Per una serie che schianta un paio di stereotipi piuttosto tignosi, ci voleva un bel titolo di maniera; utile alla causa anche se, purtroppo, brutto da vedere. Young Love, creata dallo showrunner esordiente Matthew A. Cherry, è una sitcom animata distribuita da Max e sequel di un cortometraggio che ha vinto l’Oscar nel 2019. Una persona legge “sitcom animata” e, oramai (oramai), il pensiero va subito a bestie parlanti sboccate che viaggiano nello spazio e nel tempo gorgogliando battute taglienti e trasgredendo come i veri ribelli dicendo “Nietzsche” con i rutti. E invece Young Love è una sitcom non solo nel formato, ma anche nel linguaggio, che racconta la storia di una famiglia normale, ambientata nella nostra realtà, in cui lo straordinario è rappresentato da un ordinario che funziona e soddisfa grazie all’impegno, al supporto e alla positività che viene profusa quotidianamente. Primo stereotipo sovvertito.

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Young Love

L’altro stereotipo dice che i giocatori di football americano siano dei paracarri a cui le pacche hanno scombussolato il sale in zucca. A voler dar corda al luogo comune (e alle statistiche), bisogna desumere che l’ex giocatore professionista di football Matthew A. Cherry si sia ritirato per infortunio e sia diventato regista prima di prendere la botta in testa decisiva. Dopo una quindicina d’anni di onesto mestiere, Cherry realizza il suo primo progetto animato, il corto Hair Love: finanziato tramite una campagna di crowdfunding su Kickstarter e vincitore di tanti di quei premi che HBO non poteva esimersi dal produrne la versione gonfiata a lungometraggio. Sarebbe così se Cherry e Young Love avessero cura degli stereotipi. Ma non ne hanno e, caso più un unico che raro, da un cortometraggio è emersa invece una serie sequel, che ne prosegue la storia e ne allarga gli orizzonti.

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Young Love

Il pilota di Young Love è un manuale praticamente impeccabile su come trasformare un cortometraggio di sei minuti che ha i toni lievi e gentili del racconto per bambini – non a caso è diventato anche un libro per i più piccoli arricchito dalle illustrazioni dell’artista e cineasta Vashti Harrison – in una sitcom animata dall’atmosfera tenera e positiva, ma realistica. I giovani genitori Stephen Love e Angela Young, mamma e papà della sagace seienne (molto matura per la sua età) Zuri Young Love, sono una coppia che sprizza un amore impreziosito da nei perfetti. Due freschi trentenni squattrinati, lei parrucchiera reduce da un tumore e lui produttore musicale scanzonato ma responsabile, pieni di sogni e di amore; ma la serie non nasconde che riescono a vivere in città a Chicago solo perché è il padre di Angela a gestire il condominio in cui abitano, e i ritardi sull’affitto vengono puniti con uno sprone a fare meglio (e con il “ritiro” dell’aria condizionata come fosse un cellulare per un adolescente) piuttosto che con lo sfratto esecutivo.

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Young Love

Stephen e Angela arrancano, ma con la gioia e la consapevolezza di essere una famiglia piena d’amore, onesta e in cui ci si sostiene a vicenda. Zuri osserva e cresce, non senza piccole asperità, in un ambiente armonioso in cui a contare sono le cose importanti e non i capricci o il superfluo. Anche se un tot di danaro in qualsivoglia forma o valuta, volendo anche in gettoni d’oro, non guasterebbe. E allora io punto sul fatto che, nel suo prosieguo, Young Love – la serie, non la bimba mentre fa finta di essere Bond, James Bond – mostrerà la pancia al sogno americano e racconterà di come Stephen e Angela, nel nome di tutto il giovane amore che emanano, riusciranno ad avvicinarsi ognuno alle proprie ambizioni, magari superando alcuni ostacoli di sistema. Dico anche che Young Love riuscirà a intraprendere una parabola del genere senza scadere nello stucchevole: è davvero tanto l’affetto che Cherry ha infuso nei suoi personaggi. La cura con cui sono stati modellati dovrebbe poterli proteggere da derive eccessivamente retoriche. E se invece non dovesse succedere niente di tutto questo, ben venga farsi sorprendere da una serie su cui hai aspettative comunque già elevate.

Autore

Nicola Cupperi

Scrive per FilmTv perché gliel'ha consigliato il dottore. Nel tempo libero fa la scenografia mobile. Il suo spirito guida è un orso grigio con le fattezze di Takeshi Kitano.