“È una storia che ha senso soltanto sotto cocaina...”, così Screen Junkies riassumeva ventisei anni fa Face/Off nel suo lancio consacrato all’action movie di John Woo. Riassumendo brevemente, è la storia di un agente dell’FBI che scambia (letteralmente) il suo volto con quello del suo peggior nemico, un terrorista psicopatico che gli ha ucciso il figlio e ha piazzato una mega-bomba in un luogo che bisognerà scoprire in 2h25 minuti. Il soggetto è improbabile ma Face/Off è più forte della sua trama e soltanto John Woo poteva uscirne, comprendendo meglio di qualsiasi altro regista hollywoodiano che i suoi protagonisti dovevano essere qualcosa di più di due figure interscambiabili e manipolabili su una scacchiera. Sollecitato da Hollywood e con una libertà impensabile nel suo Paese, realizza il suo terzo film americano che ci ripiomba nell’universo definito dei suoi polar made in Hong Kong. La violenza parossistica e viscerale di Hard Boiled, ultimo fuoco d’artificio cinese, si fa cerebrale in Face/Off, che avanza alla velocità di crociera di un proiettile calibro 45 e descrive il caos nella testa di due uomini privati del loro volto. Un film che interiorizza più che svelare. Le coreografie pirotecniche e le abbaglianti scene d’azione fungono soprattutto da valvole di sicurezza destinate a sfogare la pressione che monta tra gli antagonisti.

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Face/Off

Il progetto originale avrebbe dovuto precipitare Sylvester Stallone e Arnold Schwarzenegger in una San Francisco post nucleare, ma il ‘faccia a faccia’ muscolare tra i due colossi degli anni Ottanta resterà ancora a lungo un fantasma cinematografico. Bisognerà attendere Expendables e poi Escape Plan - Fuga dall’inferno nel 2013 per concretizzarlo. Tanto meglio perché Face/Off diventa un’altra cosa, diventa soprattutto un film di John Woo. Lo scambio di facce tra due superstar dell’action volge più sottilmente in una stretta corrispondenza tra due uomini condannati a guardare il proprio volto sul corpo del proprio nemico.

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Face/Off

Il regista porta all’estremo la sua figura di stile, passaggio obbligato di tutti i suoi film: due uomini che si affrontano brandendo la pistola a braccio teso. Al confronto si aggiunge questa volta la vertigine dello scambio e un costante disorientamento ottico che costringe lo spettatore a una partecipazione attiva, a ricordare che ogni immagine è di fatto invertita. Contro tutte le attese (imposte) John Woo pesca John Travolta e Nicolas Cage, presi in trappola sotto le maschere della loro nuova identità, da cui non smettono di emergere, tradendosi con un sospiro o un ghigno. Le irruzioni emotive sono toccanti e rendono i loro personaggi vulnerabili e umani dentro un film d’azione pura che segue la traiettoria di un proiettile, impossibile da fermare una volta esploso.

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Face/Off

E come ogni settimana, partiamo dall’inizio. Se nei film la maggior parte dei titoli di testa sono separati dalle immagini a venire, in qualche rara situazione possono prendere la forma di una sequenza primordiale, farsi origine della narrazione. Nel genere, Face/Off è esemplare. Una giostra gira e un padre (John Travolta) gioca col suo bambino cavalcando cavalli di legno. Un uomo (Nicolas Cage) osserva la scena e scopre un fucile con gesto plateale. Oltre il suo mirino, a qualche centinaio di metri da Sean Archer, agente dell’FBI, Castor Troy, terrorista eccentrico, beve una bibita e apparecchia per giustiziarlo.

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Face/Off
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Face/Off

Tutto è filmato in tempo irreale, in bianco e nero, senza una parola. E in questo primo incontro muto tra i due protagonisti si concentrano i tre movimenti del film: il disvelamento, il confronto e poi l’avvicinamento di due corpi che finiranno per mettersi l’uno nei panni dell’altro. Prima di poter capire cosa li oppone o li unisce, Archer e Troy devono rivelarsi. Archer appare per primo e poi scompare con suo figlio seguendo i giri della giostra, che sembra sfidare l’arma puntata di Troy. Woo guarda nel mirino con lui e avvicina l’intimità di Archer col figlio, mentre i nomi degli attori si incidono sullo schermo. La musica ludica dell’apertura sfuma in note più inquietanti pronte a sparare.

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Face/Off

Come il drappo che svela il fucile di Troy, il titolo appare quasi subito, all’improvviso, appoggiato alla figura intera del villain che getta la maschera, svela il suo gioco e avvia il ‘faccia a faccia’. Perché Archer e Troy sono opposti da un campo-controcampo. Da una parte Archer, in piano medio, naviga nella felicità, tiene suo figlio tra le braccia, accarezza il suo viso a mano aperta, un dettaglio che sarà fatale al cattivo della storia.

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Face/Off

Dall’altro, Troy, in primo piano, stringe la sua arma e guarda nel mirino. Le immagini mostrano successivamente il sogno e il suo contrario, la preda e il predatore, traducendo un rapporto di forza sbilanciato. Il primo non sospetta nulla, mentre il secondo ha il controllo della situazione. Almeno fino a quando il colpo esplode e la pallottola attraversa il corpo di Archer e poi quello di suo figlio, uccidendolo. Più che una feticizzazione della violenza, il percorso decelerato del proiettile permette di scomporre le fasi di una catena causale (e fatale) che prefigura tutto quello che avvicinerà i due antagonisti per il resto della storia. Cosa implica esattamente questo proiettile?

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Face/Off
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Face/Off

La risposta si trova qualche inquadratura più avanti e “sei anni dopo”. I titoli proseguono e ritrovano Archer nel suo ufficio, ancora segnato dalla tragedia. Una panoramica verticale rivela sul muro le sue onorificenze prima di indugiare su una pistola e passare oltre, al trambusto degli uffici, e ritornare di nuovo su Archer che ripone l’arma nella fondina.

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Face/Off
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Face/Off

Primo voltafaccia di una lunga serie di andirivieni vendicativi: adesso tocca all’agente assumere il ruolo di persecutore, tocca a lui premere il grilletto. I titoli intanto continuano a scorrere, prolungando il botta e risposta tra Troy e Archer e stabilendo la prima assimilazione tra criminale e poliziotto. Perché Face/Off si iscrive nella tradizione più feconda e originale del cinema criminale americano, stabilendo un’equivalenza tra il killer e l’agente lanciato al suo inseguimento, capace addirittura di ‘incarnarlo’. La volontà di avvicinare il male, di dargli una forma, è al cuore del film, che si impegna a osservare la figura malefica di Castor Troy, i suoi capelli, il suo respiro, i suoi occhi, come un campione sotto la lente del microscopio.

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Face/Off

Sotto l’effetto John Woo e della sua prodigiosa facilità a drammatizzare le scene d’azione, la sequenza di apertura lancia il movimento del film, la sua energia, la sua dinamica, costantemente assunta dal talento di Cage e di Travolta, che scambiano i loro volti e trascendono il postulato assurdo di partenza per farne una riflessione stupefacente, questa sì, sulla lotta tra il Bene e il Male. E questo tormento, questo caos che agita il cuore degli uomini è la posta in gioco di Face/Off che vorrebbe tanto preservare l’innocenza, metterla al riparo dalle pallottole. Come il figlio di Castor Troy, che attraversa un concerto di pallottole sulle note di “Over the Rainbow”. La voce soave di Judy Garland nelle cuffie lo conforta e mette in pausa la violenza, gli toglie la sua gravità prima che la morte si abbatta di nuovo.

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Face/Off

Face/Off fa così tutto il tempo, è una grande opera della morte, la sensibilità musicale di King Hu è sempre stata la sorgente dell’arte di John Woo. Anche nei passaggi più infernali, come quello della prigione di Erewhon, rivela lampi di luce e gesti di cinema abbaglianti. Il regista spinge oltre la configurazione manichea fino a provocare una vertigine psicologica. Grande formalista e virtuoso delle illusioni ‘ottiche’ aderisce al carattere fondamentalmente umano dei suoi personaggi e rivela alla fine qualcosa di sé. Nella relazione tra i due personaggi possiamo riconoscere il percorso dell’autore che ha infiltrato l’America con elementi incongrui ai canoni estetici hollywoodiani. Esiliato in un altrove lontano, John Woo è un’espressione lirica innestata su un corpo straniero.

Autore

Marzia Gandolfi

Marzia Gandolfi (1971) è una “ragazza della Bovisa”. È cresciuta nei racconti di Testori e ha studiato nella città di Zurlini. Collabora stabilmente con MyMovies e resta duellante per sempre. Nel 2021 ha pubblicato con Bietti Kind of Blue. Barry Jenkins, variazioni sul corpo afroamericano e con Santelli Editore La forma dell’attore. È membro della Commissione selezionatrice dei cortometraggi per i premi David di Donatello e dal 2015 membro della giuria di Presente Italiano. Si occupa di serie TV per La Gazzetta del Mezzogiorno e di icone popolari per le riviste che amano le attrici e gli attori. Il suo eroe ha “gli occhi di ghiaccio”, il suo piccolo era più grande di lei. Nickname: la Tula.

Il film

locandina Face/Off

Face/Off

Azione - USA 1997 - durata 137’

Titolo originale: Face/Off

Regia: John Woo

Con John Travolta, Nicolas Cage, Joan Allen, Gina Gershon, Dominique Swain, Alessandro Nivola

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