Se la vita fosse effettivamente un videogioco – e lo so che qualcunə si è emozionatə là sotto – sarebbe ben arrivato il momento di assegnare a Dan Perrault e Tony Yacenda il meritato trofeo platino nella categoria “Mockumentary”. Dopo aver creato le due splendide stagioni di American Vandal – dichiarazione d’amore al, sotto forma di presa per il culo del, genere true crime – e glissando sul fatto che Netflix ne abbia vidimato l’ingiusta cancellazione, la coppia di sceneggiatori, registi e produttori ha creato un altro finto documentario, stavolta andando a pescare fra gli archetipi di un altro genere tanto facile da amare quanto da sbertucciare: il documentario sportivo. Non nella versione da superomismo trionfale di Leni Riefenstahl; bensì nell’accezione statunitense, spettacolare e a tratti cafona. Di più. Quando si sono ricordati di essere un duo, Perrault e Yacenda hanno ritenuto fosse necessario prendere un secondo piccione con la stessa fava, attingendo anche alla recente mitologia dell’universo esports. Per quanto riguarda l’aspetto più strettamente sportivo, retorico ed estetico, il modello da perculare è la celebre serie di documentari 30 for 30, prodotta da ESPN. Ma se parliamo di videogiochi, il modello non può che essere quel gran capolavoro di The King of Kong - Il re del videogame.

Players racconta la storia dei Fugitive, una squadra di giocatori professionisti di League of Legends – lo stesso gioco di Arcane, che se ancora non vi stava simpatico adesso dovete ammettere che un po’ vi sbagliavate anche se, come me, non ci avete mai giocato. Nel corso dell’ultima manciata di anni, i Fugitive hanno ottenuto un discreto successo – sia di sostenitori sia di risultati sportivi – ma senza mai raggiungere davvero la vetta. Il nucleo della squadra è composto da Creamcheese, membro fondatore, leader carismatico e capriccioso, stella in declino causa obsolescenza (a 27 anni negli esports sei da buttare nell’umido); e dall’ex compagno di squadra, ora allenatore e saggio 28enne che cerca di guidare i suoi padawan, Braxton.

I Fugitive, al disperato inseguimento della loro ultima chance di vincere i campionati del mondo, vengono dirottati dal loro nuovo proprietario, un imprenditore che non capisce molto di videogiochi, non è particolarmente interessato ai risultati sportivi, ma apprezza i soldi e sa come monetizzare un atleta e una squadra. Il boss decide di mettere sotto contratto il 17enne Organizm, talento cristallino – fatto di quel mix tutto adolescenziale di timidezza e arroganza – che però non ha alcuna esperienza di come si giochi all’interno di una squadra. Alla vigilia delle qualificazioni per i mondiali, le dinamiche interne dei Fugitive sono state del tutto scompaginate, risultando in una pessima sconfitta subita nella prima partita. Riusciranno i nostri teneri nerd a trovare una quadra, senza che la lotta per il dominio fra il giovane leone e il vecchio capobranco li distrugga dall’interno? Guarda, non me ne frega una cippa di mogano dei tornei di League of Legends, ma voglio già bene a questi personaggi dai nomi ridicoli (Squigs, Pancake, SPF, Muffintop, Frugger, Foresight, Guru) e voglio sapere come va a finire.

È vero. Players racconta una storia che, generalizzando in maniera piuttosto perniciosa, se hai più di 35 anni non ti dovrebbe troppo tangere. Però, ed è una faccenda valida per tutte le storie, il cosa conta il giusto, se ci sono un come e un perché talmente convincenti da spettinarti i peli del naso. Come in American Vandal, anche qui Perrault e Yacenda scivolano agili sull’affilato confine tra omaggio e presa in giro, e nuovamente riescono nell’impresa di costruire con amore personaggi che scaturiscono da un grumo di stereotipi, ma li sorpassano rendendoli parte integrante di una personalità più complessa. La faccenda spinosa, per quanto riguarda Players, è che si tratta di una serie prodotta da Paramount+, canale la cui distribuzione italiana non è ancora del tutto univoca. Ad esempio, il recente terzetto di serie Star Trek (Discovery, Picard e il cartone Lower Decks) da noi è stato distribuito su PrimeVideo. Al contrario di Halo, che invece è finito su Sky Atlantic; o di The Good Fight, trasmesso dall’ineffabile TIMvision. Peggio ancora è andata al remake di The Twilight Zone prodotto da Jordan Peele, che in Italia non è mai arrivato. Se proprio dovesse andare male, però, per Players ci sarà da aspettare al massimo fino a settembre, quando Paramount+ verrà resa disponibile in tutti i paesi europei in cui opera Sky, Italia compresa.

Autore

Nicola Cupperi

Scrive per FilmTv perché gliel'ha consigliato il dottore. Nel tempo libero fa la scenografia mobile. Il suo spirito guida è un orso grigio con le fattezze di Takeshi Kitano.

La serie tv

locandina Players

Players

Commedia - USA 2022 - durata 28’

Titolo originale: Players (2022)

Creato da: Dan Perrault, Tony Yacenda

Con Misha Brooks, Stephen Schneider, Da'Jour Jones, Dan Perrault, Moses Storm, Christopher Gilstrap