Scusate il titolo puerile, ma è come ho sempre sognato si sarebbe dovuto intitolare il Doctor Strange nel multiverso della follia diretto da quel tulipano rosso a elica di Sam Raimi. Il secondo film delle magiche avventure di Strangerbatch era piuttosto ok, e oltre a tenere umile il protagonista mettendolo accanto a un Benedict superiore (Wong), ogni tanto testava timidamente con l’alluce le acque sceme della locura. Perché il multiverso, proprio come il Silvio che fu, è un po’ terrificante se lo prendiamo alla lettera, ma molto buffo se lo sfruttiamo come premessa per fare le cose sceme ma belle. Rick and Morty è chiaramente una delle prime cose che vengono in mente.

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Davey & Jonesie's Locker

Davey & Jonesie’s Locker, invece, non è una delle prime cose che vengono in mente. Un po’ perché, poverina, è uscita praticamente l’altroieri; è un altro po’ perché è pure inedita in Italia. Noi, dell’industria dell’audiovisivo canadese, tiriamo su solo film per la tv di Natale e di San Valentino, Cronenberg e Xavier Dolan se gli gira di continuare a fare il regista. La serie, tuttavia, ha dalla sua un paio di carte notevoli. Una è l’estremamente bionda Veronika Slowikowska, già avvezza all’abbondanza comica avendo frequentato con profitto il set della prima stagione di What We Do in the Shadows nel ruolo di Shanice, la collegiale che sceglie di intraprendere una carriera da cacciatrice di vampiri amatoriale. Eccellente. L’altra buona carta è il pedale accelerato al massimo: un frullato di generi – fantascienza, commedia liceale, slapstick, horror, sitcom – tutti con il volume a undici e nessuna paura di sgommare.

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Davey & Jonesie's Locker

Una frenesia che sarebbe disagevole se non fosse l’unico modo per raccontare Davey e Jonesie, che in un universo parallelo (occhiolino occhiolino) in cui MTV ha ancora una certa rilevanza potrebbero essere considerate le Daria della generazione Z. Daria, da ragazza degli anni 90, era cinica e indifferente, consapevole che internet ci avrebbe risucchiato l’anima e tolto la voglia di vivere; le native digitali Davey e Jonesie, invece, hanno i cervelli che vanno a mille e vedono il mondo in maniera tutta loro: nessun altro può capirle, e la coppia è soddisfattissima di se stessa e totalmente impermeabile al giudizio altrui. Tutte e tre le adolescenti, però, sono consapevoli di essere fuori dal canone, oltre a malsopportare l’esperienza del liceo e la necessità di dover socializzare con la NOIA tutta in maiuscolo incarnata in coetanei insipidi come il nulla cosmico che hanno fra orecchio e orecchio.

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Davey & Jonesie's Locker

Uno statunitense con poco tatto e molta sfacciataggine definirebbe Davey e Jonesie un po’ too much. Da brava professionista dell’educazione, invece, la preside del liceo, la fresca di divorzio signorina Neighbour, le identifica come a rischio di co-dipendenza, a un passo dal rendere tossica una relazione troppo esclusiva. Si fomentano a vicenda, Davey e Jonesie. Sono due specchi che si guardano e si riflettono all’infinito, ribadendo e magnificando ogni singolo errore di comportamento. E in un’epoca in cui è diventato carino non solo rispettare l’identità altrui, ma anche esagerare esaltandola e proteggendola come se fosse davvero fatta di cristalli di neve, Davey e Jonesie se la sentono calda a fare tutto ciò che passa per i loro cervelli infuocati.

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Davey & Jonesie's Locker

Loro se la vivono ottimamente male, ma a scuola c’è chi è per davvero miserabile. Il signor Schneider, insegnante di faccende scientifiche alias quello con il camice bianco, è in realtà un malvagio genio iperdimensionale della fisica (facciamo finta di sì), un tempo essere di grande potenza ora costretto da autorità infami guardie brutte ad avere una versione di se stesso in ogni singolo mondo dell’infinito multiverso, in ognuno dei quali insegna scienze a quelli di seconda liceo. Ma essendo il geniaccio che è, Schneider ha architettato un marchingegno per comunicare con gli altri suoi se stesso, e un altro stranfiero per risintonizzarli tutti insieme e tornare a essere un unico Schneider. I portali del multiverso si aprono, ma per una questione di magnetismo e di personalità adolescenziali fuori controllo, appaiono dentro all’armadietto che Davey e Jonesie condividono.

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Davey & Jonesie's Locker

L’episodio pilota si conclude proprio quando la locura sta per sbocciare definitivamente con la stessa consapevole ignoranza di Briatore e Santanché al Twiga. Un antipasto perfetto, specialmente per i più giovani – linkateci per bene a loro, li bramiamo, vogliamo annoiarli tantissimo con tutte queste frasi piene di incisi – o per chi desiderasse un’ottima rinfrescata su quanto possa essere disagevole l’esperienza del liceo per chi si discosta dalla norma. Solo che ai tempi di Daria bastava vestirsi fuori moda e aver letto più di sette libri. Ai tempi di Davey e Jonesie bisogna perdere ogni filtro sociale e rifugiarsi in un mondo condiviso, leggermente staccato dalla realtà.

Autore

Nicola Cupperi

Scrive per FilmTv perché gliel'ha consigliato il dottore. Nel tempo libero fa la scenografia mobile. Il suo spirito guida è un orso grigio con le fattezze di Takeshi Kitano.