I Love You Jennifer B, il suo acclamato primo album pubblicato il 14 giugno 2022 da Rough Trade Records.

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I Love You Jennifer B

Inserita nella lista dei migliori album del 2022 da una lunga serie di testate, magazine e siti dedicati sia in Italia che nel resto del mondo, l’opera si compone di dieci tracce in cui i Jockstrap scandagliano temi come l’amore, la perdita, il desiderio sessuale, il tutto filtrato da quella malinconia urbana che li caratterizza sin dalle prime produzioni. La coppia, composta da Georgia Ellery, già violinista e voce dei più noti Black Country, New Road (autori di Ants from up there, uno degli album fondamentali del 2022) e Taylor Skye, polistrumentista e produttore, si è composta alla Guildhall School of Music & Drama di Londra nel 2016, e caratterizza il suo sound attraverso delle melodie vocali ricercate, la voce eterea di Ellery e la produzione electropop di Skye.

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Jockstrap

Nella sezione ARTE Concert di arte.tv, per il format Passengers, è disponibile un live della band del 20 dicembre 2022 tenutosi nella suggestiva location del Palais D’Iéna, sede del consiglio economico sociale e ambientale francese, un immenso edificio che si apre su place d’Iéna, nel 16° arrondissement di Parigi. Il palazzo storico parigino, costruito in occasione dell’esposizione universale del 1937 è rinomato per la sua imponente scala a ferro di cavallo, ed è proprio in cima a questa che troviamo ad attenderci i due in abiti casual e dai colori sbiaditi.

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Jockstrap

Taylor Skye è seduto tra le sue tastiere e i suoi synth, con un buffo cappello di pelo marrone corredato di pon pon rossi che scendono lungo le orecchie fino al collo e una felpa gialla; Ellery è invece spettinata come se fosse appena uscita dalla sua cameretta, vestita informalmente e truccata con un leggero ombretto azzurro.

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Jockstrap

Il live, che si apre con degli establishing shot accompagnati dalla melodia eterea di Concrete Over Water è un continuo intarsio tra le chitarre acustiche delle opere più folk e malinconiche del duo, come What’s it All About? e Lancaster Court, e lo sferzante violino elettrico di Skye, ripreso sia nel brano di apertura che nella centrale Acid, traccia tratta dal precedente EP Wicked City, un valzer psichedelico che spacca il live in due. I Jockstrap sembrano volteggiare nel loro pop sognante per tutti i quarantadue minuti del live mentre sciorinano i loro pezzi più noti (passando dalla sinuosità di Greatest Hits, alla malinconia lunare di Debra, dove la band lascia trasparire il suo lato più oscuro e apocalittico fino alle techno sofisticata di 50/50) a favore di una camera sempre attenta a incorniciarne i corpi all’interno di inquadrature che mettano in risalto l’architettura del palazzo, corpi fotografati in un delicato controluce che sembra volerne ancor più esaltare la loro natura angelica.

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Jockstrap

Ellery, in particolare, è una sorta di polo gravitazionale attorno a cui fluttua la macchina da presa grazie alla sua presenza scenica. La regia la segue mentre cambia strumento, sale su e giù per la scalinata, saltella, indietreggia, accenna piccole mosse di danza. È una Madonna naif e dalla voce angelica, ma anche una Madonna pop-star. È lei stessa infatti a chiederci questo sforzo immaginativo in Greatest Hits, terza traccia di I love You Jennifer B, qui posta a metà concerto, con un verso che riassume precisamente l’estetica di una delle band più interessanti del momento: “Immagina che io sia Madonna, immagina che io sia LA Madonna, vestita di blu, no, vestita di rosa!”.

Autore

Pietro Lafiandra

La prima epifania cinematografica la ebbe a quattro anni con Pomi d’ottone e manici di scopa. La seconda in adolescenza con Cosmopolis. Ora, in età adulta, prova a trovare un’improbabile sintesi tra questi due lati di sé muovendosi faticosamente tra un dottorato in visual studies, deepfake, cinema horror, film d’animazione per bambini e musica elettronica. I componenti della sua band, Limonov, dicono che è colpa dell’ascolto compulsivo dei Radiohead. Gli amici che è colpa del suo segno zodiacale, i gemelli. I dottori della schizofrenia. Lui pensa sia più cool dire che è un intellettuale post-moderno. Ai posteri l’ardua sentenza.