Un labirinto di corridoi tracciati a matita, di porte disegnate una accanto all’altra che, come nel videoclip girato da Paul Thomas Anderson di Daydreaming, secondo singolo tratto da A Moon Shaped Pool, nono album in studio dei Radiohead, si affacciano su altre porte in un circuito chiuso senza apparente via d’uscita dentro il quale scorrono i titoli di testa.

Da qualche parte, però, in quel “mondo immenso... fatto di vari piani collegati da scale” in cui “i piani sono formati da stanze collegate da corridoi” e “tutti i piani insieme compongono il mondo” di cui ci informa la voce del protagonista, deve pur esserci una porta definitiva, “l’ultima porta a sud” di cui il titolo, Last Door South.

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Last Door South

Il cortometraggio del 2015 di Sacha Feiner segue un ragazzino, il cui corpo è simile a pongo e la cui testa ha la circonferenza del pianeta stesso, mentre gira per i corridoi di un immenso Overlook Hotel, albergo-mondo barocco attraversato di lungo in largo insieme al suo Toto (una seconda testa, un’escrescenza rettile alla base del collo che ricorda sia un dinosauro che il feto alieno di Ereaserhead di David Lynch, di cui il regista recupera le atmosfere, il sound design spettrale e un bianco e nero perlato e inquietante), avendo promesso alla madre che un giorno i due avrebbero insieme trovato la fine dell’immensa villa di famiglia.

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Last Door South

Quest’ultima, una signora dai capelli neri e dal fisico oblungo, burtoniano, simile alla terrificante madre emo-dark di Coraline in Coraline e la porta magica di Herry Selick, il cui Toto è silenzioso e immobile, cena col figlio ogni sera al cospetto di un grande quadro ritraente il defunto marito, quello che il figlio chiama “Il creatore”, e lo istruisce sulla presenza del cielo, una sorta di Paradiso in cui il padre li starebbe aspettando, ma che il figlio e il suo Toto non riescono a comprendere. Cos’è il cielo? Qual è la sua natura? Per accedervi è necessario morire? 

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Last Door South

Un giorno, però, quando una luce abbacinante filtra dalla finestra, causando le urla impaurite del Toto e interrompendo una lezione della madre, il protagonista si convince che la luce sia una manifestazione del cielo dove risiede il padre che, da quel momento, diventa un’ossessione, una meta da raggiungere a ogni costo, sfidando i misteri che la magione cela nelle sue stanze insondabili.

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Last Door South

Last Door South è un breve film in stop motion e grafica digitale che ha vinto il premio come miglior film d’animazione al festival di Clermont-Ferrand 2016 oltre che il premio come miglior corto animato al Magritte 2016 ed è un piccolo gioiello di culto per gli amanti del cinema d’animazione. Tratto dalla graphic novel di Philippe Foerster il film è un ritratto abissale del rapporto tra uomo e morte e mette in scena l’incapacità di un nucleo familiare di superare il dramma della perdita. Omettendo i nomi dei personaggi e astraendo le coordinate geografiche dell’ambientazione, Last Door South assume in contorni di una fiaba nera dal carattere universale, incentrata sul potere delle narrazioni come mezzo di fuga dal dolore della realtà, al contempo ammonendo sui grovigli di senso che sono in grado di generare e le conseguenze estreme che possono comportare.

Last Door South di Sacha Feiner è disponibile in streaming gratuito su arte.tv

Autore

Pietro Lafiandra

La prima epifania cinematografica la ebbe a quattro anni con Pomi d’ottone e manici di scopa. La seconda in adolescenza con Cosmopolis. Ora, in età adulta, prova a trovare un’improbabile sintesi tra questi due lati di sé muovendosi faticosamente tra un dottorato in visual studies, deepfake, cinema horror, film d’animazione per bambini e musica elettronica. I componenti della sua band, Limonov, dicono che è colpa dell’ascolto compulsivo dei Radiohead. Gli amici che è colpa del suo segno zodiacale, i gemelli. I dottori della schizofrenia. Lui pensa sia più cool dire che è un intellettuale post-moderno. Ai posteri l’ardua sentenza.