All’ombra delle sue grandi orecchie, Josh O’Connor coltiva un talento incandescente e afferma la sua modernità. La loro prominenza è come un sortilegio, dinamizza la silhouette e la presenza espressiva, aggiunge al volto una nota di autenticità e vulnerabilità. Al servizio di sua Maestà in The Crown, il suo regno è cominciato nei panni del principe Carlo, un uomo senza qualità che attende di esistere come erede al trono. Prima è stato agricoltore sfiancato nello Yorkshire (La terra di Dio), un camaleonte tra le pecore, che pratica la trasfigurazione e semina una carriera solida ed eclettica. O’Connor non ha niente del seduttore classico, ha il viso di un ragazzo tranquillo, appena spigoloso, quasi ordinario. La sua grazia è nel movimento, nei gesti accennati, nello sguardo sempre lucido, nel calore della voce e in quella straordinaria abilità di calarsi in ogni personaggio, fino a farsi irriconoscibile.

Può passare dalla sofisticazione (La chimera, The History of Sound) alla passione barbara (Challengers), saltare dall’inglese all’italiano, dall’Orfeo archeologico al tennista esuberante, inserendosi come “straniero” in un universo codificato e incrociando la tradizione britannica col cinema d’autore italiano o francese. Segreto e “decostruito”, esplora la sofferenza interiore di personaggi marginali o fragili, incarnando il dubbio, la fluidità sessuale e un’umanità palpabile. A Cannes quest’anno è arrivato con due ruoli: ladro di cuori in The History of Sound, ladro d’arte in The Mastermind (su MUBI dal 12/12). Dotato di un orecchio assoluto nell’affresco romantico di Oliver Hermanus, nella sonata autunnale di Kelly Reichardt è un criminale sordo al clamore della Guerra in Vietnam.

Se l’America anni 70 è una riserva inesauribile di fantasmi, il “magnifico perdente” di O’Connor sorge da un angolo quieto del Massachusetts. Quando appare proviamo un senso di familiarità, per la continuità tra il suo personaggio e quello che ha scritto per lui Alice Rohrwacher in La chimera. La ricostruzione minimalista dell’epoca è a sua immagine, mai appariscente, dentro un’avventura criminale paziente, che vorrebbe spezzare la spirale piccoloborghese che lo soffoca, ma troverà solo gli echi beffardi della sua impotenza. Da qualche parte tra Elliott Gould e Warren Oates, incarna un tipo abile nel mettersi nei guai ma non abbastanza per togliersene. Il colpo è facile, la fuga impossibile. O’Connor è sempre in controtempo rispetto agli eventi, mentre inciampa nella sventura e nella partitura jazz incongrua in uno scenario folk. Il ritmo della batteria produce una vitalità che contraddice la lentezza mostrata e non appartiene necessariamente all’epoca, all’immagine che ne abbiamo. L’energia viene da altrove, quasi autonoma. O’Connor e Reichardt lasciano in sospeso la tensione senza affermare nulla, senza cercare mai di brillare. L’intelligenza cinematografica in purezza.
Il film
The Mastermind
Giallo - USA 2025 - durata 110’
Titolo originale: The Mastermind
Regia: Kelly Reichardt
Con Josh O'Connor, Gaby Hoffmann, John Magaro, Bill Camp, Hope Davis, Alana Haim
Al cinema: Uscita in Italia il 30/10/2025


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