Regia di Giuliano Cenci vedi scheda film
Un povero falegname, Geppetto, costruisce un burattino da un pezzo di legno; gli dà il nome di Pinocchio e decide di mandarlo a scuola con i pochi soldi che ha. Pinocchio fin da subito disubbidisce Geppetto, dice un sacco di bugie e sperpera il denaro, riuscendo a farsi truffare dal Gatto e la Volpe. Fortunatamente lo aiuta la Fata Turchina, ma Pinocchio dimostra di non imparare mai le lezioni della vita.
Un'operazione mastodontica, questa trasposizione a cartoni animati del Pinocchio di Collodi sul grande schermo, per la quale al regista Giuliano Cenci occorsero cinque anni. Un periodo lungo, ma ben speso a disegnare, montare e prestare le voci a questa storia immortale, che ha reso la cultura italiana grande nel mondo, e che tanti altri prima e dopo hanno tentato di raccontare al cinema con alterne fortune; quella di Un burattino di nome Pinocchio è stata davvero buona e non c'è da meravigliarsene, vedendo ancora oggi la validissima tenuta del lavoro. Soprattutto colpisce la ferma decisione di far aderire quanto più possibile le immagini alla pagina di partenza, traslando il celebre romanzo in maniera quasi calligrafica sulla pellicola. Tra i tanti nomi degni di nota impiegati al doppiaggio vale qui la pena di ricordare quelli di Renato Rascel (narratore esterno), Roberta Paladini, Lauro Gazzolo, Vittoria Febbi, Ferruccio Amendola, Michele Gammino, Gianni Bonagura e Giampiero Albertini. Un film assolutamente godibile ancora oggi, dai personaggi vividi, dotati di ottima personalità anche a livello visivo, e realizzato con encomiabile perizia. 7/10.
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