Nell’incipit di Aren’t You Happy, il primo lungometraggio della regista tedesca Susanne Heinrich, sembra di poter vedere il quattrenne Franz Kafka in una delle sue immagini più celebri, immortalato di fronte a un fondale caraibico, riproduzione di un paesaggio esotico con tanto di palme al cospetto del quale il ragazzino posava con sguardo vitreo, bardato come un piccolo lord, in testa un cappello a tesa larga e nel pugno bastone poco più corto di lui.

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Franz Kafka

Di quel ritratto, in Piccola storia della fotografia, Walter Benjamin scrisse: “è certo che in questa composizione il bambino scomparirebbe, se i suoi occhi infinitamente tristi non dominassero quel paesaggio preparato apposta per loro”. Al suo posto, qui, abbiamo una dimensione alternativa di quegli occhi tristi, una ragazza senza nome (proprio come il K. di Il processo), una donna malinconica (Das Melancholische Mädchen, d’altronde, è il titolo originale dell’opera), inquadrata su uno sfondo non dissimile a quello in cui posava il giovane scrittore, ripresa nell’atto di fumare e di erudire lo spettatore sulla sua condizione esistenziale, quella, appunto, di ragazza malinconica, e quindi una di quelle ragazze che “vanno a zonzo, discutono e fanno sesso” ma per le quali “la catastrofe si è sempre già verificata, e ora c’è solo uno stato. Non c’è un climax, nessuno sviluppo, neppure una catarsi. Non diventano mai persone migliori. Non si muovono da A a B. Non si lanciano dal tetto. Da loro non si apprende un bel niente, se non il tempo e il luogo che si riflettono in loro...”.

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Aren't You Happy?

Immobilismo, quindi, esattamente come i riquadri costruiti dalla regista sul modello di Wes Anderson, inquadrature a camera fissa in cui i personaggi, attori dalla cadenza laconica, si muovono con passo legnoso e altalenante, rinchiusi in un aspect ratio 4:3 da cui sembra non esserci via d’uscita. Non un fuori campo, non una sequenza articolata in più e più inquadrature. Solo la messinscena, oggetti e costumi dai colori pastello e scenografie posticce all’interno di cui muoversi, ma solo a sprazzi, che sia per ringhiare come dei cani o pettinarsi i capelli.

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Aren't You Happy?

Sono questi pochi gesti a punteggiare l’andatura della pellicola, la monotonia della vita di una donna come tante altre che si trascina con leggiadra disperazione in una Berlino depotenziata, di facciata, presente solo perché annunciata, sempre sullo sfondo, mai realmente presente, incapace di esercitare il suo fascino e la sua violenza, anch’essa impassibile. Così, la protagonista si muove, ma neanche troppo, e incontra tutti gli incontri che tutti fanno e vista i posti che tutti visitano: delle madri che sproloquiano sul valore della maternità e gallerie d’arte contemporanea, uomini dal cinismo facile e uomini giocherelloni, uomini con cui andare a letto e uomini con cui ridere, tra yoga, bagni in vasca ed enormi letti ammantati di luci al neon.

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Aren't You Happy?

Aren’t You Happy? è un movimento compassato ma anche una stasi emotiva, la ricerca di qualcosa che sembra non arrivare mai (si cita Aspettando Godot), il cui sunto perfetto è racchiuso in un’unica inquadratura, quella della protagonista che pedala sulla cyclette, leggendo da un libro: “resto alla finestra a far freddare i seni, poi chiudo le ante. Mi siedo davanti a un foglio di carta. Moscato frizzante, non c’è niente qui, tranne la messa in scena, tranne il gioco”.

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Aren't You Happy?

Autore

Pietro Lafiandra

La prima epifania cinematografica la ebbe a quattro anni con Pomi d’ottone e manici di scopa. La seconda in adolescenza con Cosmopolis. Ora, in età adulta, prova a trovare un’improbabile sintesi tra questi due lati di sé muovendosi faticosamente tra un dottorato in visual studies, deepfake, cinema horror, film d’animazione per bambini e musica elettronica. I componenti della sua band, Limonov, dicono che è colpa dell’ascolto compulsivo dei Radiohead. Gli amici che è colpa del suo segno zodiacale, i gemelli. I dottori della schizofrenia. Lui pensa sia più cool dire che è un intellettuale post-moderno. Ai posteri l’ardua sentenza.

Il film

locandina Aren't You Happy?

Aren't You Happy?

Commedia - Germania 2019 - durata 80’

Titolo originale: Das melancholische Mädchen

Regia: Susanne Heinrich

Con Marie Rathscheck, Nicolai Borger, Yann Grouhel, Nicolo Pasetti, Pero Radicic, Monika Wiedemer